Norovirus, cos’è il virus che sta contaminando le acque della Lombardia

A causa del norovirus, la popolazione di Passo Tonale, una frazione di Ponte di Legno, comune in provincia di Brescia, non può “fare uso potabile dell’acqua” fino alla revoca dell’ordinanza del sindaco emessa il 24 aprile. Questo perché  l’Agenzia per la salute della montagna (Ats) ha comunicato che “i valori rilevati a seguito di accertamenti effettuati su campioni di acqua prelevati in località Passo del tonale la rendono temporaneamente non idonea ai fini alimentari”, precisando che “le acque erogate dalle suddette fonti devono ritenersi non idonee per gli usi potabili e per l’incorporazione negli alimenti, quando l’acqua rappresenta l’ingrediente principale, per il lavaggio di frutta e verdura e per l’igiene orale”. Ovvero: proibito bere acqua, proibito usare acqua per cucinare, proibito usare acqua per lavare frutta e verdura, proibito bere acqua per lavare i denti. Il responsabile si chiama appunto norovirus, ed è un patogeno molto contagioso che causa diarrea, vomito e dolori addominali, che ha già causato gastroenteriti acute in diversi turisti in vacanza nella zona, tra cui una scolaresca che alloggiava in una struttura alberghiera: le analisi dell’Ats montagna hanno confermato la positività in uno dei punti di campionamento dell’acquedotto.

Cosa sono i norovirus

I norovirus, noti anche come virus di Norwalk, sono stati scoperti nel 1972 e appartengono alla famiglia dei Caliciviridae, virus a singolo filamento di rna. Attualmente sono noti tre genogruppi di norovirus in grado di infettare l’essere umano, e rappresentano la causa più diffusa e comune di gastroenteriti acute di origine non batterica. Date le loro dimensioni minuscole, fino a poco tempo fa si potevano identificare solamente con l’osservazione al microscopio elettronico o con la presenza di anticorpi nel sangue, mentre oggi ci sono test rapidi per la diagnosi che utilizzano marcatori molecolari per la ricerca del virus da campioni biologici. Sono altamente conntagiosi e possono sopravvivere a una vasta gamma di temperature e condizioni ambientali, il che li rende particolarmente resistente e difficile da eliminare, soprattutto negli ambienti dove si verificano focolai epidemici.

Come si trasmettono

Come spiega l’Istituto superiore di sanità (Iss), bastano appena 10 particelle virali per dare vita a un’infezione. La trasmissione avviene direttamente da persona a persona, per via orofecale o via aerosol, oppure tramite acqua o cibo infetti, ma anche per contatto con superfici contaminate. Nella maggior parte dei casi documentati la trasmissione è avvenuta mediante il consumo di acqua o alimenti contaminati. L’alimento potrebbe essere contaminato alla fonte, da acque infette, sia nel caso di frutti di mare (in particolare ostriche) sia di verdure fresche o di frutti di bosco. In molti casi – come probabilmente quello di Passo del Tonale – la contaminazione è stata attribuita alle cisterne di raccolta dell’acqua o a piscine e fontane.

Cosa provocano

Il periodo di incubazione del virus è di 12-48 ore, mentre l’infezione dura dalle 12 alle 60 ore. Come dicevamo, i sintomi sono quelli comuni alle gastroenteriti, e cioè nausea, vomito, soprattutto nei bambini, diarrea acquosa, crampi addominali. In qualche caso si manifesta anche una leggera febbre. La malattia non ha solitamente conseguenze serie, e la maggior parte delle persone guarisce in 1-2 giorni senza complicazioni. Normalmente, dicono ancora gli esperti dell’Iss, l’unica misura è quella di assumere molti liquidi per compensare la disidratazione conseguente a vomito e diarrea. In particolare, la disidratazione può rappresentare una complicazione più seria per i bambini, gli anziani e i soggetti con precario equilibrio metabolico o cardiocircolatorio, e può quindi richiedere una certa attenzione medica. Non esiste un trattamento specifico contro i norovirus, né un vaccino preventivo. I meccanismi di immunizzazione contro i norovirus sono poco conosciuti, e secondo i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) l’immunità dura solo alcuni mesi: lo stesso individuo, quindi, può essere infettato dal virus più volte nel corso della vita.

Fonte : Wired