Malattia X, cos’è e perché Ilaria Capua ne ha parlato nei giorni scorsi

Infatti, spiega ancora l’esperta, sappiamo quali sono i virus e i batteri da tenere d’occhio perché potenzialmente pericolosi, ma parliamo di migliaia di patogeni: “Quindi abbiamo bisogno di un modo semplificato per riferirci ad essi senza sapere quale causerà la prossima pandemia”. Ed ecco quindi l’origine dell’espressione “patogeno X”, o “malattia X”.

La Priority list for pathogens dell’Oms

Nel 2018 il patogeno X è stato inserito dall’Oms nella cosiddetta Priority list for pathogens, un elenco di agenti infettivi e malattie potenzialmente in grado di causare epidemie o addirittura una pandemia. Questa lista include per esempio Covid-19 (che, tra l’altro, secondo alcuni esperti potrebbe soddisfare i requisiti per essere considerato come la prima malattia X), ebola, febbre di Lassa, Zika, Mers, Sars.

Ma come possiamo farci trovare pronti per combattere questo tipo di patogeni? Secondo Henao-Restrepo ci sono diverse cose che si possono fare e di cui l’Oms si sta occupando. Prima fra tutte quella di monitorare attentamente i virus e i batteri attualmente in circolazione fra gli esseri umani e gli animali: è infatti necessario sapere “se cambiano, se migliorano la loro capacità di infettarci e farci ammalare”, spiega. “In secondo luogo, dobbiamo fare ricerca per capire come ci infettano e come il nostro sistema immunitario ci protegge quando ci infettano”. Questo è un punto critico perché ha a che fare con lo sviluppo di vaccini, strumenti diagnostici e terapeutici che possano potenzialmente aiutare a contenere il rischio di contagio e di sviluppo di forme gravi della malattia in caso di outbreak. “Inoltre – prosegue -, lavoriamo molto su come produrre questi vaccini, questi diagnostici e questi terapici quando li sviluppiamo, su come assicurarci di produrne una quantità sufficiente”.

L’intervento di Ilaria Capua

E per tornare infine al recente intervento di Ilaria Capua, nota virologa e divulgatrice scientifica, l’esperta sottolinea l’importanza di non dimenticare tutte quelle misure preventive di cui siamo diventati praticamente esperti nel corso della pandemia da Covid-19: dal fatto di lavarsi frequentemente le mani all’abitudine di indossare una mascherina quando si è ammalati. Dovremmo cioè evitare di cadere nel tranello di quella che Capua definisce “amnesia collettiva”, una sorta di rimozione di tutto ciò che possa far riaffiorare il ricordo di quel periodo particolarmente difficile. Dimenticando anche tutto quello che di “buono” ci ha insegnato.

Fonte : Wired