Meta viola le leggi dell’Ue chiedendo agli utenti di pagare per non essere tracciati

Ancora problemi per Meta in Europa. Di recente Noyb, l’organizzazione attiva nella difesa dei diritti digitali, ha richiamato l’attenzione delle autorità sul tentativo della società di “eludere le leggi europee sulla privacy”, sottolineando quanto sia difficile per gli utenti ritirare il consenso al tracciamento per scopi pubblicitari. Allo stato attuale, Meta richiede a tutti coloro che non vogliono essere tracciati di sottoscrivere un abbonamento mensile per poter accedere a un’esperienza completamente priva di pubblicità, arrivando a pagare “fino a 251,88 euro all’anno”. A tutti gli utenti che vogliono utilizzare Facebook e Instagram gratuitamente, invece, la piattaforma richiede il consenso per il tracciamento.

Una pratica che, come riferito dalla stessa Noyb, viola l’articolo 7 del Gdpr, in cui si richiede esplicitamente che revocare il consenso sia altrettanto semplice che accettarlo. “La legge è chiara – ha commentato Massimiliano Gelmi, avvocato specializzato nella protezione dei dati presso l’organizzazione -. È dolorosamente ovvio che pagare 251,88 euro all’anno per revocare il consenso non è così facile come cliccare su un pulsante ‘Ok’ per accettare il tracciamento”. Una situazione alquanto complessa per Meta. Le sanzioni per le violazioni accertate del GDPR, infatti, possono arrivare fino al 4% del fatturato annuo globale di un’azienda, il che costringerebbe la società a pagare una cifra piuttosto elevata.

A preoccupare Meta, però, non sono tanto i soldi, quanto la possibilità che le autorità di regolamentazione dell’Ue finiscano per costringerla a offrire agli utenti la possibilità di negare il tracciamento, il che avrebbe davvero un impatto importante sui guadagni della compagnia – considerando che, secondo quanto dichiarato, circa il 10% delle sue entrate pubblicitarie globali proviene da utenti dell’Ue . Per il momento, però, la situazione non sembra essere ancora così compromettente per la società madre di Facebook e Instagram. Noyb ha presentato il suo reclamo all’autorità austriaca per la protezione dei dati e sta aspettando che decida cosa dovrà fare la compagnia per adeguarsi alle norme del Gdpr.

Fonte : Wired