Israele accusato di genocidio: il processo

L’11 gennaio comincia il processo per genocidio contro Israele. La causa è stata presentata dal Sudafrica alla Corte penale internazionale dell’Aia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite (Onu), e sostiene che l’aggressione del governo di Benjamin Netanyahu alla Striscia di Gaza stia violando la Convenzione sul genocidio del 1948.

Cos’è il genocidio

Il termine genocidio nasce dall’unione della parola greca γένος, razza o stirpe, con quella latina caedere, uccidere, ed è stato creato dopo la Seconda guerra mondiale dal giurista polacco di origine ebraica Raphael Lemkin. La sua campagna per il riconoscimento del genocidio come crimine nel diritto internazionale portò all’adozione della Convenzione Onu sul genocidio, nel dicembre del 1948, entrata in vigore il 12 gennaio 1951.

In questo modo nacque una nuova categoria di crimini contro l’umanità, la più grave di tutte, e la necessità di avere un tribunale speciale in grado di occuparsi dei più gravi crimini internazionali portò direttamente alla nascita della Corte penale internazionale, fondata dopo molti anni nel 2002 all’Aia, nei Paesi Bassi. La Corte ha rafforzato la norma contro il genocidio riconoscendole il carattere di norma imperativa, configurandolo quindi come un reato per tutti i membri della comunità internazionale, anche quelli che non hanno sottoscritto la Convenzione sul genocidio.

Il crimine di genocidio è definito dall’articolo due della Convenzione e comprende una serie di atti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso come tale. Gli atti sono: l’uccisione di membri del gruppo, lesioni gravi all’integrità fisica o mentale dei membri del gruppo, la deliberata imposizione al gruppo di condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale, misure mirate a impedire nascite all’interno del gruppo, il trasferimento forzato di minori da un gruppo a un altro.

Fonte : Wired