Esattamente 150 anni fa, il 25 aprile del 1874, nasceva Guglielmo Marconi nel signorile palazzo Marescalchi situato nel cuore del centro storico di Bologna. Il padre Giuseppe, benestante proprietario terriero, aveva sposato in seconde nozze Annie Jameson, una giovane irlandese arrivata a Bologna per studiare canto e nipote del fondatore della storica distilleria Jameson & Sons. Con il suo sistema di telegrafia senza fili, Guglielmo Marconi diede il via ad una delle innovazioni più straordinarie del mondo contemporaneo: le radiocomunicazioni.
In questa nuova puntata dello speciale Wired15 di Grande Giove, il podcast powered by Wired in occasione dei suoi 15 anni, parleremo della straordinaria vita di Marconi e delle sue scoperte nelle comunicazioni wireless. E lo abbiamo fatto, da Villa Griffone, con Barbara Valotti, responsabile delle attività museali della Fondazione Guglielmo Marconi. Villa Griffone fu la residenza principale della famiglia Marconi, a partire da metà Ottocento. Proprio qui Guglielmo Marconi allestì il suo laboratorio in cui realizzò i suoi esperimenti di radiotelegrafia e nel settembre del 1895, a soli 21 anni di età, lanciò il primo segnale senza fili della storia.
“Il suo più grande lascito è stato l’invenzione dell’antenna – spiega Barbara Valotti – elemento fondamentale per la sua innovativa trasmissione wireless”. È proprio questa scoperta a essere stata determinante per la sua vittoria del Premio Nobel per la Fisica nel 1909, all’età di 35 anni. Tuttavia, ciò che ha reso Marconi famoso anche al grande pubblico è stata una delle applicazioni più rilevanti della sua tecnologia: l’utilizzo dei segnali radio nei salvataggi marittimi. Tra i casi più noti, quelli avvenuti con il piroscafo Republic e, soprattutto, con il Titanic, dove centinaia di vite furono salvate grazie ai segnali radio di Marconi. L’influenza dell’inventore italiano è stata così pervasiva in questo ambito che ancora oggi gli operatori addetti alle comunicazioni radio sulle navi e sugli aeromobili vengono chiamati “marconisti”.
Nonostante il suo indiscutibile successo, la vita di Marconi ha anche avuto momenti oscuri. Valotti ha raccontato del coinvolgimento di Marconi con il regime fascista italiano negli anni Venti, evidenziando aspetti controversi della sua vita e sollevando interrogativi sul suo nazionalismo e la sua posizione politica. Nell’anno successivo alla morte dello scienziato, avvenuta nel 1937, la Villa di palazzo Marescalchi divenne sede della Fondazione Marconi, che ospita la Biblioteca, l’Archivio e il fondo Catania-Meucci ed è anche sede del Museo Marconi, all’interno del quale il visitatore ha la possibilità di ripercorrere le origini e gli sviluppi delle telecomunicazioni.
Ai microfoni Daniele Ciciarello e Matteo Imperiale, con il coordinamento editoriale di Luca Zorloni, l’assistenza editoriale di Maddalena Sara e il supporto operativo e logistico di Elena Lotto.
Fonte : Wired