Nine Inch Nails, Trent Reznor sull’interpretazione di Johnny Cash in Hurt: “Mi sembrò strana. Pensai: quella è la mia canzone!”

Trent Reznor ha parlato di un possibile ritorno dei Nine Inch Nails e dopo tanti lavori come compositore di colonne sonore con Atticus Ross, con cui ha vinto due Oscar (nel 2010 per The Social Network e nel 2020 per il film di animazione Soul) ha rivelato che sta iniziando a lavorare ad un nuovo album di cui si dice “esaltato.” In una nuova intervista si è scagliato contro il mercato musicale e lo streaming dicendo: «Ci hanno propinato la storia del “ne guadagnano tutti” ma no, non tutti ne guadagnano. Alcuni sì, altri no. Parliamoci chiaro: se ti chiami Drake, funziona. Se ti chiami Grizzly Bear, no. Fare arte così non è sostenibile», citando i Grizzly Bear, band indie di Brooklyn nata nel 2002 che hanno fatto cinque album fino al 2017 e poi si sono sciolti. Forse dopo questa dichiarazione di Trent Reznor, qualche ascoltatore giovane li andrà a riscoprire sulle piattaforme di streaming.

È una storia che è successa allo stesso Trent Reznor con il brano Hurt, pubblicato nel 1994 nell’album The Downward Spiral dei Nine Inch Nails, una capolavoro di immersione nei territori oscuri della mente e della sperimentazione sonora tra rock e industrial.

Nel 2002, mentre è in studio con Rick Rubin per registrare uno dei suoi album di cover, American IV: The Man Comes Around, il grande Johnny Cash reinterpreta Hurt (su suggerimento di Rick Rubin) e la fa diventare un classico con una versione solenne e minimale, che esce come singolo solo sei mesi prima della sua scomparsa il 12 settembre 2003 a 71 anni.

Hurt diventa la sua canzone di redenzione, un simbolo della sua estetica oscura e uno dei brani più importanti nella storia del rock. «Rick mi ha chiesto se potevano usare una mia canzone e io ho detto sì. Ma la prima volta che ho ascoltato la voce di Johnny Cash in Hurt mi è sembrata strana. Ho pensato: quella è la mia canzone!». Poco dopo esce il videoclip di Hurt un drammatico bianco e nero girato da Mark Romanek che cattura l’attenzione di tutti per l’intensità di Johnny Cash, vicino alla fine. «Quando ho visto il video tutto ha avuto senso. Una canzone estremamente intima e personale è diventata l’epitaffio di un personaggio monumentale, presentata al pubblico in modo stupendo. È una testimonianza della potenza della musica».

Nel tour successivo, i Nine Inch Nails aprono anche i concerti di David Bowie, che in alcune date sale sul palco con la band di Trent Reznor per cantare Hurt con lui: «La vita stava diventando davvero strana per me. Mi ricordo che guardavo sul palco David Bowie che cantava la mia canzone e pensavo: come è possibile?».  

Fonte : Virgin Radio