Godzilla è tornato, e questa volta è in live action. Dopo la serie di film animati targati Netflix e lo scontro con King Kong del 2021 (qui la nostra recensione di Godzilla Vs. Kong, se volete approfondire), il Re dei Kaiju fa nuovamente capolino in sala cinematografica con Minus One, pellicola che non solo vuole celebrare il 70° anniversario della saga ma che punta anche a reimmaginare e solidificare le origini del lucertolone per gli anni a venire. Infatti, il film diretto da Takashi Yamazaki e pubblicato da Toho non è nel franchise cinematografico targato Legendary e di cui fanno parte il primo Godzilla “moderno” (quello del 2014), Godzilla II – King of Monsters e i due spin-off della serie Godzilla vs. Kong.
Al contrario, quello appena arrivato in Italia (peraltro solo in versione con audio giapponese e sottotitoli in italiano) è un film con un’anima tutta nipponica e pensato per il pubblico del Sol Levante, che richiama, in una chiave a metà tra l’action, il dramma storico e il disaster movie, alcuni dei tornanti più duri della storia nipponica moderna. La produzione, insomma, fa appello anzitutto agli spettatori asiatici, mettendo in scena gli albori della storia di Godzilla, in quello che sembra quasi un remake del primo film dedicato al Kaiju, uscito nel lontano 1954. Qui vi lasciamo anche i film su Godzilla che non conoscete.
Godzilla Minus One: il monster movie più introspettivo di sempre
Niente storia moderna, a questo giro: al contrario, Godzilla Minus One ci riporta al 1946. La Seconda guerra mondiale è appena terminata, il Giappone è stato sconfitto (e bombardato con le due atomiche di Hiroshima e Nagasaki) e si trova a dover affrontare l’occupazione americana e la ricostruzione delle sue metropoli, praticamente rase al suolo dagli Alleati.
Koichi Shikishima è un pilota kamikaze che non ha avuto il coraggio di compiere l’estremo sacrificio per la patria: a pochi giorni dalla fine del conflitto viene inviato in una missione suicida al largo dell’isola di Ono, ma non trova la forza di farsi esplodere insieme al suo aereo. Tornato a Ono con la scusa di un’avaria al velivolo, il soldato fa il suo primo incontro con un mostro chiamato “Godzilla” dalla popolazione locale: si tratta di una sorta di grande dinosauro dalle origini sconosciute e che emerge dal mare di tanto in tanto, noto agli abitanti dell’isola ma non alla guarnigione di meccanici che la presidia. Quando viene attaccato dai soldati giapponesi, Godzilla risponde facendo strage ma risparmiando proprio Koichi, di nuovo incapace di fare qualcosa per salvare i compagni. Mentre l’incidente di Ono viene nascosto dalle autorità di Kyoto, il protagonista continua a rivivere gli eventi della guerra: mentre lo scontro armato volge al termine e la ricostruzione va avanti, Koichi continua a vivere un profondo conflitto interiore, che caratterizza il film dall’inizio alla fine e che rende Minus One il monster movie più introspettivo di sempre.
Paradossalmente, infatti, è proprio Koichi il vero protagonista di Godzilla: Minus One. Certo, Godzilla rappresenta pur sempre una presenza imponente e pervasiva, ma la sua capacità di incutere timore dipende in larga parte dalla sua relazione con il protagonista umano del film e con la schiera di personaggi secondari che lo circonda. D’altro canto, Koichi è un capitano Achab riluttante, disposto a sacrificare la propria stessa vita nel tentativo di uccidere il mostro che ha segnato la sua esistenza fin dal primo incontro sull’isola di Ono e che ora, con la devastazione che ha causato a Tokyo, mette a rischio anche il futuro dell’amata Noriko e di sua figlia Akiko. Se Koichi è Achab, Godzilla ricorda da vicino Moby Dick.
Il mostro è un’inarrestabile forza della natura più che un agente pensante e razionale: Godzilla è, in questa nuova incarnazione, un animale di dimensioni enormi, privo dei sentimentalismi quasi umani delle sue controparti occidentali e mosso solamente dall’istinto di preservazione e dalla difesa del suo habitat, che si è allargato fino a comprendere Tokyo dopo che le dimensioni del kaiju sono raddoppiate a causa delle radiazioni emesse dai test nucleari americani nell’atollo di Bikini. Quello tra Koichi e Gojira, insomma, non è un’inimicizia nel senso stretto del termine, ma uno scontro tra Uomo e forza della natura, con quest’ultima totalmente noncurante del primo, oltre che inconsapevole della sua esistenza.
Godzilla tra passato e presente
La svolta intimista di Minus One, con l’enfasi sui protagonisti umani che ne consegue, ha importanti implicazioni sulla gestione del personaggio di Godzilla.
In primo luogo, a differenza di quanto avviene nei film occidentali, il mostro non viene celato fino al finale. Al contrario, i suoi poteri si manifestano già nella sequenza iniziale, mentre gli incontri con i suoi devastanti attacchi sono diversi e ben dilazionati nel corso della pellicola, contribuendo peraltro al suo ritmo e a tenere alta la guardia dello spettatore. Come in ogni monster movie, la presenza del kaiju è sempre incombente, ma non vi è alcuna attesa spasmodica del suo prossimo attacco: i movimenti e i poteri di Godzilla sono ampiamente prevedibili e previsti, perciò lo spettatore sa con certezza quando potrà rivedere la creatura e quali poteri verranno sfoderati. Persino il “raggio atomico”, solitamente tenuto da parte come arma finale del mostro, si fa vedere più volte in Minus One, pur senza perdere il suo impatto scenico tra un’iterazione e l’altra. Il fatto che le scene d’azione siano numerose e prive di effetto sorpresa, però, non deve trarre in inganno: le sequenze action sono al cardiopalma e tecnicamente perfette, specie nella seconda parte del film, anche se la gestione di Godzilla lo rende una minaccia molto più manifesta di quanto il pubblico potrebbe aspettarsi.
Il fatto che Minus One sia un film molto più “di uomini” che “di mostri” è dimostrato anche dalla realizzazione tecnica: la regia indugia sui volti con diversi primi piani, che nei film occidentali del medesimo franchise sono ridotti all’osso e che vengono perfettamente sostenuti dalle performance attoriali. Sempre per questo motivo, la ricostruzione del Giappone post-secondo conflitto è impeccabile, ai livelli di un dramma storico. Anche gli effetti speciali utilizzati per Godzilla danno a tutta la produzione un impatto visivo volutamente antiquato, che si rifà apertamente al capostipite del 1954 e che ambisce a diventare un classico senza tempo richiamando all’iconografica di Gojira cementata nell’immaginario comune. Siamo ben distanti dai lucertoloni iperrealistici della Legendary, ma anche questa versione incute timore pur apparendo famigliare agli occhi degli spettatori.
Le scelte registiche e fotografiche fanno apparire Godzilla: Minus One come un lungo cinegiornale, infondendo alla pellicola un realismo che i corrispettivi occidentali, nonostante la loro CGI più avanzata, possono solo sognare. Merito anche di una trama ben congegnata e di personaggi dalla caratterizzazione profonda e razionale: se il film non avesse per co-protagonista un lucertolone alto 50 metri, insomma, sarebbe un ottimo dramma storico.
Persino lo stesso Godzilla viene reso più “reale” con una caratterizzazione che riporta alla mente la bomba atomica: il parallelo tra il kaiju e gli ordigni sganciati sul Giappone nel 1945 – già nella mente dei creatori originali del personaggio – è evidente in Minus One, che così chiude perfettamente il cerchio con il capostipite della saga.
Fonte : Everyeye