Fotovoltaico nei campi, come è andata a finire

Finito il braccio di ferro sul fotovoltaico dentro il governo. Il consiglio dei ministri ha approvato il 6 maggio il decreto legge che contiene, tra l’altro, disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale, ovvero l’ex Ilva. Come sottolinea l’agenzia Ansa, all’interno del pacchetto di normative è stato trovato, tra gli altri, l’accordo sugli impianti fotovoltaici, che potranno essere installati sui terreni agricoli, a patto che siano sollevati da terra in modo da permettere l’attività agricola sotto di loro.

La questione agrivoltaico

Sarà possibile realizzare impianti fotovoltaici anche nelle cave e vicino alle autostrade. Inoltre, sono fatti salvi i progetti previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e quelli per cui sono già stati presentate le istanze per la costruzione. Il divieto era stato chiesto da tempo da Coldiretti e condiviso dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.

Al contrario, per il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin l’agrivoltaico, ovvero proprio il fotovoltaico installato sui terreni agricoli, rappresenta un fattore strategico per lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile in Italia. Proprio il Mase aveva stanziato in questo senso a febbraio 2024 30 milioni all’anno per vent’anni, con l’obiettivo di superare il gigawatt di potenza installata già nel 2026. Di fatto, il divieto assoluto dell’agrivoltaico non era condiviso dunque da tutto il governo ed è dunque servita una trattativa tra i tecnici dei due dicasteri per arrivare al compromesso del 6 maggio.

Progetti per il mondo agricolo

Una posizione critica nei confronti del decreto è anche quella di Elettricità Futura, la principale associazione del mondo elettrico italiano, secondo la quale “il mondo agricolo dovrebbe porre in cima alle priorità le soluzioni per accelerare la decarbonizzazione a fronte del velocissimo aumento delle conseguenze dell’emergenza climatica”. Anche per questo, il governo si era “impegnato a moltiplicare per tre l’installato delle rinnovabili“.

L’associazione ha elaborato per l’Italia un piano elettrico che prevede l’installazione di circa 84 gigawatt di fonti rinnovabili entro il 2030, 57 dei quali di solo fotovoltaico. Per questa ragione l’agrivoltaico, che può “dare un contributo concreto agli obiettivi di decarbonizzazione, scongiurando ritardi o dinieghi ingiustificati nei procedimenti autorizzativi”, rappresenta una soluzione progettuale di alto interesse, utile a “valorizzare i benefici e le interazioni tra produzione di energia e agricoltura”.

Fonte : Wired