Stragi mafiose del ’93, l’ex pm Boccassini indagata per aver fornito false informazioni

L’ex procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini è indagata dalla Procura di Firenze per false informazioni al pm aggravate. Boccassini è stato pubblico ministero che fin dall’inizio, a Caltanissetta, indagò sulle bombe di Capaci e via D’Amelio che uccisero Giovanni Falcone, sua moglie Francesca, Paolo Borsellino e gli agenti delle loro scorte.

Secondo i magistrati fiorentini, l’ex pm di Milano, da cinque anni in pensione, durante l’interrogatorio del 14 dicembre del 2021, quando fu sentita in procura insieme con i colleghi di Caltanissetta nell’inchiesta sulle stragi mafiose del 1993, avrebbe taciuto ai magistrati informazioni di cui sarebbe stata in possesso. In particolare, su una fonte riguardante le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia su Silvio Berlusconi. 

“Non ha rivelato quello che sapeva ai pm”

In base a quanto emerge, l’ex pm è indagata per “false informazioni ai pm” di Firenze quando fu interrogata nel dicembre 2021 per una fuga di notizie che risale al 1994 rispetto a un articolo su La Repubblica del giornalista Giuseppe D’Avanzo, deceduto nel 2011. L’articolo riportava rivelazioni del pentito di mafia Salvatore Cancemi sui rapporti tra la mafia e l’ex premier Silvio Berlusconi, leader e fondatore di Forza Italia.

Ilda Boccassini nel suo libro autobiografico “La stanza numero 30” scritto dopo aver lasciato la toga racconta di aver saputo da D’Avanzo, pare pochi giorni prima della sua morte improvvisa, che fu nel luglio 2011, la fonte delle notizie pubblicate in quell’articolo a firma dello stesso D’Avanzo nel 1994. Così, letto il libro, nel dicembre 2021 i procuratori aggiunti di Firenze Turco e Tescaroli la convocarono in procura con l’obiettivo di conoscere la fonte, ritenendola utile alle loro indagini su Berlusconi come presunto mandante esterno delle stragi mafiose a Firenze, Roma e Milano.

Nell’interrogatorio Ilda Boccassini non mentì, non avrebbe dichiarato il falso, ma tacque su informazioni di sua conoscenza non dicendo, appunto, la fonte che le avrebbe confidato D’Avanzo. Alla domanda la ex magistrata non rispose, così scattò da parte degli inquirenti fiorentini l’accusa di violazione dell’articolo 371 bis del codice penale, secondo cui “chiunque, nel corso di un procedimento penale, richiesto dal pm di fornire informazioni ai fini delle indagini, rende dichiarazioni false ovvero tace, in tutto o in parte, ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito, è punito con la reclusione fino a quattro anni”. Per questo i magistrati fiorentini hanno aperto un fascicolo d’indagine sulla ex pm di Milano. 

Fonte : Today