Star Wars: Tales of the Empire, Dave Filoni colpisce ancora

Dave Filoni ne ha fatta un’altra delle sue.  Il 4 maggio 2024 – che sorpresa – su Disney+ è arrivata Star Wars: Tale of the Empire, la serie antologica d’animazione sorella oscura di Tales of the Empire. Questa volta l’uomo col cappello da cowboy e papà di Clone Wars e tanto altro ha deciso di portarci tutti nei meandri del lato oscuro. E di farci confrontare con le storie di Morgan Elsbeth (sì, la cattiva di Ahsoka e pure di The Mandalorian) e Barriss Offee (l’ex Jedi che aveva tentato di incastrare Ahsoka e che era stata arrestata da Anakin Skywalker).

Tales of the Empire, la trama senza spoiler

Partiamo dalla trama e stiamo attenti agli spoiler. L’origine per entrambe le storie è il momento del crollo della Repubblica e l’alba dell’Impero. Per Morgan Elsbeth questo si concretizza con il generale Grievous che massacra le Sorelle della Notte e con la vendetta che diventa una ragione di vita. Per Barriss Offee, invece, è la Quarta Sorella che offre alla prigioniera nelle celle Jedi di passare al lato oscuro della Forza. E visto che si vendono/sentono nel trailer lo scrivo subito: ci sono anche Vader e Thrawn. Per il resto: godetevela.

Tales of the Empire, perché non perderlo

Dolore, sofferenza, rabbia, odio, lealtà, consapevolezza, via d’uscita. Tra parole fondamentali e titoli delle puntate Tales of the Empire è tutta qua. Anzi, meglio: è nelle storie. Due storie che partono dallo stesso punto e poi vanno in direzioni diverse. Una discesa nel male e una risalita dal male. Due storie che mettono al centro l’anima e i sentimenti dei personaggi; il cuore e la mente di Morgan Elsbeth e Barriss Offee. La trama – perché c’è anche quella – è quasi un sontuoso preziosismo.

Come dire: attenzione che la nuova creatura di Dave Filoni vira seriamente verso la maturità “costringendo” lo spettatore a confrontandosi non con la magia e la Forza, ma con il freddo e spietato meccanismo del potere e con quella voce che forse alberga nella parte meno illuminata di noi.

Se poi ai personaggi raccontati a 360 gradi ci aggiungiamo la qualità dell’animazione, la precisione della scrittura, il sapiente dosaggio dei camei, la resa visiva e dei dialoghi ben fatti la frittata è fatta. L’uomo col cappello da cowboy ha colpito ancora.

Voto: 7.5

Fonte : Today