Case green: i lavori da fare nelle nostre abitazioni entro pochi anni (e quanto costano)

Il Parlamento europeo ha adottato la direttiva sull’efficienza energetica degli edifici (Epbd), con l’obiettivo di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e arrivare alla “neutralità climatica” entro il 2050. Si tratta di una sfida per tutti i Paesi Ue e anche per l’Italia, che dovrà ammodernare il proprio parco immobiliare, con i relativi costi. Il via libera dagli Stati membri Ue alla nuova direttiva sulle case green è arrivato ad aprile, quando i ministri europei al Consiglio Ue Ecofin hanno confermato l’accordo raggiunto con l’Eurocamera a dicembre sulle nuove norme per rendere il parco immobiliare dell’Ue a emissioni zero. Italia e Ungheria hanno votato contro l’intesa, mentre Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute.

“Bellissimo, ma chi paga?”

“Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, si è concluso l’iter. Il tema è chi paga. Abbiamo esperienze purtroppo note in Italia – ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti -. È una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani, e diciamo che è un’esperienza che potrebbe insegnare qualcosa”. Il riferimento esplicito è al superbonus.

Mentre i proprietari italiani di immobili chiedono di modificare profondamente la direttiva europea sulle case green, con più gradualità sugli obiettivi finali di efficientamento energetico, sarà necessario attendere un po’ per capire meglio le reali conseguenze di queste nuove regole europee, perché ci sono due anni di tempo per avere una normativa nazionale. Ma le richieste dell’Ue sono chiare. In primis, per quanto riguarda gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure specifiche per garantire una riduzione media del consumo di energia delle case di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. In base alla nuova direttiva, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.

Case green: i lavori da fare

Non solo. Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi Ue dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. Come tutti i Paesi membri, anche l’Italia dovrà presentare il proprio piano nazionale per soddisfare le richieste dell’Ue. I lavori per ridurre i consumi e rendere più efficienti i vecchi edifici saranno più o meno gli stessi del superbonus. Il piano in questione potrebbe includere la sostituzione delle finestre e delle porte con modelli energicamente più efficienti, la realizzazione del cappotto termico, l’addio alle vecchie caldaie e il rimpiazzo con quelle nuove a condensazione o pompe di calore. E i costi? Dipenderanno certamente dalle caratteristiche dell’edificio, tra cui la dimensione.

I costi: dai 20mila ai 60mila euro per immobile

Secondo Fillea-Cgil (il sindacato dei lavoratori delle costruzioni), le ristrutturazioni coinvolgeranno “il 15% degli immobili in classe F e G entro il 2030 e il 26% degli edifici di classe energetica più bassa entro il 2033”. In sostanza, spiega il Corriere della Sera, si dovranno riqualificare in pochi anni circa 5 milioni di edifici. La spesa complessiva per adattarsi ai target stabiliti dall’Ue potrebbe essere di circa 270 miliardi, secondo una stima del Centro studi di Unimpresa citata dal quotidiano di via Solferino. In sostanza, si dovranno spendere dai 20mila ai 60mila euro per immobile.

L’obiettivo finale dell’Ue è arrivare ad avere un patrimonio immobiliare a zero emissioni entro il 2050. Ma già a partire dal 2028 (ossia tra 4 anni) tutti i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero, e così anche tutti i nuovi edifici residenziali dal 2030. La nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici. I Paesi membri possono anche decidere di escludere gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

Fonte : Today