Bimbo di 13 mesi ucciso da pitbull a Eboli, i punti che l’inchiesta deve chiarire

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I tempi dei soccorsi, la posizione del bambino al momento dell’aggressione dei cani, il destino dei due molossi: rieducazione o abbattimento. Sono questi i punti da chiarire sulla tragedia di Eboli (Salerno).

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Immagine di repertorio

Conclusi i rilievi sul luogo della tragedia, gli esami autoptici e il pietoso ufficio della sepoltura, sulla morte del bimbo di 13 mesi sbranato da due cani pitbull in una villetta di Eboli, località Campolongo, piana del Sele, provincia di Salerno, c’è ancora da indagare, chiarire, disambiguare.

Lo sta facendo la Procura della Repubblica di Salerno che ha indagato i padroni dei due molossi razza american pit bull terrier, i due zii del piccolo ucciso e anche la mamma del bimbo, atto dovuto per consentire alle indagini il massimo campo d’azione possibile. L’ipotesi d’accusa sul fascicolo è, in concorso, omicidio colposo per omessa custodia degli animali. L’autopsia ha rilevato ferite letali alla nuca, sul corpicino del bimbo e la colonna vertebrale fratturata, segno della ferocia con la quale i morsi dei cani hanno dilaniato il minore.

Per ora non vi è stata necessità degli inquirenti di ascoltare ulteriormente gli indagati, ma ci sono dei punti sui quali la Procura della Repubblica di Salerno sta approfondendo, acquisendo tabulati telefonici: i tempi della richiesta di soccorsi. Quanto tempo è intercorso tra le urla disperate per l’attacco dei pitbull a zio e bambino e la chiamata al pronto intervento? La telefonata sarebbe stata registrata poco prima delle 8.30 del mattino. Ma nella villetta della litoranea ebolitana a che ora si è scatenato l’inferno?

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Altra questione: la posizione della vittima. Quale era in maniera incontrovertibile è possibile stabiliarlo? Lo zio avrebbe riferito che aveva in braccio il nipote di 13 mesi quando si è trovato i pitbull davanti. Uno lo ha aggredito e poi si è avventato sul bimbo, seguito dall’altro cane. Inutili i tentativi delle altre persone presenti (uno zio? La mamma?).

Infine, il destino di  Totò e Pablo, questo il nome dei due molossi responsabili della morte del bimbo di 13 mesi. I cani avevano già aggredito o è la prima volta? Erano da considerarsi un pericolo prima dell’orrore accaduto nella villetta di Eboli lunedì 22 aprile? Nel corso dei funerali della giovanissima vittima alcuni parenti hanno puntato l’indice contro i proprietari dei due molossi. Il tema è nazionale e ora da più parti si chiedono controlli stringenti e limiti al possesso di cani del genere in Italia. Totò e Pablo sono ora in custodia sanitaria e giudiziaria nel canile “Dog’s Town” di Pignataro Maggiore, Caserta. Nei prossimi giorni l’autorità sanitaria stabilirà se le due bestie potranno essere rieducate o, in caso contrario, giudicate pericolose per gli uomini e dunque abbattute con una siringa letale.

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Fonte : Fanpage