Energia, sostenibilità, inclusione sociale, medicina, letteratura: sono molteplici le chiavi in cui il digitale è stato declinato in occasione delle giornate di Biennale Tecnologia, di scena a Torino dal 18 al 21 aprile. Ma la relazione tecnologia/umanità è stata indagata anche attraverso esposizioni e installazioni che si protraggono più a lungo. Allo storico Castello del Valentino, nella Stanza Verde, è stata inaugurata la mostra “Rituals/Materials”, che attraverso una fitta sequenza di proiezioni e video, esplora il ruolo dell’architettura nella costruzione di spazi plurali che promuovono il dialogo interreligioso e l’incontro tra culture.
La mostra, fino al 3 maggio, a cura di Eleonora D’Alessandro, con Giulia Massenz e Daniele Campobenedetto, affronta una tematica che si inserisce nell’acceso dibattito relativo alla coesistenza pacifica delle comunità urbane.
“Le città contemporanee sono sempre più movimentate dalla presenza di religioni, culture e lingue differenti – sottolinea la curatrice Eleonora D’Alessandro – che compongono microcosmi vibranti, riproducendo la complessità del mondo moderno. L’architettura, senz’altro, svolge un ruolo cruciale nel manifestare la diversità religiosa attraverso gli edifici per il culto che rendono evidente la presenza delle religioni nel panorama urbano”.
La House of One di Berlino, attualmente in costruzione e progettata dallo studio Kuehn Malvezzi, è l’esempio di architettura inclusiva per eccellenza. L’architettura del futuro combina sotto lo stesso tetto una sinagoga, una chiesa e una moschea. Quello al suo centro sarà un luminoso e alto spazio di comunità e di discussione, coronato da una cupola centrale.
L’approccio multimediale attraverso i lavori realizzati da Kuehn Malvezzi, Armin Linke, Claudia Professione e Greta Valentinotti restituisce un’installazione site specific volta a raccontare la genesi e il processo progettuale della House of One, invita il visitatore a immergersi nel progetto e nel processo di ideazione dell’edificio multi-fede e ad aprirsi dunque a possibili prospettive di convivenza ideale e fisica.
Partendo dalla tecnologia come corollario da cui partire e al quale approdare nella costruzione di società inclusive e interconnesse, la mostra esplora il legame tra architettura, religioni e società nelle città contemporanee: “questo approccio – spiega la curatrice – non solo rende il contenuto più accessibile, ma amplifica il messaggio di inclusione e dialogo poiché le immagini e i video, proiettati su un muro di oltre quattro metri rendono immediata la fruizione senza barriere linguistiche o culturali”. La mostra, sostenuta dalla Fondazione CRT, dal Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino e dal Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio del Politecnico di Torino e Università di Torino, comprende un ampio programma di attività collaterali ideate in collaborazione con la Fondazione Benvenuti in Italia, le Biblioteche Civiche, la Rete delle Case del Quartiere, e Orme Associazione Culturale, con l’obiettivo di stimolare sul territorio un dibattito attivo sui temi del dialogo e della pace.
“Il contesto urbano di Torino da decenni meta di migrazioni, con la sua lunga storia di diversità religiosa e culturale – conclude Caterina Pignotti, che ha supportato l’organizzazione logistica dell’iniziativa e che sta studiando l’impatto del progetto sulle comunità – peraltro fornisce un terreno fertile rendendo “Rituals/Materials” non solo una mostra, ma una vera e propria piattaforma per esplorare il potenziale trasformativo dell’architettura e l’uso della tecnologia nel promuovere la comprensione interculturale e il dialogo interreligioso nelle città del futuro”.
Fonte : Repubblica