La fede nella diaspora: le comunità cinesi britanniche e la fuga da Hong Kong

Uno studio promosso a Londra dalla British and Foreign Bible Society misura l’impatto dell’arrivo nel Paese di oltre 200mila hongkongesi negli ultimi tre anni. Nelle comunità i cristiani sono oggi il 18%, una percentuale molto più alta di quelle in Cina, a Taiwan o Hong Kong. Ma anche tra chei non è legato ad alcuna confessione religiosa emerge interesse per il cristianesimo.

Milano (AsiaNews) – La fuga di decine di migliaia di giovani famiglie da Hong Kong verso la Gran Bretagna, dopo il nuovo clima creato dalla dura repressione delle proteste del 2019, è uno dei vuoti più evidenti venutisi a creare nella grande metropoli cinese. Ma queste nuove comunità all’estero come stanno cambiando il volto della diaspora cinese? E dentro di essa quale ricaduta stanno avendo sulle comunità cristiane?  

È il tema interessante affrontato in due articoli pubblicati recentemente sul sito chinasource.org dal sociologo delle religioni Yinxuan Huang, che tra il 2021 e il 2023 per la British and Foreign Bible Society ha coordinato presso la London School of Theology il progetto di ricerca The Bible and the Chinese Community in Britain. L’intento era proprio quello di fotografare l’impatto dell’arrivo di circa 200mila hongkongesi con passaporto britannico sulla vita delle comunità cristiane già presenti nel Regno Unito.

Riassumendo i dati raccolti Huang parla di un tasso di crescita medio annuo del 28,8%: nei tre anni presi in esame sono infatti sorte ben 32 nuove chiese, congregazioni e organizzazioni cristiane cinesi. E la crescita più importante si è verificata ovviamente all’interno delle comunità dove si prega in cantonese, la lingua parlata a Hong Kong.
L’arrivo degli immigrati con passaporto britannico ha portato anche alla nascita di quelle che definisce “due forme uniche di chiese”. La prima è costituita da 10 chiese fondate proprio da leader cristiani giunti da Hong Kong: sono comunità – spiega Huang – che presentano spesso posizioni politiche e sociali distinte, creando un contrasto evidente con le Chiese cinesi già esistenti nel Regno Unito. La seconda categoria comprende invece quelli che potrebbero essere definiti come i gruppi “annidati”. Si tratta di piccole comunità cinesi all’interno di Chiese non cinesi, in gran parte frutto di un apposito programma di accoglienza penato proprio per i cristiani immigrati da Hong Kong.

A livello generale la maggioranza dei cinesi nel Regno Unito dichiara di non avere un’affiliazione religiosa (62,4%). A dichiararsi cristiano è circa il 18% degli interpellati, l’8,5% in più rispetto al secondo gruppo religioso, costituito dai buddisti. Ma lo studio della British and Foreign Bible Society ricorda che questo 18% è un dato che supera abbondantemente la percentuale dei cristiani presenti nella Cina continentale, a Hong Kong e a Taiwan. Definisce la comunità cristiana cinese nel Regno Unito come “una tipica chiesa transnazionale a maggioranza immigrata”, composta prevalentemente da immigrati di prima generazione (solo il 12,3% dei suoi fedeli è nata in Gran Bretagna).

In un altro articolo dedicato alla stessa ricerca Yinxuan Huang si sofferma poi su alcuni dati interessanti che riguardano quel 62% di immigrati cinesi nel Regno Unito che dichiarano di non essere legati ad alcun gruppo religioso. “Quando il sondaggio ha chiesto a questo gruppo di 410 intervistati se credono nel paradiso, nell’inferno, in Dio o in altre divinità e nella reincarnazione – scrive – in tutte e quattro le voci quelli che hanno risposto ‘sì’ sono stati più di quelli che hanno risposto ‘no’. Inoltre, un numero considerevole di intervistati mostra opinioni agnostiche, soprattutto per quanto riguarda l’inferno e la reincarnazione. È evidente che, sebbene i cinesi (soprattutto quelli della Cina continentale) siano spesso associati all’ateismo, in realtà i veri atei sono una minoranza relativamente piccola anche tra quanti dichiarano di non avere alcuna affiliazione religiosa”.
Alla domanda – poi – su quali aspetti del cristianesimo sarebbero interessati ad approfondire, il 46% degli intervistati ha dichiarato di voler “conoscere il punto di vista cristiano su importanti questioni sociali e politiche odierne”. Inoltre, il 44% ha espresso interesse per “esplorare l’eredità cristiana nella cultura britannica” e il 40% si è detto interessato al tema del rapporto tra scienza e fede.

“L’aspetto che i cinesi non cristiani trovano più interessante del cristianesimo – commenta Huang – è la sua capacità di fornire risposte e spiegazioni alternative a questioni e sfide chiave dell’epoca in cui vivono. Per esempio, in un altro focus group che ha coinvolto nuovi convertiti nelle chiese cinesi (molti dei quali provenienti da Hong Kong), diversi partecipanti hanno affermato che gli insegnamenti biblici li hanno aiutati a superare l’impatto e persino il trauma causato dai drastici cambiamenti sociali e politici avvenuti a Hong Kong prima del loro insediamento nel Regno Unito, poiché il concetto di riconciliazione offriva qualcosa che non potevano trovare nella loro educazione influenzata dalla cultura cinese”.
Nel complesso quello che emerge è dunque il quadro di un laboratorio missionario interessante. “La comunità cristiana cinese britannica – conclude Yinxuan Huang – continua a crescere ed evolversi, in particolare con l’afflusso di immigrati di Hong Kong, e si pone come un campo dinamico di potenziale interazione e arricchimento reciproco tra fede e cultura, sfidando ed espandendo i confini tradizionali della fede e dell’affiliazione religiosa”.
 

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Fonte : Asia