Il nuovo decreto che permetterà di installare in Italia impianti eolici nelle aree marine

Com’è profondo il mare: la riflessione resa celebre quasi mezzo secolo fa da Lucio Dalla è più attuale che mai nel nostro paese. Gli specchi d’acqua, infatti, rappresentano una delle priorità del Governo per quel che riguarda le energie alternative “green”, nel caso di specie quella eolica.

Circa un mese fa, proprio l’esecutivo, o meglio uno dei suoi rappresentanti, è stato molto chiaro da questo punto di vista. Lo scorso 19 ottobre Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ha parlato espressamente di un decreto per sfruttare le aree marine del paese, installare impianti eolici offshore e lottizzarli. Il testo legislativo dovrebbe vedere la luce, sempre secondo il titolare del dicastero di Via Cristoforo Colombo, in tempi brevi. Che cosa ci attende dunque? Anzitutto, bisogna capire che cosa si intende di preciso con il termine “eolico offshore”.

Fotovoltaico da balcone e mini eolico: come autoprodurre energia per risparmiare sulle bollette

Che cos’è un impianto eolico offshore

Un parco eolico offshore non è altro che un impianto per la produzione di energia elettrica. Il suo funzionamento si basa su una serie di turbine eoliche che vengano installate in mare aperto, nello specifico a diversi chilometri dalla costa. La loro utilità è che si può sfruttare dal punto di vista produttivo la superficie occupata da mari, oceani e persino laghi. Solitamente questi impianti sono di due tipologie:

  • Pale eoliche che vengono fissate al fondale marino
  • Floating, caratterizzate da pale che sono poste su piattaforme galleggianti

Il sistema è simile a quello di un qualsiasi parco eolico che si trova sulla terraferma. In poche parole, l’energia elettrica viene generata dalle turbine che a loro volta sono mosse dalla rotazione delle lame, sospinte appunto dal vento. I tre elementi che non possono mai mancare in questi casi sono la torre (struttura che sorregge tutto il resto), il rotore (le lame che si muovono grazie al vento) e la navicella (utile per convertire l’energia da movimento in elettricità).

Eolico Offshore: vantaggi e svantaggi della tecnologia che produce energia grazie a parchi eolici costruiti in mare aperto 

I progetti del nostro paese

In base a quanto riferito da Pichetto Fratin, verranno individuate delle aree di dimensioni comprese tra i 30 e i 50 chilometri quadrati, in modo che possano essere eventualmente lottizzate. La realizzazione degli impianti, inoltre, dovrebbe aver luogo nel biennio 2029-2030. Per arrivare a un risultato del genere, comunque, bisognerà definire con maggiore cura gli spazi marittimi e accordarsi con altri paesi come quelli dell’Africa del Nord e del Portogallo, così da accertare le varie competenze. Serviranno anche porti e navi attrezzate.

Il percorso non è dunque semplice e nemmeno veloce, ma le intenzioni di cominciarlo ci sono. Le previsioni del Ministero dell’Ambiente, in particolare, parlano di 1,4 giga di impianti di questo tipo in Sicilia entro il 2030.

L’eolico offshore nel mondo

L’eolico offshore è piuttosto gettonato soprattutto in Europa, tanto è vero che l’intero vecchio continente può vantare il 70% della potenza globale installata. Non a caso il primo parco inaugurato su scala commerciale è quello che si trova in Danimarca (bisogna risalire addirittura al lontano 1991). Il più grande del mondo, invece, ha luogo nel Regno Unito, con 1,12 GW complessivi di potenza. L’Italia ha iniziato a tenere il passo soltanto di recente. Il primo parco di questo tipo inaugurato nel Belpaese è quello nel Mar Ionio, al largo di Taranto, e che ha soltanto un anno di vita. È un primo passo che dovrebbe essere seguito a breve da molti altri ancora.

Fonte : Today