Home Education: morte e famiglia raccontati da Rocco Fasano e Andrea Niada

Home Education – le regole del male è un film difficile da leggere con un solo sguardo, presentando un’azione che oscilla continuamente fra l’horror disturbante e angosciante di matrice più corporea, e il dubbio e l’ansia prettamente psicologici e patologici. Nello scriverlo e girarlo, Andrea Niada, il regista, ha cercato di modulare la dimensione più disturbante di questo racconto in favore di un’esperienza che si rivolge continuamente agli spettatori in sala, insinuando una serie di dubbi e preoccupazioni che sviluppano il proprio potenziale orrorifico gradualmente, con l’evolvere di una narrazione fumosa, misteriosa e difficile da leggere in toto.

In occasione della sua uscita nei cinema, il 30 novembre 2023, abbiamo avuto modo d’intervistare sia Andrea Niada che Rocco Fasano, uno dei protagonisti maschili principali, approfondendo con loro alcuni aspetti dietro alla realizzazione della pellicola, analizzati anche nella nostra recensione di Home Education – Le regole del male.

Home Education: il tema della morte come tabù e mezzo espressivo

Everyeye.it: Essendo che il tema della morte è centralissimo in Home Education – Le regole del male, (ricordandovi che ci siamo ritrovati a ragionare su una dinamica simile anche nella nostra recensione di Talk to me) secondo voi quanto è importante il parlarne, dal punto di vista cinematografico, e com’è stato il vostro approccio creativo all’interno del film in questo senso?

Andrea Niada: Per me molto importante, nel senso che… come dici giustamente è un tema che non viene trattato particolarmente e c’è da dire una cosa, non è trattato in maniera completamente realistica, neanche nel film, perché c’è l’elemento fantastico di mezzo. Tutto parte dall’incapacità di queste tre persone nell’accettare la mortalità.

Quindi, partendo in primis dal padre… per me l’obiettivo era la genesi delle teorie di questa famiglia, il punto di riferimento che ha creato questo modo di pensare e questo sistema di credenze… così vediamo una madre che si è attaccata alla visione di questo uomo, cercando una spiegazione alle domande in gioco. In un contesto del genere troviamo pure una figlia che ha assorbito quello in cui credono i genitori portandolo a un estremo. Si tratta di un modo patologico di affrontare qualcosa di molto complesso e angosciante.

Rocco Fasano: Guarda io sono molto d’accordo con entrambi voi sul fatto che il tema della morte sia una delle cose più interessanti, che mi aveva colto di più in scrittura, sceneggiatura, ed è vero che si tratta di un tabù perché è una delle paure che accomunano davvero tutti gli esseri umani. E quello che ho trovato interessante dell’esplorare in questo film è proprio l’aspetto ossessivo legato al non accettare la dimensione della morte a tal punto dal dover creare una realtà parallela. Il fatto che ci sia questo bilanciamento quasi perfetto e delicato tra le domande che ti poni alla fine e i due modi di leggere l’azione a schermo mi è piaciuto molto, e quindi anche il fatto di affrontare la morte e tutto ciò che ad essa è legato.

Dan: un personaggio fondamentale nell’azione di Home Education

Everyeye.it: il tuo Dan è un personaggio che in un certo qual modo alleggerisce i toni di Home Education – Le origini del male, e anche quello con cui è più facile entrare in contatto in modo diretto. Nell’azione, però, è pure un elemento di disturbo, l’inaspettato visitatore che s’interessa a questa famiglia. Quanto di tuo hai messo nel personaggio, anche della tua esperienza fino ad oggi? Deriva da ispirazioni esterne?

Rocco Fasano: Di mio c’è senza dubbio il fatto di sentirmi un pesce fuor d’acqua, questa è una cosa che fa parte di me da sempre, quindi ho scavato un po’ in quella sensazione del sentirsi fuori posto, del non avere una fiducia in sé stessi al 100%, insomma tutto questo doveva emergere dal personaggio, che è una sorta di “passerottino” perso, e in effetti come dici tu è anche un elemento di disturbo dal punto di vista della famiglia stessa, perché chiaramente la madre vede in lui una minaccia in quanto, attraverso i suoi occhi, pure il pubblico giunge alla consapevolezza di ciò che sta accadendo dietro quelle mura.

La famiglia come tematica distorta all’interno di Home Education

Everyeye.it: Il tema della famiglia è un altro elemento centrale in Home Education – Le regole del male. C’è una dinamica molto interessante nel film attraverso cui inizialmente si legge questa violenza familiare psicologica diretta nei confronti di Rachel, che ti porta a empatizzare con lei, per poi ribaltare ogni cosa in questo senso. Come siete arrivati a costruire una dinamica del genere nel film?

Andrea Niada: Per quanto riguarda la scrittura, da quando ho scritto la prima stesura della sceneggiatura gli eventi del film sono rimasti quelli. A me interessano i personaggi che cambiano ma vanno peggiorando. Di sicuro mi intrigava molto la dinamica che tutti i carnefici, di base, a un certo punto sono stati delle vittime. Quindi, appunto, capovolgere anche come uno si relaziona ad alcuni personaggi, empatizza con loro vedendoci delle vittime e vuole che siano salvati, e alla fine, secondo me, c’è una sorta di emancipazione nel racconto. Mi sono divertito molto a costruire la narrazione e, nel lavorare con Rocco, Lydia e Julia, si è sempre trattato di trovare una tridimensionalità ai personaggi. A me l’horror che interessa di più è quello radicato nella realtà, in una psiche che è comunque comprensibile, con la quale puoi empatizzare anche se è un po’ malata.

Rocco Fasano: Dal mio punto di vista, per quanto concerne il mio personaggio, era importante mantenere il contrasto tra i diversi tipi di scena, e i diversi tipi di momento. Quindi c’era la freschezza di loro due nel bosco, tra Dan e Rachel dove lui doveva in qualche modo relazionarsi con una ragazzina semplice e poi le svolte successive. Mantenere questo contrasto e tenere bene a mente le differenze tra le dinamiche, e nei diversi momenti della storia è stato funzionale per questo discorso qui.

L’ambientazione italiana di Home Education – Le regole del male

Everyeye.it: l’ambientazione boschiva del film contribuisce sicuramente a incrementare l’alone misterioso e fumoso della storia. Com’è stato girare sull’Altopiano della Sila dal punto di vista della regia e della recitazione?

Andrea Niada: è stato molto umido. Come ambientazione la Sila era perfetta, purtroppo è stata la prima vera pioggia peggiore in Calabria in 100 anni, e ha piovuto o grandinato sempre per 23 giorni di riprese. Quindi le scene nel bosco sono molto ridotte da quello che erano in sceneggiatura, perché pioveva talmente tanto che si sarebbe rotta l’attrezzatura e abbiamo avuto anche dei problemi girando nella casa. Da un lato, quindi, è stato bellissimo perché avevamo una libertà totale, perché si tratta di una zona veramente poco abitata e tutti son stati gentilissimi ed estremamente disponibili. Dall’altro lato, il tempo ci ha veramente creato dei problemi costanti e impegnativi.

Fonte : Everyeye