Il tonfo clamoroso del M5s alle europee: mai così male nella sua storia

Se è vero che una sconfitta era prevedibile, questa volta il tonfo è stato clamoroso. Alle elezioni europee il M5s ottiene il peggior risultato della sua storia raccogliendo il voto di un elettore su dieci. I 5 Stelle restano comunque il terzo partito, ma Forza Italia e Lega sono ormai a un’incollatura. Per non parlare del Pd Elly Schlein a cui Conte, tra uno sgambetto e l’altro, sperava di strappare la leadership della coalizione e che invece ha più che doppiato i pentastellati. Un risultato che fino alla vigilia nessuno aveva pronosticato. Sondaggisti inclusi. Certo, l’astensionismo record al Sud, da sempre bacino di consensi per il M5s, e lo scarso radicamento sul territorio non hanno aiutato Giuseppe Conte, mentre i dem hanno potuto contare sul traino di candidati che hanno fatto il pieno di preferenze (vedi Decaro a Bari, ma anche Bonaccini, Giorgio Gori e Cecilia Strada nelle circoscrizioni del Nord). 

Ma attenuanti o no per Conte è stata una disfatta. Nelle precedenti elezioni nazionali il M5s non era mai andato così male. Alle europee del 2014 aveva raccolto il 21,16%, mentre a quelle successive del 2019 il 17,07%. Il risultato più basso in assoluto il Movimento lo aveva raggiunto alle politiche del 2022 ottenendo il 15,4% dei voti alla Camera. Più di cinque punti sopra rispetto alle europee del 2024. Il dato che emerge dal voto è che neanche “l’avvocato del popolo” riesce più a più a frenare l’emorragia di consensi iniziata dopo la prima esperienza del M5s al governo. Inutile raccontarsi favole: le europee erano anche una sfida interna tra lui e Schlein e quella sfida Conte l’ha persa malamente. 

I risultati delle elezioni europee 2024-2

Conte paga l’affluenza bassissima registrata nelle Regioni del Sud dove il M5s ha sempre avuto un importante tesoretto di voti, ma i numeri ci dicono che i 5 Stelle non hanno sfondato neanche dove prima erano dominanti. Nell’Italia meridionale il Movimento ottiene infatti circa il 16,8% delle preferenze, mentre in quella insulare il 16,2%. Un dato su tutti: nel 2019 la Sicilia aveva incoronato il M5s primo partito con il 31,18% delle preferenze, un consenso che oggi appare dimezzato. Al Centro, ma soprattutto al Nord è notte fonda e nelle due circoscrizioni del Settentrione i 5 Stelle restano fermi al 6-7% e vengono superati perfino da Alleanza Verdi e Sinistra.

Parlare di campanelli d’allarme è riduttivo. “Prendiamo atto di questo risultato deludente, molto deludente” ha ammesso Giuseppe Conte che poi ha promesso “una riflessione interna per cercare di approfondire le ragioni di questo risultato”. E tra le righe ha anche annunciato l’inizio di una nuova fase. ”Il dialogo con le forze progressiste”, ha detto, ”sarà sempre più intenso man mano che dovremo assumerci la responsabilità di un’alternativa”. L’esito del voto apre inevitabilmente scenari inediti. Per la coalizione di sinistra e per lo stesso M5s che di fatto diventa un socio di minoranza del Pd. Quanto a Conte per ora il suo ruolo di capo politico non è in discussione, ma dovrà rinunciare all’investitura da leader della coalizione. E dire addio al sogno di tornare a Palazzo Chigi da premier. 

Fonte : Today