Robot, Grande Giove: 15 anni di rivoluzione

Il 24 ottobre 2009, dopo circa 6 anni di progettazione, nasce iCub, un robot dall’aspetto umanoide con 53 motori al suo interno che gli consentono di muovere testa, arti superiori e vita. iCub, pensato per interagire con persone autistiche e per la riabilitazione neuropsichiatrica, viene presentato alla settima edizione del Festival della Scienza, un’iniziativa che si svolge a Genova, poco lontano dai laboratori dell’Istituto italiano di tecnologia dove iCub è stato realizzato.

In questa nuova puntata dello speciale Wired15 di Grande Giove, il podcast powered by Wired in occasione dei suoi 15 anni, abbiamo discusso dei più significativi passi in avanti fatti in questo ambito dal 2009 ad oggi, e delle prossime tendenze. Lo abbiamo fatto, dagli uffici di Oversonic robotics a Milano, con Fabio Puglia, cofondatore della realtà italiana che sviluppa sistemi di robotica avanzata e che ha raggiunto l’ambizioso obiettivo di portare sul mercato RoBee il primo androide cognitivo made in Italy certificato per lavorare in fabbrica.

Ma quali sono stati i progressi chiave che hanno reso possibile questo scenario? “Le tappe della robotica sono molto estese nel tempo. Ritornerei a Turing e alle visioni di Asimov, con le famose tre leggi della robotica. Da lì, passerei alle sperimentazioni di Boston Dynamics, che è stata la prima ad aprire nuove frontiere nella meccanica orientata all’autonomia. Da quel momento, si è innescato un percorso trasversale, integrando tecnologie non specificamente robotiche al servizio della robotica umanoide.“, spiega Puglia. “Dalle batterie all’automotive, ai materiali come la fibra di carbonio e i motori brushless elettrici, che 20 anni fa non avremmo potuto utilizzare. È stato un puzzle composto nel tempo“.

Dai sogni di fantascienza alla realtà, la robotica ha compiuto passi da gigante negli ultimi anni, ma le previsioni sono altrettanto promettenti, spiega Puglia, specie per quanto riguarda l’interazione uomo-macchina:Per i prossimi 15 mi aspetto di vedere una prima convivenza reale tra uomini e macchine, la possibilità di fare una passeggiata e vedere robot umanoidi muoversi insieme a noi nello svolgere attività quotidiane“. La chiave di questa rivoluzione starà nell’adottare un approccio “guidato dall’uomo” per lo sviluppo tecnologico. Le macchine non devono sostituire completamente gli umani, ma amplificare le loro capacità, liberandoli da lavori pericolosi o ripetitivi e supportandoli nella gestione dei dati.

Oversonic robotics è in prima linea anche nella rivoluzione dell’approccio tradizionale alla robotica, ponendo il software al centro e l’hardware come output finale. Come spiega Puglia: “Noi siamo tra le software house che usano l’hardware come output, mentre tipicamente nel mondo dell’automazione è l’inverso”. Questa inversione di priorità è uno dei fattori chiave dietro il successo dei Robbee. “Pensa a un sistema meccanico che devi controllare, un robottino che deve stare in piedi: più sono bravo nel controllo, meno ha bisogno di fare architettura raffinata sulla parte di meccanica, meno sono bravo nel controllo, più devo fare sì che la meccanica si tenga in piedi da sola”, commenta l’esperto.

In tutto questa anche l’Italia può giocare un ruolo di primo. “Abbiamo una cultura ingegneristica e umanistica allo stesso tempo, riusciamo a valorizzare aspetti collaterali che diventano strutturali. C’è anche una grande capacità di design in Italia“, sottolinea Puglia. Oversonic robotics ha portato questa visione sul mercato con RoBee, il primo robot umanoide cognitivo made in Italy, in grado di lavorare in sicurezza a fianco dell’uomo. “RoBee diventa un connettore sociale, può instaurare un rapporto di empatia con le persone e motivarle ad interagire con lui“, afferma Puglia. Ma quali sono i limiti di questa nuova frontiera? Secondo Puglia, “non dobbiamo preoccuparci di mettere paletti a priori, ma guidare le macchine che stiamo creando a fianco dell’uomo, mantenendo il know-how e la consapevolezza per evitare derive pericolose“.

Ai microfoni Daniele Ciciarello e Matteo Imperiale, con il coordinamento editoriale di Luca Zorloni, l’assistenza editoriale di Maddalena Sara e il supporto operativo e logistico di Elena Lotto.

Fonte : Wired