Dopo Raisi l’Iran sarà ancora più radicale

In tanti si chiedono e sperano che il disorientamento che ha fatto seguito all’improvvisa morte del presidente iraniano Raisi, apra possibili nuovi scenari in Iran. È legittimo pensare che le autorità politiche faranno tutto quanto è in loro potere per mantenere saldamente in mano le leve del comando, scegliendo il successore di Raisi tra gli esponenti più conservatori della repubblica islamica. Area a cui apparteneva anche il leader morto nell’incidente (se di incidente si è trattato) in elicottero.

La svolta impressa con l’arrivo al governo delle frange più radicali dello spettro politico iraniano a scapito dei moderati spazzati via dal potere proprio con l’elezione di Raisi, verrà messa alla prova alle elezioni previste a inizio estate; ma le possibilità che venga ribaltata davvero sono remote e risiedono prevalentemente nella capacità di dare fiducia e mobilitare gli elettori, dato che l’ultima volta solo uno su dieci si era recato alle urne.

Una circostanza resa più difficile dalla nuova ondata di arresti verso dissidenti o anche solo per chi sui social ha visto nella morte di Raisi un’occasione di cambiamento (può bastare la pubblicazione del verso di una poesia che allude alla libertà dall’oppressione per essere denunciati, com’è avvenuto per la moglie di un popolare calciatore).

Tuttavia l’equilibrio che la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, è chiamato a mantenere, richiede molta abilità politica. Perché dovrà da un lato cercare di consolidare la presa sulle istituzioni da parte dei conservatori, ma dall’altro prestare attenzione a non favorire uno slittamento verso le posizioni più estreme e bellicose. Che sono un pericolo per il Medio Oriente e per il mondo, ma anche per l’Iran.

Dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre scorso e la rappresaglia del governo Netanyahu contro Gaza, infatti, l’Iran si è spinta là dove non era mai arrivata negli ultimi 45 anni: un attacco diretto, massiccio e ufficialmente rivendicato contro Israele. Scegliendo, come casus belli, il blitz al proprio consolato di Damasco col quale Tel Aviv aveva eliminato alcuni importanti figure militari e dell’intelligence.

La scelta degli ayatollah di autorizzare quell’attacco con droni e missili, sottende qualcosa di più e si inquadra in una strategia che mira a superare il divieto di usare armi atomiche che ancora oggi è vigente e solido in Iran.

L’arricchimento dell’uranio arrivato al 60% e di molto superiore al limite necessario per usarlo a scopi civili (appena il 5%), potrebbe facilmente e pericolosamente raggiungere la soglia del 90% che è quella necessaria per fabbricare la bomba. A frenare i pasdaran che vorrebbero usare l’arma nucleare almeno come minaccia per condizionare se non come ordigno da sganciare effettivamente, è una fatwa specifica che in Iran assume un valore giuridico e simbolico molto superiore a qualsiasi decreto legge.

Nulla è immutabile, però, soprattutto in politica. Dunque chi in Iran auspica un inasprimento del conflitto contro Israele per centrare l’obiettivo statutario iscritto nella ragione sociale della Repubblica islamica (la “distruzione dello stato sionista”), tenterà in modo sempre più pressante di rimuovere questo ostacolo.

La morte di Raisi ha aperto la strada verso il voto con tutte le incognite che esso si trascina, anche in un regime illiberale come quello iraniano. E il primo obiettivo per chi oggi detiene il potere, sarà continuare a tenere lontani dai ruoli decisionali gli esponenti delle fazioni moderate a cui ancora non vengono perdonati (tra le altre cose) gli accordi del 2017 per la limitazione del nucleare, patrocinati dagli Stati Uniti di Obama e maldestramente annullati dall’amministrazione Trump (per un cui ritorno alla Casa Bianca i pasdaran incrociano le dita). Nel frattempo i funerali del leader defunto forniscono al regime iraniano un nuovo palcoscenico per dare una teatrale prova di forza popolare e lanciare un messaggio al mondo Occidentale: l’Iran continuerà ad essere una minaccia.

Khamenei incontra il leader di Hamas Haniyeh: “Eliminazione di Israele possibile”

Fonte : Today