Stati generali della natalità, cosa sono?

Gli Stati generali della natalità rappresentano un evento annuale a Roma, che dichiara di voler affrontare le problematiche demografiche italiane. Organizzato sotto il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma e del Forum delle associazioni familiari, un’associazione di stampo cattolico, l’evento si propone di indagare sul declino delle nascite in Italia e di proporre soluzioni. Promossa anche dalla Fondazione per la natalità, a sua volta legata ad ambienti di chiesa, e dal titolo Esserci – Più giovani più futuro, quest’anno l’iniziativa, che si svolge all’Auditorium della conciliazione della capitale, prevede dibattiti che hanno come argomenti politiche di welfare a sostegno delle famiglie, equilibrio tra lavoro e vita familiare e accesso all’abitazione per le giovani coppie, anche se l’approccio viene considerato da alcuni osservatori divisivo. Secondo le proiezioni Istat, nel 2050 gli anziani supereranno di gran lunga i giovani, mentre il numero delle nascite continuerà a diminuire.

Le voce e le posizioni

Non siamo preoccupati di chi ci pagherà le pensioni o il Ssn. Vogliamo invece che i nostri figli siano liberi. Non si tratta di convincere a fare figli, qui si tratta di mettere ciascuno nelle condizioni di decidere liberamente cosa fare della sua vita. E oggi non è così perché la nascita di un figlio in Italia è una delle prime cause di povertà“, ha detto Gigi de Palo, organizzatore della manifestazione. Il presidente del Forum delle associazioni familiari, Adriano Bordignon, ha annunciato una conferenza intergovernativa sulla natalità dopo le elezioni europee.

Secondo il collettivo Aracne, invece, tra le principali voci della contestazione all’evento, gli Stati generali della natalità promuovono la famiglia tradizionale come l’unica giusta e c’è la volontà di “imporre scelte sui nostri corpi, di negare il nostro diritto ad autodeterminarci”. De Palo, d’altronde, ha spiegato in apertura della kermesse che “è soprattutto padre di cinque figli”. Il messaggio dell’evento, secondo gli oppositori, promuoverebbe un sistema diviso in due, tra il lavoro produttivo del genere maschile e quello riproduttivo del genere femminile.

Il caso Roccella

La quarta edizione degli Stati generali è stata caratterizzata da una contestazione verso la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella. Mentre la ministra iniziava il suo intervento, un gruppo di studentesse e studenti dalla platea ha gridato “Vergogna, vergogna!” esibendo cartelli di protesta. Una ragazza è stata poi invitata sul palco, dove ha letto un comunicato di contestazione alle politiche familiari del governo Meloni: “Sui nostri corpi, decidiamo noi“. Di fronte a questa situazione, Roccella ha abbandonato il palco. “Non si è trattato soltanto di una censura verso di me o verso il governo, ma di una profonda ostilità verso la maternità e la paternità” ha commentato la ministra dopo aver abbandonato il palco della manifestazione. La contestazione fa riferimento all’ultimo disegno di legge che permette alle associazioni pro-vita e anti-abortiste di entrare nei consultori ed è stata organizzata da una cinquantina di attivisti di collettivi studenteschi come Collettivo Transfemminista, Aracne e Collettivo Artemis.

Tale gesto ha suscitato diverse reazioni, con messaggi di solidarietà da parte di esponenti politici come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha rinunciato alla sua partecipazione. Tra gli ospiti di quest’anno, oltre alla ministra Roccella, figurano personalità come papa Francesco, che ha accettato l’invito per la quarta volta (e in passato accolto dall’ex presidente Mario Draghi), il giornalista Massimo Giletti, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l’ex premier e leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Nell’edizione del 2023 la kermesse aveva ospitato l’intervento del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che aveva parlato della necessità di tutelare “l’etnia italiana”, scatenando reazioni di indignazione per il lessico utilizzato.

Fonte : Wired