Perché a Genova è scoppiata la guerra tra ultras di Genoa e Sampdoria: cosa c’è dietro gli scontri

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Il bollettino di guerra dopo gli scontri e gli assalti (3 in 24 ore) per ora è fermo a feriti lievi, a pochi arresti, a indagini che in queste ore hanno preso piede ma una possibile traccia su quanto sta accadendo c’è già.

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Tre assalti in 24 ore. A Genova dilaga la violenza di piazza degli ultrà di Genoa e Sampdoria. Prima gli scontri in piazza Alimonda, poi l’attacco al club dei tifosi blucerchiati in piazza le Adriatico infine l’irruzione nel Bar di Nervi. C’è qualcos’altro dietro la voglia di vendetta che scandisce l’escalation di scontri e incidenti che, almeno per adesso, nemmeno le forze dell’ordine sono riuscite ad arginare.

La situazione ha raggiunto un livello di allarme preoccupante, che va oltre le (possibili, ulteriori) misure di sicurezza e controllo del territorio nella zone ritenute più “calde”, quelle da trincea, dal punto di vista della rivalità che separa le opposte fazioni. Il bollettino di guerra per ora è fermo a feriti lievi, a pochi arresti, a indagini che in queste ore hanno preso piede ma una traccia c’è già: è molto più di una sensazione che quanto sta accadendo sia la conferma che determinati equilibri si sono rotti e che le azioni di guerriglia, condotte anche contro gli agenti, rappresentino una sorta di salto di qualità sia per la loro gravità sia a livello generazionale.

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Qualcosa sta cambiando (o è già cambiato) e che uomini dal sangue caldo, le frange più estreme refrattarie a ogni forma di diplomazia della pace o di tregua (che non sia armata), abbiano preso il sopravvento è testimoniato da una serie di eventi avvenuti negli ultimi giorni. Spaventano la modalità, la pianificazione (si ragione anche su ipotesi del genere), le strane coincidenze del caso che non convincono così come le versioni fornite rispetto ai tafferugli scoppiati domenica scorsa dopo Sampdoria-Reggiana. I tifosi della Samp escono dal Ferraris e transitano attraverso piazza Alimonda, non molto distante da uno dei covi del Grifone (in via Armenia) che a quell’ora (dopo le 17) si popola per la sfida di Serie A dei rossoblù a San Siro contro il Milan (ore 18).

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Difficile da parte degli inquirenti capire qual è stata la causa della gazzarra furibonda che s’è scatenata dinanzi al rimpallo di responsabilità e alla reazione a (presunti) affronti subiti. Ma questa volta le circostanze hanno preso una piega differente, che rende inutili anche accorgimenti logistici e piano traffico tali da evitare contatti tra tifoserie in occasione dei match in calendario. Il tam tam della tribù del tifo doriano ha chiamato l’adunata: a rispondere “presente” sarebbero state circa 80 persone per effettuare la spedizione punitiva contro i genoani.

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Gli uomini della Digos intervengono ma gli scontri sono furenti: da un lato i sostenitori rossoblù, dall’altro quelli della Samp che, pur di arrivare a contatto, si scagliano contro i militari. Nulla li dissuade, non hanno intenzione di fermarsi nemmeno dinanzi a quel cordone di salvaguardia e ordine pubblico: vi si infrangono con fragore e pure questo è un indizio di quel salto di qualità della violenza ultrà.

La rabbia è contagiosa, fa il paio con la follia collettiva che spinge un gruppo abbastanza folto di tifosi del Grifone a lasciare il Meazza in anticipo per fare ritorno in città e lavare via l’onta di quell’assalto. Lo fanno alla vecchia maniera: puntano i locali di un ritrovo degli Ultras Tito Cucchiaroni e li mettono a soqquadro devastando ogni cosa, provando anche ad appiccare il fuoco (subito domato dai pompieri).

Cosa accadrà adesso? A livello istituzionale la prassi fa sì che saranno imposte restrizioni per i tifosi tenendo conto delle indicazioni imposte dall’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive. Ma controllo e repressione non bastano a ristabilire gli equilibri saltati.

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Fonte : Fanpage