La nuova nave giapponese per cacciare e vendere più carne di balena

C’è una nuova nave che caccerà balene in Giappone, la Kangei Maru. Con la nuova grossa imbarcazione, il settore nazionale della caccia alle balene spera di allargare il proprio mercato e aumentare i guadagni, dopo il freno arrivato dalle pressioni delle associazioni animaliste e dalla comunità internazionale. Nelle prossime settimane la nuova nave partirà dal porto di Shimonoseki, nel sud del Giappone, per un viaggio di otto mesi e sostituirà la Nisshin Maru, una imbarcazione mercantile che ha catturato e macellato 17.072 balene dalla sua entrata in servizio nel 1991 al suo ritiro a novembre.

La pesca di balene nelle acque internazionali

Di proprietà della Kyodo Senpaku, società con sede a Tokyo, e costata 7,6 miliardi di yen (50,1 milioni di dollari), la Kangei Maru pesa 9.300 tonnellate ed è lunga 112,6 metri: la sua grossa dimensione le permette di ospitare un equipaggio di cento persone e trasportare balenottere comuni da 70 tonnellate. Operando con imbarcazioni più piccole, la Kangei Maru è in grado di immagazzinare e stoccare fino a 600 tonnellate di carne di balena, così da rimanere in mare per lunghi periodi. Gli animalisti non sono allarmati solo per le sue dimensioni. L’autonomia di 13mila chilometri della Kangei Maru alimenta il sospetto che il Giappone, cinque anni dopo aver abbandonato la sua controversa caccia “scientifica” nell’Antartico e ripreso la pesca commerciale dei cetacei lungo le sue coste, possa nuovamente riprendere la caccia di balene in acque internazionali. E questo nonostante le rassicurazioni della società Kyodo Senpaku, che ha precisato che la nuova nave dovrebbe navigare solo nelle acque territoriali del Giappone e nella sua zona economica esclusiva (ZEE).

La crisi del settore

L’arrivo della nuova imbarcazione segna un ulteriore passo indietro. La Commissione baleniera internazionale (IWC) ha vietato la caccia commerciale del cetaceo nel 1986, ma ha consentito al Giappone di continuare a catturare ogni anno un piccolo numero di balene nell’Antartico per scopi di “ricerca”. Le cose sono poi cambiate nel 2014, quando la Corte internazionale di giustizia ha ordinato la sospensione delle spedizioni dopo aver concluso che la caccia non era, come aveva sostenuto il Giappone, effettuata per scopi di ricerca scientifica. Quattro anni dopo, il Giappone si è ritirato dall’IWC e ha annunciato che avrebbe posto fine alla pesca in Antartide, ma avrebbe ripreso la caccia commerciale alle balene nelle sue acque costiere per scopi alimentari. 

Vendita di carne di balena in distributori automatici in Giappone (LaPresse)

A causa dei cambiamenti sociali ed economici, è tuttavia difficile convincere i giapponesi ad acquistare carne di balena. Prima di tutto a causa della crisi del settore, che soffre nonostante gli ingenti sussidi del governo giapponese per sostenere l’industria baleniera. Il consumo è poco popolare: vengono mangiate tra le mille e le 2mila tonnellate di carne di balena all’anno in Giappone, meno dell’1 per cento delle 230mila tonnellate consumate nel 1962. Parte del problema è il costo relativamente elevato, con 1 kg di carne che viene venduto per circa 2.200 yen, circa 14 euro.

La città di Shimonoseki serve 100mila pasti a base di carne di balena all’anno nelle scuole primarie e medie e ospita numerosi ristoranti che preparano piatti a base di carne di balena. Per dare una spinta al settore, gli chef stanno tentando di inventare nuovi modi di cucinarla. L’anno scorso, Kyodo Senpaku ha installato distributori automatici di carne di balena nelle città di Tokyo, Yokohama e Osaka per aumentare le vendite del prodotto. 

Fonte : Today