Nintendo, l’emulatore per riprodurre i videogiochi storici sull’iPhone

Gli emulatori di videogiochi stanno attraversando un periodo difficile. A marzo Yuzu, un emulatore di Nintendo Switch, è stato chiuso in seguito a una causa intentata dall’azienda giapponese. Più o meno nello stesso periodo è scomparso anche Pizza Emulators, un altro emulatore Nintendo. E quando recentemente Apple ha allentato le proprie restrizioni accettando gli emulatori di giochi retrò all’interno dell’App store, un’applicazione che simula il Game Boy Advance, iGBA, è diventata rapidamente una delle più amate tra gli utenti, sopravvivendo però solo per qualche giorno.

Che cos’è Delta

Ma adesso sul negozio virtuale del colosso è disponibile un emulatore simile a iGBA. Si tratta di Delta, una versione aggiornata e gratuita di un emulatore progettato appositamente per iOs che supporta giochi per Nintendo Entertainment System, Super Nintendo, Nintendo 64, Game Boy Color, Game Boy Advance e DS, e che permette di riprodurre sul display dell’iPhone i titoli pensati per le console storiche dell’azienda. Il sistema è progettato “per offrire un’esperienza di emulazione raffinata e facile da usare, con funzionalità specifiche per iOs, come AirPlay”, spiega il suo creatore Riley Testut. Delta è anche compatibile con una discreta varietà di controller, tra cui i Joy-Con per Nintendo Switch Pro o i controller per Nintendo Switch Online, Ps5 e Xbox Series X.

Quando all’inizio di questo mese ha aperto le porte dell’App store agli emulatori di giochi retrò, Apple ha specificato che i sistemi avrebbero dovuto rispettare “tutte le leggi applicabili” e vietato espressamente le “imitazioni” nel suo store. L’estromissione di iGBA si deve proprio a questa disposizione, dal momento che l’app era una versione modificata del lavoro di un altro sviluppatore.

Testut, studente della University of Southern California e sviluppatore di app, ha raccontato a Wired US di essersi imbattuto per la prima volta su iGBA su Discord, riconoscendo subito il suo lavoro nell’emulatore dell’App Store. “Non solo le skin dei controller e l’interfaccia utente erano identiche, il nome interno dell’app era letteralmente ‘GBA4iOS.app’”, ha raccontato.

In rete Testut ha espresso tutto il suo sconcerto e disappunto. “Mi fa arrabbiare che Apple si sia presa del tempo per cambiare le regole dell’App store in modo da accettare gli emulatori, e poi abbia approvato un’imitazione della mia applicazione“, ha scritto su Threads. Testut precisa che lo sviluppatore dietro iGBA “si è personalmente scusato per il pasticcio” in un’email, mentre Apple si è rifiutata di commentare la vicenda.

Il ruolo degli emulatori per la conservazione dei videogiochi

In un periodo in cui l’industria dei videogiochi cerca di capire come salvaguardare i titoli storici che rischiano di scomparire per sempre, è probabile che gli emulatori come quello di Testut siano sempre più richiesti. “Abbiamo visto più volte che chi detiene la proprietà intellettuale è restio a eseguire il porting dei vecchi titoli sugli hardware più recenti, impedendo alle nuove generazioni di giocarci – commenta Testut –. Gli emulatori assicurano che i vecchi giochi possano ancora essere riprodotti a distanza di decenni, un po’ come le vecchie registrazioni audio“.

Gli stessi leader del settore sembrano convinti del fatto che gli emulatori possano essere la risposta ai problemi di conservazione dei videogiochi. “La mia speranza è che come settore lavoreremo su un’emulazione legale che consenta agli hardware moderni di usare qualsiasi gioco vecchio (entro limiti ragionevoli)”, ha detto il capo di Xbox Phil Spencer ad Axios nel 2021. Da allora, in effetti, Microsoft ha messo in piedi un team dedicato proprio alla conservazione dei titoli Xbox.

Adesso che Apple ha permesso agli emulatori di sbarcare sul suo App store, iGBA ha dimostrato che esiste un mercato che non vede l’ora di usare questi sistemi. E finché rimarrà nelle grazie di Apple, Delta potrebbe essere la risposta giusta a questa esigenza.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.

Fonte : Wired