Barbara Rossi: “Il mio stile può piacere o no, ma cerco di far capire il tennis a chi non lo conosce”

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Barbara Rossi, voce del tennis su Sky, si è raccontata in una lunga intervista a Fanpage.it. L’aneddoto con Sinner: “Dopo il primo torneo vinto era imbronciato, è il suo segreto”.

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Barbara Rossi è da una vita nel tennis. É stata una giocatrice professionista di buon livello, poi è diventata allenatrice e da diversi anni è un’apprezzata commentatrice in TV, sia per Eurosport che per Sky. Il suo stile pacato, competente ed equilibrato l’ha resa ulteriormente popolare. Rossi, nel giorno in cui Sky Sport celebra il tennis, ha rilasciato un’intervista a Fanpage.it nella quale ha parlato dello splendido periodo del tennis italiano, della popolarità di questo sport e di Jannik Sinner, che conosce sin da quando era un ragazzino.

Barbara, da tanti anni sei una apprezzata telecronista, ora grazie anche ai risultati ottenuti da Sinner e al tuo stile hai aumentato la tua popolarità. Quanto commenti il tennis, sei calma, pacata, tranquilla. Come mai hai scelto questo tipo di approccio?
Sono fatta così. Considera che io ho avuto anche giocatrici famose, ho allenato Schiavone e Pennetta. Io ho un approccio molto tranquillo alla partita. Analizzo e vedo. Ho giocato anche io, questo è il mio modo. Può piacere o no, ed è il mio stile nell’approcciare la partita. C’è a chi piace ad altri no. Cerco di far capire anche a chi non conosce il tennis cosa sta succedendo.

Qual è il tuo primo ricordo di Sinner?
Io lo conosco da quando era bambino. Perché conosco bene Piatti e me ne parlava tanto, l’ho visto in tutte le sue fasi. Lui è un ragazzo intelligente, ha sempre guardato molto in avanti. Non si è mai posto obiettivi piccoli, non si è mai accontentato. L’approccio alla sua carriera è sempre stato questo. E ti racconto un episodio, anzi un aneddoto che spiega bene la sua essenza.

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Raccontami.
Quando conquistò il suo primo torneo ATP (a Sofia nel 2020, ndr) avrebbe dovuto essere felicissimo, è un traguardo per ogni tennista. Invece era imbronciato. Gli chiesero ma come mai sei imbronciato? Rispose dicendo che stava pensando a cosa aveva sbagliato nella partita. Ecco, quello è il modo con cui affronta ogni singolo incontro della sua carriera, e questo lo sta aiutando adesso. Lui continua a essere così con uno Slam vinto, la possibilità di vincerne un altro e di diventare magari numero 1 del mondo.

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Si può identificare un punto di svolta nella carriera di Sinner?
Un ragazzo che è più portato impara più in fretta. È fondamentale l’esperienza delle partite, che aiuta a essere sempre più bravi, soprattutto se si ha la possibilità di affrontare giocatori di un certo livello. Se giochi sempre con giocatori medi le tue qualità bastano, ma quando sfidi tennisti migliori te provi a superare anche te stesso. Sinner, ad esempio, quando ha avuto l’opportunità di allenarsi con allenarsi con Nadal ha pensato di poterlo battere una volta trovato in un torneo. Quando lo ha sfidato (tre volte tra il 2020 e il 2021, ndr) ha capito che era molto lontano e dopo l’ultima sconfitta era scoraggiato. Ma lì gli è scattato qualcosa e ha capito che quello che sapeva fare non gli bastava, doveva fare di più. Il talento è quello: imparare da tutte le esperienza e fare dei passi avanti.

Nadal a Madrid è tornato a vincere due partite consecutive, ma a inizio settimana diceva non si sentisse in condizione di partecipare al Roland Garros. Molti si chiedono, perché continua a giocare nonostante gli acciacchi e i problemi fisici e non decide di ritirarsi?
Lui ama tanto competere. In questo momento ha un problema a una spalla, si è stufato di rimanere in un campo d’allenamento e si è ributtato nella mischia. Non si ritira perché gli piace giocare. Anche per Federer è stato così. Dire basta è difficile. Scendere in campo, avere quell’adrenalina, mettersi sempre in discussione, sentire i tifosi che fanno il tifo per te sono cose che contano anche per i grandissimi campioni.

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Djokovic è ancora il numero 1 del mondo, ma ha iniziato il 2024 in modo complicato, anche se ha raggiunto le semifinali agli Australian Open e a Monte Carlo. Secondo te si sta risparmiando per i grandi appuntamenti estivi o ha iniziato il suo declino?
Parliamo di una leggenda. Djokovic è stato il più forte di tutti, ma ora ha 37 anni. Sicuramente si sta risparmiando. Il suo problema non so sia fisico. I risultati di quest’avvio di stagione potrebbero essere più prodotti da un problema di concentrazione. Poi credo che stia cercando di arrivare il più fresco possibile per il Roland Garros, per Wimbledon e per le Olimpiadi, che per tutti i tennisti sono diventate un appuntamento importante.

Dopo un anno e mezzo molto complicato Matteo Berrettini è tornato su buonissimi livelli, secondo te potrà ritrovare la top 10?
Perché no? Berrettini può tornare sui livelli di qualche anno fa. Qualche segnale già lo ha dato. Sta meglio. Mi è dispiaciuto non vederlo a Madrid, perché era un campo adatto alle sue caratteristiche. Il suo problema non è certamente il gioco, ma la condizione fisica. Se sta bene fisicamente e si muove bene, se sta vicino alla linea di fondo e serve bene può tornare in alto e sull’erba può ottenere ottimi risultati.

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Quali sono le prospettive di Sinner per il torneo di Madrid? Può puntare al successo o deve temere Alcaraz?
Sinner potrebbe anche vincere Madrid, perché questo è un tipo di campo che gli piace. Va detto che ha fatto un carico di lavoro per i tornei che verranno dopo. Si sta gestendo e si sta gestendo bene. Mi sembra anche molto sereno, rilassato.

Oltre a Jannik ci sono tanti altri tennisti italiani di livello alto. Come mai sono spuntati tutti assieme?
Dietro di lui ce ne sono tanti, abbiamo nove giocatori nei primi 100 della classifica ATP. Si diceva sempre: ci vuole il faro, ora il faro c’è. Ma oltre a Jannik c’è una squadra. I giocatori si spingono l’un l’altro, e i risultati si vedono. Quello che mi sembra è che ci sia armonia anche tra gli allenatori, uno aiuta l’altro. Un cambio notevole rispetto a prima, quando c’era tanta freddezza.

Il tennis è tornato a essere uno sport popolarissimo. In questo momento si gioca lo scettro con il calcio?
Sì. Ti faccio un esempio. C’è stato un giorno che ero a Sky perché dovevo commentare una partita, sono andata in una sala dove c’era un grande schermo con la partita di Sinner e al fianco un piccolo schermo dove c’erano le immagini di una partita di calcio. In quel momento ho fatto una foto. Sembrava difficile da pensare qualche anno fa, ma adesso è così. Sinner ormai lo conoscono tutti, pure chi non lo segue il tennis lo conosce. E Jannik viene apprezzato per come è fatto, per come gioca, ma anche per come si approccia alle persone.

Una domanda su Medvedev. Il russo è un giocatore straordinario, geniale, che a volte in campo ha degli atteggiamenti un po’ particolari.
Lui è un genio. Se ci parli capisce davvero come è veramente. Medvedev ha una testa che gira a mille. Come tutti i campioni non vuole perdere mai e in qualsiasi modo cerca di vincere. Se deve far qualcosa per vincere lo fa, se deve creare caos lo crea. In generale è un tennista che ti fa giocare e quindi batterlo dipende da te. Se hai la testa per farlo e sei costante puoi farcela.

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Invece Holger Rune sembra aver fatto un passo indietro tra sconfitte sorprendenti e pesanti e infiniti cambi di allenatore, nonostante abbia talento e sia un tennista di livello.
Rune quando è entrato nel circuito aveva fatto vedere di essere un vincente. Il problema è che in questi anni non ha aggiunto nulla al suo gioco, ha un tennis molto fisico, molto veloce, ma gli altri pian piano hanno preso le misure, hanno preso dei punti di riferimenti. Gli avversari ti studiano, sanno che tu hai dei cali di concentrazione e quindi anche se hai dieci o quindici minuti in cui fai sparire la palla, giocano tutti i punti e restano là, in partita. Rune è rimasto uguale a quello di un paio d’anni fa, deve aggiungere cose al suo gioco. Prima vinceva tanto, ora no e quindi si vedono di più tutte le cose negative. A livello caratteriale c’è poco da fare, quello non glielo puoi cambiare, deve migliorare dal punto di vista tecnico.

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L’ultima domanda è invece su Carlos Alcaraz e sul suo grande rapporto con Juan Carlos Ferrero, che è più di un mentore per lui.
Alcaraz ha avuto la fortuna di trovare Ferrero e Ferrero è stato bravissimo a intuire le sue grandi qualità. Tu pensa che Ferrero, che è stato un grande campione, è andato nei tornei da 15mila con Alcaraz, i primi tornei del circuito. Un giocatore così forte non sarebbe mai andato con un tennista così giovane in un torneo minore. Avrebbe mandato qualcun altro, aspettando che crescesse. Invece lui ha capito che aveva un gioiello tra le mani. Alcaraz crede moltissimo nel suo allenatore, lo si vede anche nelle partite, come si confrontano. Lui è molto potente, probabilmente è quello che lo porta ad avere più problematiche. Sinner è molto più asciutto, porta meno peso. Ma vediamo.

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Fonte : Fanpage