Gao Zhisheng, avvocato cristiano, ‘scomparso’ da sette anni nelle prigioni cinesi

Il 20 aprile scorso ha compiuto 60 anni, ma da tempo il governo di Pechino nega ogni informazione sulla sua sorte. Ignorati i ripetuti appelli della moglie, di ong pro diritti umani e di agenzie delle Nazioni Unite. Egli risulta essere fra le molte vittime di “sparizioni forzate” legate al regime cinese.

Pechino (AsiaNews) – Il 20 aprile ha compiuto 60 anni, gli ultimi sette dei quali trascorsi in una cella del carcere “in gran segreto” e “isolato” dal mondo esterno e dalla famiglia, che da tempo non ha alcuna notizia di lui. La sua sorte, e il luogo attuale di prigionia, risultano infatti sconosciuti. A ricordare la drammatica vicenda dell’avvocato cinese pro-diritti umani (convertito al cristianesimo) Gao Zhisheng è la moglie Geng He, che in una lettera appello si rivolge alle autorità comuniste di Pechino chiedendone il rilascio immediato perché possa ricongiungersi ai suoi cari. In passato egli è stato anche vittima di torture e abusi da parte dei suoi carcerieri. 

Gao Zhisheng proviene da una famiglia povera. Suo padre è morto quando aveva 11 anni, lasciando la famiglia in condizioni di difficoltà. All’età di 16 anni è stato ammesso a una scuola media della contea, ma a causa della povertà della famiglia ha dovuto interrompere gli studi e a tornare a casa per lavorare nell’agricoltura. Egli trascorre due anni a scavare carbone in una miniera, senza ricevere alcun salario. Per guadagnarsi da vivere a 21 anni si arruola nell’esercito dove incontra la futura moglie Geng He, con la quale si sposa nel 1990.

Lasciato l’esercito, Gao resta a lavorare nello Xinjiang, vendendo verdure e frutta sulla strada per mantenersi. Di fronte ad abusi e violazioni di cui è testimone, egli decide di intraprendere gli studi di avvocato e, da auto-didatta, supera nel 1995 l’esame di abilitazione alla professione forense e l’anno successivo ha iniziato a praticare l’avvocatura a Urumqi, all’età di 32 anni. I primi lavori riguardano l’assistenza legale di gruppi di vulnerabili, un lavoro importante e apprezzato che lo porta a diventare nel 2001 fra i “Dieci avvocati di spicco” del Paese su nomina del ministero cinese della Giustizia.

Egli è stato uno dei primi avvocati per i diritti umani a emergere al grande pubblico all’inizio degli anni Duemila ed è stato un leader importante nel movimento di difesa dei diritti in Cina. Si è occupato di casi di lavoratori migranti e ha difeso persone perseguitate dalle autorità comuniste per la loro fede, compresi i cristiani. Nel 2006 è stato condannato una prima volta a tre anni di carcere per “incitamento alla sovversione del potere statale”. Rilasciato sulla parola, tra il 2007 e il 2011 è stato ripetutamente fatto sparire con la forza e torturato dalla polizia.

Nel dicembre 2011, secondo quanto riportato dai media ufficiali cinesi, Gao Zhisheng viene detenuto nello Xinjiang per aver violato i termini della libertà vigilata. Successivamente è rilasciato nell’agosto 2014, ma resta in regime di arresti domiciliari in casa nella pietra nella sua città natale nello Shaanxi settentrionale, dove viveva col fratello e la cognata. La mattina del 13 agosto 2017, la cognata si è recata nella grotta per chiamarlo a mangiare, ma egli risulta scomparso e, a tutt’oggi, risulta essere fra le tante vittime di “sparizioni forzate”.

Da sette anni la moglie Geng He lancia appelli al governo cinese affinché fornisca informazioni sulla sorte di Gao. La sua richiesta è molto semplice: sapere dove si trova suo marito. Tuttavia, Pechino non ha mai fornito alcuna informazione, nemmeno le notizie basilari come il luogo in cui è detenuto. Le agenzie delle Nazioni Unite e gli esperti di diritti umani hanno ripetutamente richiesto al governo cinese informazioni sulla situazione di Gao Zhisheng, ricevendo anch’essi sempre un netto rifiuto e un silenzio assoluto. 

La sua vicenda è fra i casi più celebri e documentati di sparizione forzata e prolungata, in cui il governo cinese viola apertamente il diritto internazionale. Fra quanti seguono da tempo la vicenda, senza ottenere informazioni di rilievo, l’ong attivista ChinaAid che si unisce all’appello della moglie chiedendo: il rilascio incondizionato alla Cina di Gao Zhisheng per il principio basilare riguardante il rispetto per i diritti umani; consentire a Geng He e agli altri membri della famiglia di fargli visita o di comunicare con lui tramite videochat; fornire informazioni dettagliate sulle sue condizioni di salute. 

Fonte : Asia