Albanese (ONU) a Fanpage.it: “Assalto a Rafah sarà un altro massacro, Israele non vuole testimoni”

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Conflitto Israelo-Palestinese

Le relatrice dell’ONU per i diritti umani in Palestina ha raccolto testimonianze di pazienti evacuati dalla Striscia di Gaza e di medici che hanno prestato soccorso. Da giorni Israele le impedisce di entrare nei territori. “Non vogliono testimoni”, dice Francesca Albanese a Fanpage.it.

Intervista a Francesca Albanese

Relatrice per i diritti umani nei territori palestinesi dell’ONU

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Francesca Albanese

Sono giorni che Francesca Albanese, relatrice per i diritti umani nei territori palestinesi dell’ONU, sta provando a entrare nella Striscia di Gaza per compiere il suo lavoro, quello di verificare cosa è successo e cosa ancora sta accadendo. Le autorità israeliane però le impediscono di entrare nella Striscia. Proprio in queste ore, l’esercito israeliano sta circondando la zona di Rafah, dove sono ammassate da mesi circa 1,2 milioni di palestinesi, scappati da Gaza e dalle altre città della Striscia e rifugiatesi proprio ai confini con l’Egitto.

Intorno a quello che è oggi il confine più chiuso del mondo, per volontà del governo israeliano, è stata allestita una piccola tendopoli, a testimonianza dell’imminenza di un attacco dell’esercito israeliano. Abbiamo raggiunto telefonicamente Francesca Albanese per capire con lei cosa sta avvenendo in queste ore e qual è la situazione sul campo.

Sono giorni che prova ad entrare a Gaza, cosa sta succedendo?

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Io sono stata nella zona rossa, la cosiddetta “terra di nessuno”, gli egiziani erano preoccupatissimi della mia presenza. In generale c’è un grande allarme per la mia sicurezza e questo mi dà più di qualche preoccupazione. C’è stato un diniego formale di Israele al mio ingresso nella Striscia, non mi fanno fare il mio lavoro e soprattutto mi stanno mettendo in una situazione di pressione enorme viste anche le minacce alla mia sicurezza. Per far il mio lavoro rincorro e raccolgo le testimonianze di chi ha lavorato a Gaza prestando soccorso in queste settimane. Ho parlato con medici egiziani, ho parlato con pazienti palestinesi provenienti dai territori, e anche con medici giordani che hanno prestato soccorso a Gaza dalle 3 alle 4 settimane. Sono principalmente neurochirurghi e ostetriche.

Stiamo vedendo un accerchiamento della zona di Rafah, e contemporaneamente l’allestimento di una piccola tendopoli. L’esercito vuol spostare in quel campo oltre 1 milione di persone? Che situazione si genererebbe?

Sono 40mila tende, comprate e ora anche installate: se pensano di mettere lì i profughi che sono ammassati a Rafah per fare spazio a un’offensiva militare, allora vi dico che le tende sono troppo poche, non bastano assolutamente, è una cifra irrisoria. Ma soprattutto è chiaro che un assalto su Rafah sarebbe un aggravio catastrofico della situazione umanitaria già precipitata, perché quello che sta succedendo a Gaza è difficile da spiegare a parole. La situazione è al collasso dal punto di vista igienico sanitario, si è diffusa l’epatite che è contagiosa, soprattutto nei bambini. Le persone stanno morendo per le infezioni, perché i letti negli ospedali non hanno più lenzuola quindi i malati sono poggiati sui materassi sporchi e si diffondono le infezioni. La gente che viene evacuata ora da Gaza, è stata curata a Gaza ma non c’è più stato un seguito, non si possono curare le ferite, non ci sono medicinali. Ma poi abbiamo una popolazione di 1 milione e 200 mila persone ammassate in un fazzoletto di terra da mesi, mi chiedo se un assalto militare contro questa zona in cosa si può risolvere se non in un altro massacro? Soprattutto alla luce di quello che sta venendo fuori su ciò che è stato commesso a Gaza in questi mesi.

Le tende vicino Rafah

Le tende vicino Rafah

Si è diffusa la notizia di fosse comuni ritrovate a Khan Yunis e a Gaza davanti agli ospedali, le chiedo che informazioni ha in merito?

Ci sono le immagini di Al Jazeera che mostrano corpi seppelliti nella sabbia, persone seppellite con le flebo nel braccio, minori, corpi con le mani legate dietro. L’assalto all’ospedale di Al Shifa è stato confermato da varie fonti ufficiali, ma nessuno può confermare o smentire le fosse comuni, semplicemente perché serve un’inchiesta indipendente, solo quella può darci certezze.

Intanto lei non può entrare a Gaza, come nessun altro può farlo. C’è il rischio che possibili crimini vengano insabbiati?

Assolutamente, Israele impedisce a tutti di entrare, questo è l’unico conflitto al mondo in cui non si ammette la presenza di giornalisti. Perché non c’è un corrispondente straniero che può essere presente per documentare cosa sta avvenendo? Io ho pubblicato un rapporto in cui dico che ci sono gli elementi per concludere che Israele ha commesso atti di genocidio. Ci sono arrivata analizzando le condotte militari dall’8 ottobre a oggi, analizzando le strategie adottate, le armi usate, il tipo di bombe e il tipo di logica usata contro un’intera popolazione. La strategia militare non può mai colpire civili, qui invece molti civili sono stati ritenuti affiliati di Hamas, anche medici, impiegati della pubblica amministrazione, avvocati, e poi le famiglie come scudi umani o “danni collaterali”. Questa è la logica che Israele ha usato da dopo il 7 ottobre.

La strategia è quella di agire indisturbati?

La mia conclusione è che l’esercito israeliano e il governo israeliano non vogliono testimoni. Anche se ce li abbiamo, perché sono le vittime stesse che stanno raccontando cosa è avvenuto, i pazienti che ora si trovano nelle strutture ospedaliere fuori dalla Striscia e i medici che hanno prestato soccorso. Sono loro i testimoni. Ma è chiaro che serve assolutamente un’inchiesta indipendente.

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Fonte : Fanpage