Cosa ci insegna il tentato furto della cartella clinica di Kate Middleton

La notizia della malattia di Kate Middleton – che ha rivelato di avere un cancro – ha fatto il giro del mondo. Proprio a ridosso del suo toccante videomessaggio, la principessa del Galles ha subito il tentato furto della cartella sanitaria nella clinica privata in cui era ricoverata. A spiegare i dettagli il quotidiano britannico Mirror, secondo cui un impiegato della London Clinic avrebbe tentato di accedere ai referti medici della futura regina d’Inghilterra per divulgare (o rivendere?) le informazioni private.

Nei giorni successivi si è appreso che sono tre i dipendenti, coinvolti a vario titolo, che la clinica ha sospeso dal lavoro. “Quanto è avvenuto non mi sorprende più di tanto. Nei sistemi informatici sanitari, infatti, tante persone accedono a troppe informazioni. Di fatto, siamo tutti esposti al rischio”, spiega a Today.it Michele Colajanni, professore ordinario presso il Dipartimento di Informatica, Scienza e Ingegneria dell’Università di Bologna.

Cartelle cliniche a rischio

Gli operatori sanitari utilizzano le cartelle cliniche per identificare i pazienti, conoscere il loro stato di salute e così prendere decisioni sulla sua assistenza. Dati personali e sensibili che vanno preservati da qualsivoglia forma di illecito, come ha ammesso la stessa London Clinic: “Crediamo che tutti i nostri pazienti, a prescindere dal proprio status di appartenenza, meritino totale privacy e riservatezza riguardo alle loro informazioni mediche”.

Nel caso di Kate Middleton però qualcosa è andato storto, e l’Information Commissioner’s Office – l’organismo di vigilanza sulla privacy e sulla protezione dei dati del Regno Unito – sta approfondendo l’accaduto. “Il dato sanitario va trattato sempre con la massima accortezza, attraverso dei codici e in modo anonimizzato”, ribadisce Colajanni. Ritenendo “prioritario, sempre e comunque, proteggere la parte debole ed esposta. Ovvero, il paziente”.

Cultura dei dati sanitari

La tutela delle informazioni sanitarie personali deve rappresentare un punto cardine all’interno di ospedali pubblici, cliniche private e case di cura. “Invece, più che garantire la sicurezza adeguata dei dati dei pazienti, le priorità dei sistemi sanitari sono storicamente altre, e quanto accaduto a Kate Middleton lo dimostra”, puntualizza il docente di ingegneria informatica.

Quali sono, dunque, le contromisure da mettere in atto? “Trattare il dato con la massima accortezza, con dei codici e in modo anonimizzato”, replica Colajanni. Che ribadisce: “Se i dati sanitari vengono rubati, ci possono essere delle conseguenze invasive sulla vita delle persone. Certamente bisogna sanzionare gli illeciti, ma prima di tutto va creata una cultura del rispetto”.

Fonte : Today