La Corte dei conti critica il patto con la Turchia sui migranti: “Costi non sempre ragionevoli”

Un’ampia somma di fondi destinata dall’Unione europea per i rifugiati in Turchia potrebbe essere stata utilizzata in modo più efficiente per garantire un migliore equilibrio tra costi e benefici e ottenere un impatto più incisivo. Queste sono le conclusioni del rapporto della Corte dei Conti, pubblicato ieri (24 aprile), che evidenzia la mancanza di un impatto sufficiente dei finanziamenti, oltre alla carenza di un’adeguata analisi dei costi e di un piano a lungo termine da parte della Commissione europea.

La Turchia, con la sua posizione geografica, rappresenta un importante Paese di accoglienza e transito di rifugiati e migranti diretti verso l’Europa e al momento conta più di quattro milioni di rifugiati registrati, di cui oltre 3,6 milioni di origine siriana. Il rapporto evidenzia “debolezze nella valutazione dei costi del progetto da parte della Commissione, poiché non ha valutato sistematicamente la ragionevolezza dei costi, confrontato costi simili tra progetti diversi o calcolato il costo per beneficiario”. Ai sensi dell’accordo sulla migrazione Ue-Turchia del 2016 (cosiddetto Facility for Refugees in Turkey o Frit), l’Ue si era impegnata a fornire almeno 6 miliardi di euro per assistere Ankara nella gestione del flusso di migranti siriani, suddividendo la somma a metà tra il bilancio dell’Ue e gli Stati membri.

Tuttavia, nonostante i risultati del Frit siano in fase di attuazione, il rapporto ha evidenziato una misurazione insufficiente dell’impatto del Facility e una sostenibilità garantita solo per i progetti di infrastrutture, trascurando quelli nei settori dell’istruzione, della salute e del supporto socio-economico. Bettina Jakobsen, autrice del rapporto della Corte, ha sottolineato che “il Facility è vantaggioso per i rifugiati e le comunità ospitanti, ma vorremmo comunque vedere miglioramenti in termini di dimostrazione dell’impatto, garanzia della sostenibilità e valore per i soldi”.

I progetti pianificati, come quelli mirati al potenziamento delle infrastrutture sanitarie, all’istruzione professionale e all’incubazione d’impresa per i rifugiati, sono stati in linea di massima realizzati. Tuttavia, è emersa un’insufficienza nel monitoraggio, che non ha permesso di valutarne appieno l’impatto. Ad esempio, pur essendo state erette nuove scuole per i rifugiati, gli auditor della Corte non sono riusciti a ottenere dati adeguati dal ministero turco per valutarne gli effetti sui beneficiari.

Rimane quindi incerto il destino dei progetti in Turchia una volta esaurito il sostegno finanziario dell’Ue. “Spetta ai responsabili politici decidere se e in che forma continuare il finanziamento o meno”, ha dichiarto Jakobsen a Euractiv. “In generale, per questo tipo di aiuti, la volontà politica è anche molto importante per garantire la sostenibilità e l’impatto”, ha aggiunto.

Fonte : Today