Carcere per i giornalisti, il governo ammette gli emendamenti. Bonelli: “La mafia brinda”

Il governo Meloni torna all’attacco dei giornalisti. Dopo il ritiro degli emendamenti del senatore e capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Giustizia del Senato, Gianni Berrino, che voleva inserire nel ddl Diffamazione pene fino a quattro anni per i cronisti, un nuovo fronte si è aperto a Montecitorio, dove il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha dichiarato ammissibili degli emendamenti di Enrico Costa (Azione) e Tommaso Calderone (Forza Italia) che rischiano di compromettere seriamente il lavoro dei giornalisti di inchiesta, andando a colpire di fatto la tutela delle fonti.

Il testo presentato dall’esponente di Azione prevede che un giornalista che pubblica delle intercettazioni o delle notizie che sono frutto di un reato commesso da altri rischi fino a tre anni di carcere. Il caso più recente è quello dello scandalo dossieraggi che ha coinvolto il tenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano. Costa è anche autore di emendamenti – riammessi dalla commissione – sull’utilizzo dei trojan, ovvero di quegli strumenti che permettono le intercettazioni ambientali con microspie in caso di reati gravi contro la pubblica amministrazione. Molte inchieste giornalistiche, che hanno avuto anche pesanti ripercussione di carattere giudiziario, con gli emendamenti presentati dall’esponente del partito di Carlo Calenda non sarebbero state possibili. Ancora più pesante l’emendamento di Calderone; il capogruppo di Forza Italia vorrebbe estendere i reati previsti dall’articolo 648 dell’articolo penale (riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e autoriciclaggio) anche “ai dati o programmi contenuti in un sistema informatico telematico sottratti illecitamente e alla loro utilizzazione, riproduzione, diffusione o divulgazione con qualsiasi mezzo”. Anche in questo caso i giornalisti rischierebbero pene pesantissime, da sei a otto anni di carcere. 

Bonelli (Avs): “Allucinante, si va verso svolta da regime”

“Non vorrei abusare con le parole – spiega il leader di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Angelo Bonelli, a Today.it – ma quando si inizia a minacciare il carcere per i giornalisti si va verso una svolta da regime totalitario. Con gli emendamenti che hanno presentato viene meno il principio di tutela delle fonti e si va a colpire al cuore il giornalismo di inchiesta, che ha permesso di portare a galla tanti crimini nel Paese prima ancora che ci arrivasse la magistratura. E la cosa allucinante è che siano stati riammessi anche gli emendamenti di Enrico Costa per limitare i trojan, ovvero per limitare quegli strumenti che si sono rivelati preziosi per la lotta alla criminalità organizzata e sono stati utilizzati anche per arrivare all’arresto di Matteo Messina Denaro. È la bandiera bianca nella lotta alla criminalità organizzata e un assalto, con il tintinnio delle manette, alla libera informazione che fa solo il suo dovere. Del resto anche il ministro Carlo Nordio aveva definito l’utilizzo dei trojan ‘un atto di inciviltà’. Mi chiedo cosa ci sia di incivile nell’indagare sui mafiosi o sulla corruzione che mina il tessuto economico e sociale del Paese. Con questi provvedimenti la mafia brinda”.

“Edi Rama che chiama Corsini? Fatto gravissimo”

Per l’esponente di Avs, lo scopo dell’esecutivo è imbavagliare la libera informazione e di fatto controllare quello che viene pubblicato dalla stampa. “Se riusciranno nel loro scopo – continua –  non sarà più possibile pubblicare nulla e ci saranno solo le veline del governo che diranno cosa si potrà scrivere o non scrivere, un po’ come quel ‘mattinale’ che parte da Palazzo Chigi e viene inviato sulla chat di tutti i deputati e senatori di Fratelli d’Italia. È l’orbanizzazione del Paese. Serve un’iniziativa forte dell’Unione Europea per tutelare la libertà di informazione perché con queste misure il Freedom Media Act viene ampiamente violato. Sono provvedimenti illiberali sui quali potremmo anche chiedere un referendum”. E le polemiche sulle manovre di palazzo che colpirebbero la libertà di stampa, si sovrappongono a quelle sulla Rai, che dopo il “caso Scurati” è di nuovo nella bufera per una telefonata di Edi Rama al direttore degli approfondimenti Paolo Corsini, a cui il presidente albanese ha contestato un servizio di Report sul protocollo sui migranti sottoscritto da Roma e Tirana. “La Rai – spiega ancora Angelo Bonelli – è commissariata, sul piano politico, da Palazzo Chigi. Che il leader di uno Stato estero si permetta di chiamare un direttore della televisione pubblica per contestare un servizio giornalistico è gravissimo: perché è chiaro che individua in quella figura un uomo del governo italiano a cui chiedere una forma di censura. Abbiamo superato ogni limite”.

Fonte : Today