Il Governo prova a disciplinare l’intelligenza artificiale: cosa cambia dalla giustizia alla sanità

Un piede in un futuro che ormai confina sempre più con il presente. Nel Consiglio dei ministri di oggi, martedì 23 marzo, l’Italia ha approvato il ddl Intelligenza artificiale con il quale l’Italia si candida di fatto a diventare il primo Paese europeo a legiferare sul tema. Il testo dovrà ora passare alle Camere. Vediamo punto per punto cosa prevede.

Un miliardo di euro sullo sviluppo di sistemi di A.I. 

Ci sarà innanzitutto una strategia nazionale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale: la coordinerà il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, con il suo Dipartimento per la Trasformazione Digitale. La strategia verrà aggiornata ogni due anni. Sarà finanziata con una dote economica di un miliardo di euro: è il più grande impegno finanziario pubblico nel settore a livello europeo, dopo quello di Germania e Francia. Gli investimenti saranno effettuati attraverso il Fondo di sostegno al venture capital.. 

Chi “governerà” l’A.I. in Italia 

L’AI Act, il regolamento europeo che disciplina la materia nel Vecchio Continente, ha previsto che ciascuno Stato membro si doti di un”’Autorità nazionale per l’intelligenza artificiale”, senza definire in modo rigido che tipo di ente avrà questa responsabilità. Il governo italiano ha scelto un sistema di governance ”duale”: Sarà l’Acn, Agenzia per la cybersicurezza nazionale, guidata dal prefetto Bruno Frattasi, ad avere il compito di vigilare con poteri ispettivi e sanzionatori. L’Agid invece, l’Agenzia per l’Italia digitale, di cui Mario Nobile è direttore generale, si occuperà dell’esecuzione della strategia nazionale, di promuovere l’innovazione e lo sviluppo dell’IA, e di definire le procedure e a esercitare le funzioni e i compiti in materia di valutazione, accreditamento e monitoraggio dei soggetti incaricati di verificare la conformità dei sistemi di intelligenza artificiale.

Da uno a cinque anni di reclusione per chi diffonde contenuti illeciti basati su A.I.

Il ddl interviene anche nell’ordinamento giudiziario, in ambito civile, amministrativo e penale, delegando il governo ad adottare, entro 12 mesi, uno o più decreti legislativi per regolamentare l’uso illecito dell’intelligenza artificiale. In particolare, saranno introdotti nuovi reati e nuovi strumenti cautelari per inibire la diffusione e rimuovere i contenuti generati illecitamente con l’aiuto di sistemi di intelligenza artificiale, nonché una nuova aggravante legata all’uso di IA nel compimento di determinati reati.

Il codice penale sarà modificato con l’inserimento dell’art. 612-quater, ”Illecita diffusione di contenuti generati o manipolati con sistemi di intelligenza artificiale”, che prevede una pena da uno a cinque anni di reclusione.

I magistrati potranno usare l’A.I. ma con molte limitazioni 

Si procede invece con cautela per quanto riguarda l’applicazione dell’A.I. in campo giudiziario.  L’uso dell’IA in campo penale è escluso, salvo per l’organizzazione e la semplificazione del lavoro e per la ricerca. ”È sempre riservata al magistrato la decisione sulla interpretazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sulla adozione di ogni provvedimento”. Il punto è escludere che sia un algoritmo a decidere della validità delle prove o della colpevolezza di qualcuno.

Sul fronte della tutela degli utenti, dati personali e informazione, il ddl prevede che i contenuti generati o modificati dall’intelligenza artificiale, ”alterati in modo tale da presentare come reali dati, fatti e informazioni che non lo sono” dovranno avere un bollino, un marchio visibile e riconoscibile con l’acronimo ”IA”. A meno che non si tratti di un programma manifestamente ”creativo, satirico, artistico o fittizio, fatte salve le tutele per i diritti e le libertà dei terzi”.

Gli autori potranno sempre, attraverso una procedura di opt-out, chiedere che le proprie opere non siano usate per addestrare l’intelligenza artificiale. Restano salve le prerogative del Garante per la protezione dei dati personali e l’applicazione del Gdpr, il regolamento europeo per la protezione dei dati personali.

Intelligenza artificiale e medicina: le tutele per il paziente

 L’uso dell’intelligenza artificiale per prevenzione, diagnosi e cura di malattie, sviluppo di farmaci, terapie e tecnologie riabilitative, realizzazione di apparati medicali deve essere sempre comunicato all’interessato attraverso un’informativa che potrà essere pubblicata sul sito web del titolare del trattamento. Ci sarà invece una piattaforma nazionale di intelligenza artificiale che verrà utilizzata con finalità di cura e di assistenza territoriale, e verrà alimentata con i dati strettamente necessari per l’erogazione dei servizi. Sarà gestita dall’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. 

Lavoro e sicurezza nazionale: quali sono le novità 

Ma ci sono novità anche per il lavoro: il ddl istituisce presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali l’Osservatorio sull’adozione di sistemi di intelligenza artificiale nel mondo del lavoro con il compito di definire una strategia sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito lavorativo, monitorare l’impatto sul mercato del lavoro, identificare i settori lavorativi maggiormente interessati da questa rivoluzione tecnologica.

Come nel caso dell’executive order americano e dell’AI Act europeo, le questioni di sicurezza nazionale e difesa, e le attività svolte dalle forze armate e dalle forze di polizia in questi ambiti, sono escluse invece dall’ambito applicativo del ddl.

Sconti ai ricercatori che rientrano in Italia 

Il ddl estende il regime di agevolazioni fiscali per gli impatriati (lavoratori che rientrano dopo un periodo fuori dall’Italia) anche a chi ha svolto all’estero un’attività di ricerca nell’ambito delle tecnologie di A.I. “Il provvedimento – spiega il sottosegretario per l’Innovazione tecnologica Alessio Butti – è rivolto a chi rientra dagli Stati Uniti ma anche dagli altri Paesi europei”.

Nordio: “Evoluzione di cui non conosciamo gli esiti” 

 “Chi diffonde senza il consenso video o immagini alterate con la A.I., cagionando un danno ingiusto, è punito con la reclusione da 1 a 5 anni”. Lo ha ribadito il ministro Nordio alla conferenza stampa al termine del Cdm.

“Ci troviamo di fronte a una vera evoluzione di cui non conosciamo gli esiti – ha aggiunto il ministro della Giustizia – Sappiamo che la tecnologia avanza più velocemente della legge ma noi cerchiamo di prevenirne le conseguenze. La tecnologia, come la IA non è né buona né cattiva, è neutrale. Lo dico perché si è diffuso il pensiero che l’IA possa sostituire un domani l’attività giurisdizionale. I sistemi di IA verranno usati esclusivamente per l’organizzazione e la semplificazione del lavoro giudiziario e la ricerca giurisprudenziale dottrinale. È sempre riservata al magistrato la decisione sull’interpretazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sull’adozione di ogni provvedimento. Cerchiamo di coglierne l’opportunità ma senza condizionare il magistrato”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio alla fine del Cdm. 

Fonte : Today