Tesla, la peggiore crisi nella sua storia

Per Tesla questa è stata una delle settimane peggiori di sempre. La casa di auto elettriche di Elon Musk ha licenziato il 10% dei suoi dipendenti in quello che è diventato il più grande taglio di forza lavoro nella sua storia. Due alti dirigenti dell’azienda – il vicepresidente delle politiche pubbliche e dello sviluppo commerciale, Rohan Patel, e il responsabile dello sviluppo delle batterie, Drew Baglino – hanno annunciato di voler lasciare l’azienda. Gli scossoni si inseriscono in un contesto finanziario difficile: negli Stati Uniti e in Europa la domanda di veicoli elettrici sta calando, mentre la concorrenza della Cina si intensifica e i dipendenti europei si ribellano. E ora, con un calo delle azioni del 35% negli ultimi sei mesi, gli investitori sono preoccupati.

Per gran parte del personale di Tesla il licenziamento è arrivato a sorpresa. È il caso di Angela. Non più tardi di venerdì scorso il suo responsabile aveva sottolineato quanto stesse facendo bene il suo lavoro, vendendo le Tesla ai clienti nello stato americano della Georgia. Tre giorni dopo, la sua posizione è stata tagliata con effetto immediato. “Mi aspettavo di più da Tesla: almeno che avvisasse le persone con una o due settimane di anticipo“, dice Angela, che ha chiesto di usare uno pseudonimo per non compromettere un’eventuale possibilità di lavorare di nuovo per l’azienda. La donna racconta che il 40% del suo team è stato licenziato ed è sotto shock. Circa 14mila persone hanno ricevuto la stessa email, che imputava i tagli alla rapida crescita e alla duplicazione dei ruoli: “Abbiamo effettuato un’approfondita revisione dell’organizzazione e abbiamo preso la difficile decisione di ridurre il nostro organico a livello globale“, recitava la comunicazione interna.

Ma Tesla sta affrontando sfide senza precedenti in tutto il mondo, che vanno dal rallentamento della domanda alla crescente concorrenza dei rivali cinesi, passando per gli scioperi dei lavoratori in Svezia e addirittura un sabotaggio da parte di attivisti tedeschi per il clima. All’inizio di questo mese, la casa automobilistica ha anticipato agli investitori un tasso di crescita inferiore per quest’anno, incolpando gli aumenti dei tassi di interesse per la frenata della domanda. Nell’ultimo trimestre del 2023, Tesla ha perso il primato mondiale nelle vendite di veicoli elettrici, scalzata dalla cinese Byd che a livello globale ha venduto 40mila auto in più.

La concorrenza della Cina

L’ambizione principale di Tesla – produrre veicoli elettrici accessibili a tutti – sarà realizzata da altre aziende, afferma Liana Cipcigan, docente di elettrificazione dei trasporti presso l’università di Cardiff. E in effetti, l’obiettivo di Tesla di lanciare un’auto elettrica da 25mila dollari è già stato raggiunto da Byd. Questo ha scatenato una crisi di identità in un’azienda che un tempo rappresentava l’avanguardia nel settore. Se il ruolo di Tesla non è più quello di rendere popolari i veicoli elettrici a basso costo, allora qual è?

Le fortune globali della casa sono legate a doppio filo con la Cina, da dove ora però arriva anche il suo principale concorrente. Tesla ha impiegato solo 168 giorni per costruire la sua fabbrica di Shanghai nel 2019, nella speranza di imporsi in quello che oggi è il più grande mercato di veicoli elettrici del mondo. Ma lo stabilimento di Tesla ha prodotto anche “un effetto pesce gatto“, sottolinea l’analista Lei Xing. Nel gergo aziendale, per “effetto pesce gatto” si intende l’introduzione di un attore di primo piano – come un’azienda competitiva – in un determinato settore, che costringe “i pesci più piccoli” ad alzare il tiro. Se questo era il piano della Cina, ha funzionato: nei cinque anni successivi all’arrivo di Tesla a Shanghai, le vendite di veicoli elettrici nel paese sono aumentate del 500%.

Fonte : Wired