Terremoti, usare la fibra ottica per rilevarli funziona

Herrero già ai tempi assicurava che avrebbe funzionato (“Il 29 luglio abbiamo rilevato il terremoto con magnitudo 7.9 dell’Alaska e poco prima quello del Montenegro“), ma la sfida era quella di validare il sistema confrontandolo con i dati raccolti da un sismografo montato per l’occasione in loco. Insomma si puntava alla complementarietà di monitoraggi. Ebbene, l’obiettivo è stato raggiunto e anche la peer review attuata dagli specialisti di Nature lo conferma: la ricerca è stata pubblicata a inizio aprile con il titolo Seismic monitoring using the telecom fiber network e co-firmata dagli specialisti di Open Fiber, Ingv e l’Istituto nazionale di ricerca metrologica (Inrim).

Abbiamo rilevato sismi di magnitudo 7 che arrivavano dall’Alaska (luglio 2023) o dalla Turchia (febbraio 2023), ma anche poi fenomeni più lievi da 2,5 e 3 di magnitudo che potevano essere distanti centinaia di chilometri. In questi anni l’hardware non è cambiato ma abbiamo affinato la modellistica matematica applicata all’analisi dati: la base dei futuri algoritmi. Il riconoscimento da parte della comunità scientifica della serietà e dell’affidabilità del metodo ha confermato la potenzialità di questa tecnica come strumento di monitoraggio permanente e capillare “, sottolinea Carpentieri. Per Davide Calonico, responsabile della Divisione di metrologia quantistica dell’Inrim, “i risultati di questo studio e la loro pubblicazione su una rivista prestigiosa dimostrano come sia possibile, grazie anche a sinergie fra comunità diverse, raggiungere obbiettivi di impatto non solo per la scienza ma anche per la società“.

Una grande rete nazionale

Il prossimo passo non è ancora definito ma ci sono già tavoli di confronto con potenziali partner e istituzioni. L’unica certezza è che un’architettura di telecomunicazione, per altro commerciale come gli oltre 74mila chilometri di fibra di Open Fiber distribuiti sul territorio nazionale e dedicati ai servizi di connettività ftth (fiber to the home, fibta fino a casa), può essere usata a “costo zero” per altre attività. E questa soluzione potrebbe essere una valida alternativa al posizionamento di sensoristica tradizionale più costosa. “Ciò che rende questa tecnologia così promettente sono due elementi chiave: la sua complementarità con le attuali strumentazioni e la sua sostenibilità grazie al riutilizzo di infrastrutture già presenti“, conclude Herrero.

Fonte : Wired