Se la candidatura di Ilaria Salis fa male a Ilaria Salis

Dopo una giornata di tira e molla e smentite, nella serata di giovedì 18 aprile i due leader dell’Alleanza Verdi Sinistra, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, hanno annunciato la candidatura di Ilaria Salis alle prossime elezioni europee di giugno. Salis è detenuta da 13 mesi in un carcere ungherese in condizioni carcerarie molto lontane dagli standard Ue. “L’idea – si legge nella nota congiunta – è che intorno alla candidatura di Ilaria Salis si possa generare una grande e generosa battaglia affinché l’Unione Europea difenda i principi dello Stato di Diritto e riaffermi l’inviolabilità dei diritti umani fondamentali su tutto il suo territorio e in ognuno degli Stati membri. Il nostro è un gesto che può servire a denunciare metodi incivili di detenzione, soprattutto verso chi è ancora inattesa di un giudizio”.

Cosa succede a Ilaria Salis se viene eletta al Parlamento europeo

L’attivista, arrestata in Ungheria dopo degli scontri in cui è accusata di “tentato omicidio” perché – secondo le ricostruzioni dell’accusa – avrebbe percosso dei neonazisti, rischia fino a 24 anni di carcere. “Ilaria – ha detto il padre Roberto dopo l’annuncio – assume questa decisione non come via di fuga dal processo ma per poterlo affrontare nella piena tutela dei suoi diritti. La strada politica decisa è la più coerente con il suo trascorso politico”. La candidatura di fatto ha due finalità: la prima è decisamente “nobile”, ovvero quella di salvare la donna dalle catene ungheresi con cui viene trascinata nell’aula del Tribunale di Budapest, la seconda è più “pragmatica”, ed è quella di veicolare una parte di voto di opinione su una lista che dovrà combattere fino all’ultima scheda elettorale per superare la soglia di sbarramento. Tutto comprensibile, ma è davvero una buona idea? Probabilmente no.

Tanti rischi, poche certezze

Anche il Partito Democratico si era offerto, nelle scorse settimane, di candidare l’insegnante trentanovenne, offrendole il posto di capolista nella circoscrizione elettorale delle isole. Una proposta che però non aveva convinto né lei né il padre Roberto, soprattutto per la grande concorrenza tra i candidati nel partito di Elly Schlein. Il ragionamento che circolava in quei giorni non faceva una piega: se Salis mancasse l’elezione, la sua candidatura potrebbe risultare persino un boomerang. Questo perché l’Ungheria è una democrazia incompiuta, in cui i tribunali sono molto influenzati dal potere politico esercitato da Viktor Orbán; è un Paese in cui non si vieta ai neonazisti di manifestare (cosa impensabile ad esempio in Germania, dove sarebbero arrestati in flagranza di reato), ma si usa il pugno di ferro contro chi li contesta, applicando pene e carcerazioni preventive che in Italia svuoterebbero le curve degli stadi di calcio.

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Ne consegue che se Alleanza Verdi Sinistra non riuscisse a raggiungere la soglia del 4 per cento necessaria per eleggere eurodeputati, o se Ilaria Salis non rientrasse nei tre o quattro eletti che verosimilmente spetterebbero alla lista qualora centrasse l’obiettivo, la sua posizione potrebbe addirittura complicarsi. Zoltan Kovacs, portavoce del governo di Orban, ha più volte accusato l’attivista italiana di associazione a delinquere, premeditazione e coinvolgimento diretto negli scontri. “Lei e altri – ha dichiarato recentemente – hanno commesso azioni barbariche premeditate contro cittadini (neonazisti, ndr) ungheresi”. Facile immaginare che in caso di non elezione di Salis le ingerenze politiche interne spingeranno per il massimo della pena.

La polarizzazione dello scontro politico

C’è poi il versante interno. Il primo a gioire (a suo modo) per la candidatura di Ilaria Salis è stato il vicepremier Matteo Salvini, che già “sogna” confronti televisivi tra l’attivista e quel generale Roberto Vannacci che sta disperatamente corteggiando per averlo nelle liste della Lega alle elezioni di giugno.

A Salvini, che ha bisogno di polarizzare lo scontro e di mobilitare l’elettorato di estrema destra per fermare il crollo di consensi del suo partito ed evitare una resa dei conti al congresso del prossimo autunno, forse sfugge che Ilaria Salis non potrà partecipare a nessun tipo di confronto, perché durante tutta la durata della campagna elettorale resterà in carcere. Ciò non toglie che continuerà a brandirne l’immagine per fomentare la sua rabbiosa plebe digitale, Vannacci o non Vannacci. L’insegnante in fondo è un bersaglio perfetto: è donna, è un’attivista di estrema sinistra (una “zecca” per usare un termine in voga sulle pagine social del capo della Lega) e soprattutto è prigioniera di un Paese guidato da un “sovranista” tra i più stimati dal leader del Carroccio dopo Putin e Trump. Salis per Salvini è una perfetta arma di distrazione di massa per nascondere sotto il tappeto i problemi tragicomici che stanno accompagnando l’iter del famigerato ponte sullo Stretto e i prezzi del carburante saliti alle Stelle. Paradossalmente, la candidatura dell’attivista potrebbe favorire più la Lega che l’Alleanza Verdi Sinistra. Sarebbe una beffa oltre il danno.

Fonte : Today