Putin ammette la matrice islamica ma accusa ancora Kiev per la strage di Mosca

Vladimir Putin ha puntato il dito contro “gli islamisti radicali” dell’Isis-K ritenuti responsabili dell’attentato nella sala da concerto fuori Mosca, la Crocus City Hall, che ha causato la morte di oltre 130 persone. “Sappiamo che il crimine è stato commesso per mano degli islamisti radicali, la cui ideologia lo stesso mondo islamico combatte da secoli”, ha affermato il capo del Cremlino. Ma il presidente russo insiste su un presunto ruolo dell’Ucraina nella strage del 22 marzo scorso. 

Putin chiede: “Perché i terroristi volevano fuggire in Ucraina?”

“Questa atrocità potrebbe essere solo un collegamento tra una serie di tentativi da parte di coloro che dal 2014 sono in guerra con il nostro Paese per mano del regime neonazista di Kiev”, ha sottolineato Putin, che continua dunque a evocare una responsabilità dell’Ucraina nell’attentato di Mosca.

Chi ha ordinato l’attacco “sperava di seminare panico e discordia nella nostra società, ma ha trovato unità e determinazione per resistere a questo male”, dice Putin, che ancora una volta si concentra sul presunto ruolo di Kiev: “È necessario rispondere alla domanda: perché dopo aver commesso il crimine i terroristi hanno cercato di andare in Ucraina? Chi li aspettava li’?”.

“Gli Stati Uniti, attraverso diversi canali, stanno cercando di convincere tutti che non ci sarebbe traccia di Kiev”, le parole di Putin citate dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti, parlando nel corso di una riunione convocata per discutere delle misure da prendere dopo l’attacco al Crocus City Hall.

Secondo Reuters, Putin ha affermato che l’attentato di Mosca sarebbe “parte degli attacchi del regime di Kiev alla Russia. Ci interessa sapere chi ne trarrà vantaggio”, la posizione del presidente russo.

Le prove sugli autori dell’attentato di Mosca: nuovi arresti

Nessun elemento emerso finora riconduce a una responsabilità ucraina nell’attentato di Mosca: “Non vi è alcuna prova che l’Ucraina sia in qualche modo collegata a questi attacchi”, ha ribadito da parte sua il portavoce per la politica estera della Ue, Peter Stano, invitando il governo russo a “non utilizzare gli attacchi terroristici a Mosca come pretesto o motivazione per aumentare l’aggressione illegale contro l’Ucraina, né usarlo come pretesto per l’aumento delle repressioni interne”.

Dello stesso tenore le dichiarazioni del ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani. “Putin – ha affermato il capo della Farnesina – non deve utilizzare l’attentato per alzare lo scontro e per colpire di più l’Ucraina. Lo ripeto, non abbiamo alcun indizio che ci sia l’Ucraina dietro l’attentato”.

Ma a Mosca i toni si alzano: “Dovrebbero essere uccisi?”, si è chiesto l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, per poi rispondersi senza tentennamenti: “È necessario. Ma è molto più importante uccidere tutte le persone coinvolte. Tutti. Chi ha pagato, chi ha simpatizzato, chi ha aiutato. Dobbiamo ucciderli tutti”. Medvedev ha così aggiunto la sua voce a quanti in Parlamento e nella magistratura, sull’onda emotiva degli ultimi giorni, hanno proposto il ripristino della pena capitale. Ma il quotidiano Vedomosti fa presente che anche in tal caso gli attentatori del Crocus non potrebbero salire sul patibolo. E questo perché se anche passasse la riforma della Costituzione necessaria per tornare alla pena di morte non potrebbe essere applicata in modo retroattivo.

Sul fronte giudiziario, la Corte moscovita che si occupa del caso ha trasformato in arresto per almeno due mesi il fermo di altri tre sospetti, anch’essi di origine tagika, che non sono accusati di avere partecipato materialmente alla strage. Si tratta di Isroil Islomov e i suoi due figli: Aminchon e Dilovar. Quest’ultimo accusato di avere venduto agli attentatori l’auto con la quale sono arrivati alla sala concerti e con la quale sono poi fuggiti. Secondo il Comitato investigativo, Dilovar e il fratello Aminchon sarebbero stati coinvolti nelle attività del gruppo da uno degli accusati di essere gli autori dell’attacco, Shamsidin Fariduni, di 25 anni. Gli altri tre sono Muhammadsobir Fayzov, di 19, Dalerdzhon Mirzoyev, di 32, e Saidakrami Murodali Rachabalizoda, di 30. Tutti si sono dichiarati colpevoli.

Fonte : Today