Francia primo Paese al mondo a inserire il diritto all’aborto nella costituzione

Un momento “storico” per l’Europa, ma soprattutto per le donne. La Francia è diventata il primo Paese al mondo a inserire espressamente il diritto all’aborto nella sua Costituzione. I deputati e i senatori si sono riuniti in congresso al Castello di Versailles e hanno approvare a larghissima maggioranza l’emendamento alla Carta fondamentale proposto dal governo del presidente Emmanuel Macron. L’evento è stato seguito in contemporanea anche su un maxischermo installato nella piazza dei Diritti Umani al Trocadero a Parigi, dove solitamente vengono seguite le partite del Campionato del Mondo. Per la Fondazione delle Donne e le associazioni femministe organizzatrici, in partenariato con il Comune di Parigi, è stata l’occasione per celebrare un “evento festoso e storico”. In un periodo in cui molti Paesi, tra cui gli Stati Uniti, arretrano sui diritti delle donne, la scelta del governo transalpino lancia un segnale forte agli altri Paesi in vista dell’8 marzo e inserisce (almeno sulla carta) una pietra miliare per le lotte presenti e future. 

Liberà all’aborto garantita nella costituzione

Il primo passo risale allo scorso 28 febbraio quando il Senato francese ha votato a favore del  disegno di legge che riconosce il diritto all’aborto nella Carta costituzionale. Quel voto ha aperto la strada alla riunione del Congresso. La riforma introdurrà la seguente frase nell’articolo 34: “La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza”. Una formulazione che sembra dare adito a qualche ambiguità, ma accolta comunque con favore dalle organizzazioni femministe.

Per approvare questa modifica era necessaria una maggioranza di tre quinti dei voti espressi. Sul totale dei 925 parlamentari (tra deputati e senatori) aventi diritto, ad esprimersi per la revisione costituzionale sono stati 852: i voti a favore sono stati 780, i contrari 72. All’annuncio, un applauso lunghissimo. “Fierezza francese, messaggio universale”, ha scritto il presidente Emmanuel Macron su X dopo lo storico via libera, dando appuntamento ai cittadini l’8 marzo alle ore dodici in Place Vendome a Parigi per celebrare “insieme l’ingresso di una nuova libertà garantita nella costituzione con la prima cerimonia di sigillatura aperta al pubblico”, dinanzi al ministero della Giustizia.

Francia apripista nei diritti delle donne

Parigi funge da apripista, dato che si tratta della “prima disposizione costituzionale così esplicita e ampia sull’argomento, non solo in Europa, ma nel mondo”, ha sottolineato all’agenzia Afp Leah Hoctor del Center for Reproductive Rights, un’organizzazione statunitense che difende il diritto all’aborto. L’interruzione volontaria di gravidanza è stata legalizzata in Francia nel 1975. A spingere per l’introduzione fu un appello lanciato quattro anni prima, reputato all’epoca scandaloso dalle forze conservatrici, in cui 343 donne rivelarono di aver abortito (il cosiddetto “Manifesto delle 343”). Tra queste figuravano le attrici Jeanne Moreau e Catherine Deneuve, le scrittrici Simone de Beauvoir, Marguerite Duras e Françoise Sagan.

Insieme a loro si calcolava che circa 800mila francesi ogni anno erano costrette ad abortire nella clandestinità. Il voto al Congresso per inserire la “libertà all’aborto” nella Costituzione è il frutto di una lunga battaglia politica iniziata dalle associazioni femministe, sostenuta dalle forze di sinistra e abbracciata infine dal governo guidato dalla lista Renaissance di Macron. Secondo i sondaggi il sostegno dei francesi a questa iniziativa parlamentare è vastissimo, raggiungendo l’86% della popolazione (dati 2022). Persino le forze di destra e di estrema destra, storicamente contrarie o scettiche nei confronti dell’interruzione volontaria di gravidanza, hanno finito in gran parte per votare a favore della riforma.

L’influenza della decisione degli Stati Uniti

Il processo legislativo era iniziato lo scorso anno, quando il presidente Macron  si era impegnato a incorporare l’aborto nella Costituzione dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti nel 2022 aveva rovesciato la sentenza Roe v. Wade, che proteggeva l’accesso all’aborto a livello federale, consentendo agli Stati di vietarlo o limitarlo. La decisione presa dall’altra parte dell’Atlantico sta costringendo migliaia di donne a intraprendere viaggi costosi e difficili per abortire, mettendo a rischio la vita di molte donne. Una situazione che ha destabilizzato e risvegliato l’opinione pubblica francese. La sinistra radicale è stata la prima forza politica a muoversi per chiedere di “sigillare” il diritto all’aborto all’interno della Costituzione. Macron ha poi deciso di fare sua l’iniziativa.

Diritti delle donne in bilico

Poche le voci ostili registrate nei confronti della norma. Nel pomeriggio c’è stata una manifestazione degli oppositori all’aborto, mentre la Conferenza episcopale francese ha espresso la sua “tristezza”. A livello politico Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen e capolista del partito Reconquête! per le elezioni europee, ha definito il voto un mero “espediente legale”.  Di avviso opposto le organizzazioni femministe. “Questo è un evento globale, un’ispirazione per le donne di tutto il mondo. Ha superato i nostri sogni”, ha dichiarato all’Afp Claudine Monteil, una pioniera femminista che è stata la più giovane firmataria del “Manifesto delle 343” nel 1971. All’epoca la scrittrice e femminista Simone de Beauvoir aveva detto che “basta una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne siano messi in discussione”. La decisione degli Usa lo ha ricordato alle francesi. “Il comportamento della Corte Suprema degli Stati Uniti ha fatto un favore alle donne di tutto il mondo, perché ci ha svegliati”, ha detto Monteil. Ci sarà anche lei a Place du Trocadèro a festeggiare il voto del Congresso al pari di una vittoria ad un match dei mondiali.
 

Fonte : Today