Nada Cella, omicidio senza colpevoli dopo 28 anni

Sembra destinato a rimanere senza colpevoli l’omicidio di Nada Cella, la 24enne uccisa il 6 maggio 1996 nello studio del commercialista dove lavorava a Chiavari (Genova). Oggi, 1° marzo 2024, i tre indagati sono stati prosciolti. Nessun processo quindi per Annalucia Cecere, accusata di omicidio volontario aggravato. Stessa decisione per il commercialista Marco Soracco, 62 anni, e della madre di quest’ultimo Marisa Bacchioni, novantenne, indagati per favoreggiamento e false dichiarazioni. Quello della 24enne resta, 28 anni dopo, un mistero.

Nada Cella trovata col cranio sfondato

Il 6 maggio 1996, Soracco arriva in studio e trova Nada Cella agonizzante: ha il cranio sfondato ed è in un lago di sangue. Chiama i soccorsi e poi telefona alla madre, che abitava al piano superiore dell’ufficio. Nada Cella viene portata al pronto soccorso di Lavagna e poi trasferita all’ospedale San Martino, dove muore poco dopo. 

All’inizio si pensa a una caduta accidentale. Ipotesi presto accantonata: gli accertamenti dimostrano che Nada Cella è stata picchiata, sbattuta contro un muro e poi colpita alla testa con un oggetto pesante che le ha fratturato il cranio. 

Le indagini partono però in salita. La scena del crimine risulta alterata sia dai soccorritori sia dalla madre di Soracco, che ripulisce l’ingresso dello studio e le scale. Anche l’oggetto usato per colpire la ragazza non è mai stato trovato. 

“Nada Cella uccisa per gelosia”

Il commercialista Soracco viene a lungo indagato e poi scagionato. La mamma di Nada, Silvana, non si arrende e chiede aiuto della criminologa Antonella Delfino Pesce. Il lavoro dell’esperta porta a ritrovare un verbale che ai tempi delle prime indagini era stato accantonato e che accertava il ritrovamento a casa di Cecere di alcuni bottoni di giacca da uomo identici a quello trovato sotto il corpo martoriato di Nada. Emerge anche l’ostilità di Cecere verso Nada.

Nel 2020 la Procura di Genova iscrive nel registro degli indagati Annalucia Cecere, Marco Soracco e la mamma di quest’ultimo. Annalucia Cecere all’epoca aveva 28 anni e avrebbe ucciso Nada Cella perché innamorata di Soracco, che sarebbe stato interessato però alla ragazza. Per il pm Gabriella Dotto, avrebbe ucciso Nada “per motivi di rancore e gelosia verso la vittima (per via della posizione da lei occupata all’interno dello studio di Soracco e la sua vicinanza a costui)”. Soracco e la madre, sostengono gli investigatori della squadra mobile, avrebbero mentito più volte.  

Nelle indagini entra pure una telefonata – l’audio è stato diffuso dalla Squadra Mobile – che risale al 9 agosto del 1996. Una donna mai identificata chiama la madre di Soracco e riferisce di avere visto una donna “sporca che ha infilato tutto nel motorino. L’ho salutata e non mi ha nemmeno guardato”. La donna in questione per l’accusa è Cerere.

L’audio della telefonata: gli inquirenti invitano chiunque parli, o riconosce chi parla, a contattare la polizia

L’omicidio di Nada Cella senza colpevoli dopo 28 anni

Il giudice Angela Maria Nutini, dopo essersi ritirato in camera di consiglio per circa un’ora, ha prosciolto i tre. Gli elementi portati alla sua attenzione non bastano a suo giudizio per procedere col processo.

Presente in aula alla lettura del dispositivo la madre di Nada, che è scoppiata in lacrime ed è andata via sorretta dalle nipoti. “Siamo attoniti e dispiaciuti. E la famiglia stupita. La magistratura non finisce mai di stupirmi. Speravo e confidavo che si potesse approfondire. Sarebbe stato giusto celebrare questo processo – il commento dell’avvocato della famiglia Cella, Sabrina Franzone -. La famiglia comunque sa. Sa che le cose sono andate come la polizia e la procura hanno ricostruito. Questa indagine è stata condotta in modo corretto da parte di tutti”.

“Siamo molto soddisfatti del proscioglimento. Ce lo aspettavamo perché gli indizi erano molto labili. Per noi i punti deboli dell’indagine erano chiari: gli indizi non erano gravi, precisi e concordanti. Carte alla mano, abbiamo cercato di fare capire la logicità della linea difensiva, mentre la linea dell’accusa aveva incongruenze profonde”, dicono invece Giovanni Roffo e Susanna Martini, che assistono Anna Lucia Cecere. 

Non è detto che la sentenza di oggi metta definitivamente la parola fine alla vicenda, perché la Procura di Genova può fare ricorso in appello.

Fonte : Today