Orion e il buio recensione: la fiaba animata di Netflix è una piccola perla

I bambini, da sempre, hanno un modo tutto loro di percepire il mondo che li circonda, traslando le sensazioni personali in letture, anche fantasiose, delle cose con cui facciamo i conti ogni giorno. In questo senso troviamo anche le paure infantili, i terrori che animano gli incubi, e la totale irrazionalità nell’affrontare qualcosa di normalissimo come il buio, o anche il coraggio di parlare con la ragazzina che ti piace. Quale mezzo migliore dell’animazione, quindi, per affrontare una tematica così delicata e specificamente soggettiva, trasformandone le interpretazioni personali in un disegno più ampio, divertente e profondamente creativo? Orion e il buio, il film d’animazione che segna l’esordio alla regia di Sean Charmatz, vuole prenderci per mano e trasportarci in un ragionamento come questo.

Pubblicato sul catalogo Netflix il 2 febbraio 2024, questo lungometraggio animato parla fin da subito una lingua familiare a tutti quanti, per poi sviluppare un racconto coloratissimo e dall’anima complessa in cui la paura, la crescita e l’eredità familiare si muovono di pari passo verso un’esperienza del tutto inattesa e dal sapore di sogno (già che ci siete non perdete i film Netflix di Febbraio 2024).

Orion e il buio parla a tutti noi

Basandosi sull’omonimo libro illustrato di Emma Yarlett, Orion e il buio racconta le vicende personali di un bambino che dà il proprio nome allo stesso titolo. Andando oltre i chiari rimandi astrologici, Orion (Jacob Tremblay in originale/Ciro Clarizio in italiano) non è un ragazzino semplice, dato che il suo passo incerto nel mondo viene continuamente scandito da una serie di paure e paranoie che ne tormentano l’esistenza giorno dopo giorno.

Il piccolo, quindi, per tentare di esorcizzare questo suo approccio alle cose, è stato indirizzato professionalmente verso un quaderno sul quale deve disegnare tutto ciò che lo spaventa in maniera del tutto irrazionale. Che si tratti degli insetti più aggressivi, delle onde telefoniche, o di un bullo che lo ha preso di mira a scuola, Orion non riesce mai davvero a godersi neanche un istante della sua vita senza pensare al peggio, o speculare in questo senso. Il suo più grande tormento però, quello che proprio non riesce a gestire e razionalizzare in nessun modo, è strettamente connesso con il buio. Da quello non c’è scusa che regga o via di fuga, specialmente quando giunge la notte e i genitori gli chiedono di non svegliarli per via degli impegni lavorativi del giorno successivo.

Tutto cambierà, assumendo una piega a dir poco surreale, quando lo stesso Buio (Paul Walter Hauser in originale/Edoardo Stoppacciaro in italiano) si materializzerà nella sua cameretta durante una notte. Il suo obiettivo è quello di convincere il piccolo a non essere spaventato da lui, e pur di riuscirci è disposto a portarselo dietro per 24 ore, facendogli vedere quanto il suo ruolo sia fondamentale al fine degli equilibri della stessa vita sulla Terra.

Avere il coraggio di andare oltre le cose

Orion e il buio è innanzitutto un racconto favolistico mirato al pubblico dei più piccoli; eppure, nell’interezza di quello che narra non è difficile cogliere dettagli e momenti mirati anche a un pubblico più grande, fatto di genitori o adulti in generale. La storia di questo bambino terrorizzato dalla vita stessa e dall’ignoto che ne deriva quotidianamente, diventa fin da subito un mezzo per parlare dei pregiudizi personali e del modo in cui si riesce a far fronte all’infinito indefinito che è parte integrante dell’esistenza evolutiva di ognuno. L’invito al coraggio, anche nelle più piccole cose, alimenta le riflessioni elementari alla base di un racconto piuttosto sfaccettato, specialmente quando si entra in contatto con gli altri personaggi che, insieme a Buio, contribuiscono a plasmare le notti di tutta l’umanità.

In tutto ciò, però, sono le considerazioni sull’identità personale e sul modo in cui questa viene a determinarsi, a brillare maggiormente, generando ulteriori letture che si rivolgono sicuramente a un pubblico di tutte le età. Il progressivo legame fra lo stesso Orion e Buio è centrale nella comprensione di uno dei messaggi più forti e diretti dell’intera pellicola. Durante lo sviluppo degli eventi il secondo cercherà più volte di mostrare sé stesso e quello che ha dentro, andando oltre l’estetica e l’immaginario che da sempre si trascina addosso. Essere noi stessi, quindi, si connette direttamente al modo in cui gli altri ci vedono e percepiscono, nelle modalità in cui leggono nella nostra vita, gesti e forma, un’identificazione che non sempre potrebbe corrispondere alla realtà profonda e intima dei fatti (un approccio narrativo non dissimile lo abbiamo trovato anche nella recensione di Nimona).

Da tutto ciò emerge il palese dualismo di Orion e il Buio. Nel binomio fra luce e tenebre, sole e notte, terrore e realtà effettiva delle cose e persone, risiede un equilibrio particolare che rifugge ogni interpretazione umana, in un ragionamento che si sviluppa dai timori specifici di un qualsiasi bambino, per poi ampliarsi in un’analisi globale di quello che siamo e proiettiamo sul prossimo e sul mondo che ci circonda. La paura è parte integrante dell’esistenza di ognuno, e accettarne il peso e l’importanza, senza lasciarsi soverchiare, è un tassello della propria crescita.

Un racconto cross-generazionale

Orion e il buio, però, riesce a sorprendere ulteriormente quando, in un racconto dalle tinte surreali e creative, ingloba pure tutta una serie di considerazioni connesse con la dimensione generazionale e familiare. Mentre la storia dello stesso Orion ha chiari rimandi pedagogici verso il piccolo pubblico davanti allo schermo, ecco che i dettagli del racconto diventano a loro volta una fiaba e un momento di condivisione interno alla stessa pellicola, mettendo in scena una dinamica narrativa che va oltre la stessa avventura vissuta dal protagonista.

Una storia incentrata su uno svolgimento comune e delicato, capace di muoversi agilmente fra le varie generazioni in gioco, plasmandone la voce attraverso un’animazione sempre e comunque funzionale agli eventi a schermo. La freschezza tecnica della pellicola è un altro punto a suo favore, tratteggiando uno stile creativo, coloratissimo e sicuramente avvolgente. Nell’incedere dei minuti, ovviamente, risulta quasi impossibile non notare il tocco particolare di un Charlie Kaufman che imbeve la sceneggiatura con la propria verve caratterizzata da citazioni e rimandi che un bambino coglierebbe sicuramente con difficoltà.

Allo stesso modo, Orion e il buio si ciba di citazioni, rimandi estremamente palesi provenienti da altre pellicole dello stesso stampo. Non sarà quindi difficile notare in alcune idee, anche interessanti, reminiscenze provenienti direttamente dai tavoli della Pixar (Monsters & Co, Inside Out, et similia), ridimensionando la creatività generale a modelli che sanno, purtroppo, di già visto.

Fonte : Everyeye