Carne coltivata, c’è una campagna per screditarla

La campagna del Cew fa leva sui possibili timori nei confronti dei nuovi alimenti, afferma Chris Bryant, un consulente specializzato in carni coltivate. Una sezione del sito creato dal gruppo elenca una serie di sostanze chimiche che sarebbero utilizzate nella produzione di carne coltivata. “Questo è l’approccio perfetto da adottare se si vuole fare in modo che le persone tendano a rifiutare la carne coltivata. È del tutto prevedibile”, spiega Bryant.

Secondo Almy, l’ipotesi che il consumo di cellule immortalizzate possa essere collegato al cancro negli esseri umani è “così ridicola da essere comica”. “Sono talmente poche le persone che hanno avuto qualche esperienza con la carne coltivata che affermazioni del genere paiono più che altro una forma di allarmismo – commenta Almy –. Sembra che si stiano approfittando della scarsa familiarità dei consumatori con questo prodotto”.

Il sito web e gli spot del Cew ricordano una campagna contro la carne vegetale condotta dal Center for consumer treedom (Ccf), un altro gruppo di pressione statunitense. In quell’occasione, uno spot del Ccf trasmesso durante il Super Bowl del 2020 mostrava una finta gara di spelling in cui gli studenti faticavano a sillabare alcuni degli ingredienti presenti negli hamburger a base vegetale: “Potrebbe servirvi un dottorato di ricerca per capire cosa c’è nella carne sintetica”, recitava la voce fuori campo.

La campagna del Cew mette in dubbio anche la sostenibilità della carne coltivata, citando la versione preliminare di uno studio secondo cui la produzione dell’alimento potrebbe generare una quantità di anidride carbonica (CO2) 25 volte superiore a quella del manzo tradizionale. La ricerca è stata ampiamente ripresa dalla stampa attirando le critiche del Good Food Institute, che ha ritenuto improbabili i metodi di produzione della carne sintetica descritti nel documento. Altri studi hanno concluso che la carne coltivata causerebbe invece molta meno CO2 rispetto alla quella bovina (anche se è difficile ottenere una stima precisa con gli attuali livelli di produzione).

Secondo Bryant, il sito web del Cew ha selezionato deliberatamente le informazioni che mettono la carne coltivata nella peggiore luce possibile. In risposta alle critiche sollevate in questo articolo, Hubbard afferma che “il Cew sta semplicemente presentando agli americani le ricerche esistenti, l’opinione di esperti in materia e una prospettiva basata sul buon senso, in modo che possano farsi la loro opinione. I consumatori possono trarre beneficio da un acceso dibattito”.

La carne coltivata nel mondo

Ad oggi il futuro della nascente industria della carne coltivata appare ancora molto incerto. La maggior parte del lavoro nel settore è svolto da startup finanziate da privati, anche se ci sono diversi governi che sostengono la ricerca nel campo. Nel 2021, il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti ha per esempio concesso una sovvenzione da 10 milioni di dollari alla Tufts University di Boston per condurre studi in materia, e finanziamenti simili sono arrivati anche dai governi del Regno Unito, Israele e Paesi Bassi.

Allo stesso tempo, però, altrove i legislatori si stanno opponendo alla carne coltivata. Nel novembre dello scorso anno, il Parlamento italiano ha approvato una legge che vieta l’uso, la vendita, l’importazione e l’esportazione di mangimi provenienti da colture cellulari o da tessuti derivati da animali vertebrati. A gennaio il deputato locale Quang Nguyen ha presentato in Arizona una proposta di legge per vietare che le cellule animali coltivate vengano presentate sul mercato come “carne”, e anche in Florida e in Texas sono stati proposti disegni di legge per limitare l’etichettatura o la vendita di carne coltivata.

Almy spera che la campagna del Cew non impedisca ai cittadini negli Stati Uniti e nel resto del mondo di provare la carne coltivata e decidere da soli se acquistarla di nuovo: “Qui si tratta di scelta del consumatore e innovazione. Siamo felicissimi di vedere che la carne coltivata arriva sul mercato e speriamo che quando avranno l’opportunità di provarla, i consumatori scopriranno che si adatta alla loro stile di vita, oltre ad essere deliziosa e conveniente”.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Wired UK

Fonte : Wired