Caso Fleximan, identificato un “giustiziere” degli autovelox (ma è in Piemonte)

Un uomo di 50 anni che vive in un paese della Val Vigezzo (Verbano-Cusio-Ossola), sospettato di essere colui che tra l’11 e il 12 novembre scorso abbatté due colonnine autovelox sulla statale 337 in Val D’Ossola, è stato identificato e denunciato per danneggiamento aggravato.

Il “Fleximan” piemontese avrebbe negato nettamente il suo coinvolgimento, ci sarebbero però video delle telecamere in mano agli investigatori che lo riprenderebbero mentre colpisce gli autovelox nel cuore della notte e li butta a terra. Immagini che non lasciano spazio a molti dubbi. Il 50enne ha precedenti penali, vive solo in un piccolo comune della zona. Lo scorso autunno era stato il sindaco stesso di Druogno a notare che erano stati divelti e appoggiati a terra gli autovelox: valore del danno, oltre 2.000 euro.

Caccia al Fleximan del Veneto

Si cerca ancora invece l’uomo che in Veneto ha danneggiato 13 autovelox tra le province di Padova, Rovigo, Treviso e Belluno. Del Fleximan veneto l’identità è ancora un mistero. Sa come colpire senza farsi scoprire e dove non ci sono telecamere di sorveglianza a riprenderlo. Da metà 2023 in poi, ha abbattuto autovelox segandoli alla base con un flessibile. Un lavoro da esperto. Nessuno, prima di lui, aveva mai messo in atto una strategia simile per rendere inefficaci i dispositivi di controllo della velocità. Gli amministratori locali sono furibondi. Sui social non mancano mai automobilisti e residenti che si lamentano invece per le “troppe multe” subite da questi apparecchi e le critiche a Fleximan sono molto più sfumate. Ma quella della sicurezza stradale è una battaglia di civiltà.

“Non è con atti di vandalismo che si esprime il dissenso”

“Non è con atti di vandalismo che si esprime il dissenso – afferma il presidente del Consiglio Regionale del Veneto Roberto Ciambetti  – Fenomeni come la distruzione di autovelox, da parte di ignoti, verificatisi in diverse province della Regione negli ultimi mesi, devono essere condannati in modo netto, rappresentando peraltro, oltre che un danno a un bene pubblico con conseguenze potenzialmente pericolose, anche un fenomeno che può dare adito – alimentato anche dalla condivisione in rete – a pericolose derive emulative, che si traducono in un sentimento di malcontento diffuso e inneggiano all’illegalità. Il Veneto  – aggiunge Ciambetti – ha fatto del tema della sicurezza stradale una battaglia di civiltà, considerando la deterrenza solo come uno degli strumenti utilizzabili: sono piuttosto la condivisione di comportamenti virtuosi, la prevenzione e la comprensione che il rispetto, altrui e di sé, è la base del vivere civile a rappresentare i pilastri su cui deve poggiare un sistema sicuro di trasporti su strada”.

I numeri “ufficiali” sulla sicurezza stradale nel mondo sono spaventosi: quasi un milione e duecentomila morti in un anno. Più della metà di tutti i decessi dovuti a incidenti stradali riguardano utenti stradali “vulnerabili”: pedoni, ciclisti e motociclisti. Gli incidenti stradali sono la principale causa di morte per bambini e giovani adulti di età compresa tra 5 e 29 anni. Altro che fleximan-mania: c’è poco da ridere.

Fonte : Today