Roger Waters su The Wall: “I Pink Floyd senza di me non hanno mai avuto idea di quello che l’album significa”

Nel 1984, un anno dopo l’uscita di The Final Cut il suo ultimo album con i Pink Floyd, Roger Waters esordisce con The Pros and Cons of Hitchhiking un disco basato sul racconto dettagliato (che dura come l’album) del sogno di un uomo in crisi di mezza età che immagina una fuga in macchina in California e un incontro con una autostoppista. È una delle idee che Waters presenta ai Pink Floyd nel 1977 insieme a una intitolata Bricks in the Wall che diventerà il monumentale album The Wall. È l’inizio del percorso solista di Roger Waters, che negli anni successivi esce con altri tre album, Rado K.A.O.S. del 1987, Amused to Death del 1992 (considerato dalla critica il suo disco migliore) e Is This The Life We Really Want? del 2017. La sua identità artistica rimane però molto legata a The Wall e alle riflessioni esistenziali sul ruolo sociale e le contraddizioni della rockstar, il rapporto con il pubblico, la fama e il successo. The Wall è il disco più personale di Roger Waters, “l’ultimo momento di vera collaborazione tra di noi” come lo ha chiamato David Gilmour, e quello che Waters ha scelto come impianto scenico e concettuale per andare in tour in tutto il mondo con alcuni dei concerti più elaborati e spettacolari di sempre. Sia i Pink Floyd che David Gilmour come solista hanno continuato ad eseguire brani di The Wall dal vivo, ma secondo Roger Waters: “Non hanno mai avuto idea di quello che significa, non ce l’hanno mai avuta. La maggior parte delle persone nel pubblico pensa che Comfortably Numb sia un pezzo dei Pink Floyd. È una cosa con cui ho dovuto imparare a convivere”.

 

Fonte : Virgin Radio