Intelligenza artificiale, cosa ci aspetta nel 2024

Per comprendere ciò che abbiamo vissuto negli ultimi 12 mesi, è importante ricostruire i grandi traguardi dell’intelligenza artificiale. Nata negli anni ‘50, l’AI ha sfidato costantemente i limiti del possibile. Dagli albori con sistemi che giocavano a scacchi e riconoscevano voci, fino all’inverno degli anni ’90, quando il gap tra attese e realtà ha causato disillusione. Nonostante ciò, applicazioni di raccomandazione, linguaggio naturale, previsioni e supporto decisionale hanno preso forma dando vita a nuove categorie di prodotti e servizi che hanno formato i player big tech.

La rinascita

Nel 2023, la rinascita dell’intelligenza artificiale è passata attraverso due fenomeni dirompenti: il primo riguarda l’incremento esponenziale della capacità di calcolo e il secondo l’utilizzo su larga scala dei modelli di reti neurali conosciuti come “Transformer”, noti per poter generare testi e immagini coerenti e contestualmente rilevanti per la conoscenza umana. L’effetto di questi acceleratori, oggi divenuti elementi fondanti dell’AI generativa, ha abilitato le prime interfacce software, basate sul linguaggio naturale, degne di essere definite intelligenti. Grazie a questa rivoluzione, presto saremo in grado di utilizzare prodotti e servizi con semplici comandi vocali e istruzioni scritte in linguaggio umano, abbassando le barriere di adozione della tecnologia su larga scala: è l’opportunità di abilitare un’uguaglianza digitale dove tutti possano usufruire della tecnologia alla pari.

L’illusione

Una cosa è certa, siamo letteralmente nel futuro, nel senso che stiamo immaginando scenari futuri dimenticandoci del presente. Un presente dove la tecnologia non è alla portata di tutti. L’intelligenza artificiale generativa, presentata come soluzione universale, scatena un’enorme riflessione filosofica sull’esistenza, la coscienza e il legame tra uomo e macchina, indicando che per la prima volta la tecnologia incarna il vertice della creatività e della razionalità umana. Come spesso accade nel corso di ogni rivoluzione tecnologica, si è verificata una spaccatura tra realtà e percepito, con una tendenza alla negatività. Questo ha determinato posizioni molto distanti tra Paesi, aziende e singoli individui. C’è chi ha paura che l’AI porti via il lavoro, chi l’ha abbracciata e non sa più farne a meno, chi ha preso posizioni nette di rifiuto e, infine, imprese che l’hanno provata e hanno difficoltà a utilizzarla su larga scala. Questo fervore è alimentato dagli investimenti massicci necessari per la costruzione di prodotti e servizi mirati a sfruttare l’entusiasmo generato. Tutto questo rumore ha impedito di trarre reale beneficio e impatto dall’AI nel 2023.

La realtà

Al di là di queste domande profonde, non c’è dubbio che l’AI offra opportunità straordinarie. Oggi, l’AI generativa rappresenta l’ultimo miglio che mancava al software per democratizzare la tecnologia, ovvero: l’umanizzazione dell’interfaccia utente, l’accesso rapido alle informazioni e la capacità di accelerare lo sviluppo tecnologico su larga scala. Quando si dice che nel futuro l’AI ha il potenziale di superare le capacità umane in molti campi – sollevando il timore di rendere l’uomo obsoleto o addirittura di minacciare l’essenza stessa della nostra esistenza – si sottovaluta il fatto che l’AI è solo una delle componenti di un sistema complesso dove, in realtà, è l’uomo che decide come migliorarla e utilizzarla.

I rischi

L’AI generativa è uno strumento e come tale trasferisce la responsabilità a chi lo utilizza. Se è vero che da una parte il 2023 ha dato inizio a un trend che sembra inarrestabile, dall’altra parte il rischio più grande che l’AI generativa vede nel breve termine è un altro inverno dell’AI. Questo “clima tropicale” dell’AI è dovuto, da una parte, all’innalzamento irrealistico delle aspettative, e dall’altra, alla mancanza di governance e regolamentazione a favore dei diritti umani: senza questi ultimi, ogni strumento inventato dall’uomo sarebbe da mettere in discussione.

Da questi limiti emergono il timore e le incertezze sul domani, evidenziando due punti che segneranno il futuro dei mercati, toccando equilibri che vanno oltre la tecnologia: il controllo delle informazioni, il rischio cioè che ci siano pochi modelli centralizzati (cervelli virtuali) per tutti gli utilizzatori, causando la polarizzazione della conoscenza e, di conseguenza, il monopolio; la ridefinizione della proprietà intellettuale, la scatola nera dentro cui vanno ridefiniti i parametri necessari per un presidio chiaro su temi come la privacy, il bias algoritmico, errori, e responsabilità legali.

Cosa ci possiamo aspettare nel 2024?

La partita dell’AI nel 2024 si giocherà sul tema del controllo e sul consolidamento dei principali casi d’uso per le aziende oltre l’hype. L’AI è qui per restare, ma l’attenzione sul controllo continuerà a stimolare la discussione a livello politico, economico e sociale.

Nel 2024 i governi e le istituzioni non saranno ancora in grado di allinearsi alla velocità di implementazione dell’AI. Inoltre, le regolamentazioni promosse dagli Stati Uniti e dall’Europa sono focalizzate su come funziona la scatola dell’AI senza preoccuparsi di chi la controlla. Lo spazio neutro di regolamentazione, che potrebbe durare circa 20 mesi, avrà delle ripercussioni forti sulla competitività dei mercati e favorirà la nascita di nuovi monopoli.

L’AI è la prima tecnologia che non solo sfrutta, ma addirittura incorpora la proprietà intellettuale inventata dall’uomo. Le imprese, a questo punto, potranno plasmare il futuro dell’AI solo investendo e finanziando soluzioni incentrate sull’uomo a patto che proteggano le loro proprietà intellettuali. Nel 2024, dunque, dovremmo esplorare non solo le potenzialità tecnologiche, ma anche il nucleo stesso del sistema socioeconomico. Cosa ci rende unici come esseri umani? Qual è la natura della libertà e quale direzione vogliamo intraprendere nel rapporto con la tecnologia? L’auspicio è che ciò spinga a creare dei sistemi capaci di mettersi al servizio dell’uomo e non degli strumenti che centralizzino il potere della conoscenza. Le scelte degli utenti saranno decisive.

Fonte : Wired