Perché online tutti parlano di Il mondo dietro di te, il film di Netflix che ha fatto arrabbiare Elon Musk

Non c’è una spiegazione, per il finale di Il mondo dietro di te, il bel thriller diretto da Sam Esmail che è in streaming su Netflix. Non c’è nel senso che ognuno lo interpreta come vuole: lo diciamo subito, insieme con il fatto che in questa pagina cercheremo di limitare gli spoiler al minimo per chi ancora non l’avesse guardato.

Lo diciamo subito anche perché “il mondo dietro di te spiegazione” è fra le stringhe di ricerca più usate su Google in Italia negli ultimi 7 giorni, con una vera e propria impennata dall’8 dicembre, cioè da quando il film è visibile. È un trend che non riguarda solo il nostro Paese, perché i tutorial per capire il finale si trovano online più o meno in qualsiasi lingua del mondo occidentale.

Di seguito cerchiamo di capire il perché, di che cosa parla il film, perché il finale può lasciare perplessi e anche la ragione per cui ha fatto un po’ arrabbiare Elon Musk con Netflix.

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Di che cosa parla Il mondo dietro di te

Tratto da un semisconosciuto romanzo dell’americano Rumaan Alam, Leave the World Behind è quello che una volta si definiva un film drammatico, ma è anche e insieme un thriller e pure un po’ un giallo. Con una spruzzata horror, se vogliamo (“non guarderò mai più i cervi come prima”, hanno scritto in molti sui social).

Prodotto dalla famiglia Obama, racconta una storia apparentemente semplice: la tipica famiglia americana, madre, padre, due figli adolescenti (i genitori sono Julia Roberts ed Ethan Hawke) decide di passare alcuni giorni di vacanza lontano da New York, via dalla pazza folla e verso Long Island, a un’oretta di macchina da Manhattan. All’inizio va tutto bene: il posto è bello, la casa è bella, c’è la piscina e c’è pace. Non funziona Internet, ma nelle case in campagna è una cosa che succede, magari passerà e i 4 non se ne preoccupano troppo.

Solo che il tempo passa e invece il problema non passa, e i 4 iniziano a preoccuparsene eccome. Anche perché nell’arco di poco, dal primo “mamma, non funziona Internet!” le cose iniziano a precipitare, tanto e rapidamente. Nelle 2 ore e 20 minuti di durata del film, i protagonisti (compreso un Mahershala Ali bravo come al solito) inizieranno a ipotizzare che si sia trattato di un piccolo blackout, poi di un enorme blackout, poi di un attacco hacker, di un’invasione all’America che nemmeno in Attacco al potere, o addirittura di una sorta di guerra civile. Sino al finale, che è appunto la parte del film che ha lasciato tutti spiazzati.

Il mondo dietro di te davanti a tutti

Online se ne parla tantissimo, di questo film, perché le persone lo stanno guardando tantissimo: al momento in cui scriviamo, è sia in cima alla Top Ten dei film sia il più cercato su Netflix in Italia ed è il film più visto sulla piattaforma in tutto il mondo, con quasi 42 milioni di views in 3 giorni.

Non solo: risulta primo anche nelle graduatorie dello streaming compilate quotidianamente da JustWatch e relative a tutti i siti di streaming: nel nostro Paese è davanti a Settembre, Assassinio a Venezia e pure The Batman; negli Stati Uniti è in cima a una classifica che comprende solo di film di Natale (perché si sa che Trappola di cristallo è un film di Natale). Questo nonostante che Il mondo dietro di te non sia un film di Natale e decisamente non sia un film per una serata spensierata: l’ansia è la più segnalata fra le sensazioni provate durante la visione, tanto che sui social abbondano commenti come “troppa tensione, ho dovuto vederlo in due volte”.

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I significati nascosti di Il mondo dietro di te

Senza scendere in eccessivi dettagli, il punto è che non solo il film è ben costruito per fare crescere l’ansia in maniera graduale ma costante e inarrestabile, ma anche  rappresenta e illustra con efficacia le principali paure del mondo moderno. Comprese quelle che alimentano la paranoia dei complottisti: sorveglianza, controllo della popolazione, uso e abuso dei farmaci, cyberattacchi, rivolta della natura, radiazioni, mancanza di cibo. C’è pure un momento in cui si vede la versione americana di IT Alert, la cui attivazione mesi fa spaventò moltissimo le persone.

La metafora più potente ed evidente è quella che a che fare con la tecnologia che in qualche modo ci ha resi schiavi, incapaci di fare qualsiasi cosa senza un dispositivo e senza la connessione: i due figli della coppia si annoiano a morte senza musica e serie tv in streaming, il padre non riesce a fare pochi chilometri di strada senza perdersi se non ha il GPS, la madre non ha modo di contattare l’assistenza clienti del sito su cui ha prenotato la casa per le vacanze e così via.

Ci sono altre chiavi di lettura e altre interpretazioni e online ne circolano tantissime, anche all’estero: noi abbiamo trovato efficace e centrata (anche per l’originalità) quella condivisa sui social dallo psicologo Pietro Petrilli, secondo cui tutto il film sarebbe una metafora dell’America “che critica se stessa” e in generale della società americana. Nel dettaglio:

  • i protagonisti si appropriano di una casa non loro, così come gli europei si sono appropriati di terreni che appartenevano ai nativi americani;
  • i veri padroni di casa, che sono afroamericani, dormono nel seminterrato dell’abitazione (nonostante che sia appunto loro) mentre i bianchi occupano le stanze migliori;
  • il costo delle pillole per salvare Archie è altissimo perché la sanità americana ha prezzi altissimi;
  • la piccola Rose è molto giovane, come gli Stati Uniti rispetto al resto del mondo, e fa un uso smodato sia del cibo sia dello streaming, un po’ come gli americani.

Le 2 interpretazioni del finale di Il mondo dietro di te

Rose fra l’altro è al centro dell’ultima scena del film, rimasta incompresa ai più e fra l’altro diversa dal finale del libro di Alam: mentre il mondo intorno a lei crolla e i genitori la cercano disperati, si siede davanti alla tv in una casa sconosciuta a vedere l’ultima puntata di Friends, l’unica che le mancava ed evidentemente l’unica cosa che le interessava. Che significa? È una porta aperta per un eventuale secondo film, come hanno ipotizzato in tanti? Probabilmente no.

Probabilmente è solo un modo per descrivere i giovani d’oggi, il loro scorrere fra le situazioni, le persone e i sentimenti con la stessa apparente apatia con cui scrollano sulla bacheca di un social, fra le canzoni su Spotify o appunto le puntate di un serial. Che poi è la messa in pratica di quello che cantava la Carrà quasi 50 anni fa, a ben vedere: “Se per caso cadesse il mondo, io mi sposto un po’ più in là”.

C’è anche un’altra interpretazione, meno negativa, legata proprio a Friends e alla celebre sigla che ripete “I’ll be there for you”, cioè “ci sarò per te”: per Rose, rifugiarsi nella serie non è solo egoismo ma è anche un modo per scappare da una realtà brutta e spaventosa e cercare conforto in un mondo virtuale (la serie) che già dal titolo porta un messaggio di amicizia, di speranza e vicinanza. Come ha spiegato il regista a GQ, del resto: “Quando Rose cammina lungo il corridoio verso il bunker c’è un poster con la frase La speranza inizia nell’oscurità, che è un concetto che ho sempre amato. Nella storia umana abbiamo attraversato momenti molto cupi e abbiamo sempre trovato il modo di rimetterci in sesto e uscirne, e io volevo davvero chiudere il film con una sorta di nota positiva”. Forse non gli è uscita benissimo, a giudicare dai messaggi sconfortati che si leggono online.

Perché Elon Musk ce l’ha con Il mondo dietro di te?

Al di là di quella finale, una scena celebre del film è quella che riguarda le auto Tesla, un mare di Model 3 e Model S tutte bianche ammassate una sull’altra lungo una strada che collega Long Island con Manhattan, che quando la vedi pensi “ma perché sono tutte Tesla?”. C’è una spiegazione, che però non è molto piaciuta a Elon Musk.

Dopo avere visto il film (o più probabilmente durante la visione), il numero uno dell’azienda ha cinguettato tutto il suo disappunto: “Le Tesla possono ricaricarsi dai pannelli solari anche se il mondo diventasse come quello di Mad Max e non ci fosse più benzina!”. Peccato che la spiegazione, come gli hanno fatto notare in molti, sia che le auto sono state hackerate per prendere di mira e uccidere le persone, non che non vanno perché sono senza batteria. Lo si capisce pochi minuti dopo aver visto la scena dell’ingorgo. Sempre che non si decida di spegnere tutto infuriati, ovviamente.

@capoema

Fonte : Repubblica