Suicidio assistito, per la prima volta il Servizio sanitario nazionale ha sostenuto le spese

Per la prima volta il Servizio sanitario nazionale si è fatto carico delle spese mediche necessarie per garantire l’accesso al suicidio assistito di una cittadina italiana. Anna, uno pseudonimo, era affetta da sclerosi multipla e grazie all’assistenza dell’Associazione Luca Coscioni è stata la terza persona in Italia ad aver fatto valere il suo diritto alla morte volontaria assistita, come previsto dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale, la cosiddetta Cappato-Antoniani.

“Anna è il nome che avevo scelto e, per il rispetto della privacy della mia famiglia, resterò Anna. Ho amato con tutta me stessa la vita, i miei cari e con la stessa intensità ho resistito in un corpo non più mio. Ho però deciso di porre fine alle sofferenze che provo perché oramai sono davvero intollerabili. Voglio ringraziare chi mi ha aiutata a fare rispettare la mia volontà, la mia famiglia che mi è stata vicina fino all’ultimo. Io oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di poter scegliere”, ha scritto la donna come ultimo messaggio.

Dopo aver atteso un anno per vedere accettata la sua richiesta, Anna è stata la prima italiana ad aver avuto accesso al suicidio assistito con l’ausilio del Servizio sanitario nazionale, che ha fornito il farmaco letale e la strumentazione necessaria per l’autosomministrazione. La procedura è stata resa possibile grazie a una sentenza del tribunale di Trieste, che ha imposto all’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) di adempiere ai propri obblighi di tutela del diritto alla salute della paziente, a seguito di lunghi ritardi nella valutazione del caso.

Si tratta della quinta persona ad aver avuto il via libera per il suicidio assistito in Italia e la prima del Friuli Venezia Giulia ed è morta lo scorso 28 novembre nella sua casa di Trieste. Il rispetto delle sue volontà non è però arrivato senza difficoltà. Anna è stata costretta a depositare personalmente ai carabinieri l’esposto contro Asugi e partecipare in prima persona alla prima udienza civile presso il tribunale di Trieste, nonostante le sue condizioni di salute.

“Il diritto di scelta alla fine della vita si sta faticosamente affermando, nonostante ostruzionismi e resistenze ideologiche che sono sempre più lontane dal sentire popolare – ha detto Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, commentando la vicenda di Anna – Occorre quindi lavorare sui tempi. Non deve essere più consentito di far attendere quasi un anno fra sofferenze intollerabili e condizioni che peggiorano, con il rischio (come stava accadendo ad Anna), di perdere le ultime forze necessarie per l’autosomministrazione del farmaco”.

Fonte : Wired