Case da ristrutturare, cosa cambia con le nuove regole

La direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia europea, la cosiddetta direttiva sulle Case Green, è arrivata alle sue fasi finali. Il Parlamento europeo e il Consiglio Ue hanno negoziato il testo definitivo del provvedimento che imporrà tutta una serie di ristrutturazioni agli edifici dei 27 Paesi membri, per renderli più efficienti dal punto di vista energetico e quindi meno inquinanti. Si tratta di una revisione di una direttiva attuale sulla prestazione energetica nell’edilizia che punta a una sostanziale riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e del consumo energetico nel settore.

Il provvedimento fa parte del Fit for 55, il programma di decarbonizzazione dell’Ue che punta a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto al 1990. Nel corso di lunghi e difficili negoziati tra Parlamento e Consiglio Ue, il testo è stato piuttosto ammorbidito rispetto alle richieste iniziali della Commissione, anche per venire incontro alle perplessità dei Paesi come l’Italia, che temevano avrebbe portato a un obbligo di ristrutturazione generalizzato che avrebbe pesato in maniera eccessiva sulle finanze pubbliche e anche quelle dei cittadini. Ma vediamo i principali punti del provvedimento.

Edifici nuovi

Innanzitutto è stato stabilito che tutti gli edifici di nuova costruzione occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Dal 2030 la richiesta sarà estesa a tutti gli edifici, anche quelli dei privati. Il nuovo standard edilizio Zeb (Zero Emission Building) sarà stabilito a livello nazionale, in base ai calcoli di ottimizzazione dei costi degli Stati membri. Gli edifici Zeb non potranno causare alcuna emissione in loco di combustibili fossili, ma saranno comunque consentite diverse opzioni per l’alimentazione e il riscaldamento (o raffreddamento) degli edifici. In particolare l’uso di energie rinnovabili, quelle provenienti da comunità energetiche o da sistemi efficienti di teleriscaldamento e raffreddamento. Se questo non dovesse essere tecnicamente ed economicamente possibile, per gli Zeb potrà essere utilizzata anche altra energia proveniente dalla rete.

Edifici da ristrutturare

Rispetto al testo iniziale è saltato l’obbligo di ristrutturare tutti gli edifici residenziali. Quest’obbligo generalizzato è stato sostituito con dei piani nazionali flessibili. Il testo chiede un approccio medio sull’intero patrimonio edilizio e saranno gli Stati membri a progettare i Meps (Minimum Energy Performance Standards) e decidere quali edifici e a che livello dovranno essere ristrutturati. Entro il 2030 e il 2035, rispettivamente, dovrà essere raggiunta una percentuale fissa (ancora da definire) di risparmio medio di energia, mentre le strategie nazionali determineranno i successivi sforzi di ristrutturazione per arrivare all’obiettivo finale di avere un parco edifici a emissioni zero entro il 2050. Ovviamente moltissimi edifici dovranno essere ristrutturati, ma non tutti e non subito, ogni esecutivo potrà decidere se si deve partire da quelli più vecchi e a classi energetiche più alte, o da quelli più grandi e inquinanti, da quelli di edilizia pubblica o quello che sia.

Le esenzioni

Nel testo sono presenti tutta una serie di esenzioni. I Paesi membri avranno la facoltà di escludere gli edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici e luoghi di culto. In questo modo l’Italia potrà appunto tutelare quei palazzi che, seppur energeticamente non efficienti, fanno parte del patrimonio storico della nostra nazione. Inoltre saranno esentate tutte le case utilizzate solo per le vacanze, visto che la proposta specifica che la direttiva non dovrà riguardare appartamenti “destinati ad essere usati meno di quattro mesi all’anno”.

Pannelli solari

A meno di cambiamenti all’ultimo secondo dovrebbe essere stato escluso un obbligo di installare pannelli solari sugli edifici privati, ma resta quello per gli edifici pubblici: per tutti quelli più grandi, sopra i 2mila metri quadrati, a partire dal 2027; quelli da mille a partire dal 2028 e infine dal 2029 anche quelli dai 250 metri quadrati in su.

Caldaie a combustibili fossili

Ultimo punto importante è quello dell’utilizzo di combustibili fossili all’interno delle case, l’accordo ha escluso un divieto generalizzato, che si sarebbe potuto applicare anche ad esempio a forni e fornelli, ma prevede un divieto di riscaldamento con combustibili fossili a partire dal 2040.

Chi paga?

La direttiva non specifica chi dovrà farsi carico dell’investimento, e starà quindi agli Stati decidere se sostenerlo con fondi pubblici o meno. La direttiva prevede comunque tutta una serie di aiuti finanziari e sgravi fiscali. Il Parlamento di Strasburgo chiede che 110 miliardi di finanziamenti comunitari già stanziati da Bruxelles, possano essere reindirizzati per aiutare a sostenere i costi delle ristrutturazioni, soprattutto per le famiglie meno abbienti. Ma questo significa che non si tratterebbe di soldi freschi, ma soldi che i governi dovrebbero togliere ad altre politiche europee.

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Fonte : Today