Voto elettronico, le istruzioni per la prima simulazione in Italia

Al fischio di inizio, ci si può collegare al sito E-Vote per esprimere le preferenze. Un video del Viminale su YouTube spiega i passaggi. Occorre prima dare il consenso. Successivamente, si potranno scegliere le schede per cui si vuole votare (relative a una consultazione finta per Camera e Senato). L’utente viene re-indirizzato su un altro software, per poter esprimere il voto in modo anonimo.

E come funziona il voto? Prima si sceglie la scheda, poi la lista da votare. Si possono esprimere fino a due preferenze, pescando dai nomi nel menu a tendina, purché si rispetti un bilanciamento di preferenze tra uomini e donne. Si può anche votare scheda bianca, mentre è vietato il voto nullo o quello disgiunto. Dopo aver espresso le preferenze, il software re-indirizza alla pagina iniziale, dove si può scaricare la ricevuta del voto in pdf.

Il piano per il voto elettronico

Come già raccontato da Wired, a luglio il Viminale ha siglato un contratto aggiuntivo da 960.786,78 euro con la cordata di Accenture per sviluppare la piattaforma del voto elettronico. L’accordo si inserisce all’interno di un contratto quinquennale da 3,8 milioni per lo sviluppo e la manutenzione dei sistemi informatici dedicati alle elezioni. I soldi, stanziati dal Conte bis, sono stati dilazionati al 2023 dall’esecutivo guidato da Mario Draghi, che preoccupato dall’acuirsi delle minacce informatiche a causa dell’invasione dell’Ucraina, ha rimandato di dodici mesi il test del voto elettronico, che avrebbe dovuto vedere luce alla tornata elettorale del 12 giugno 2022. Ora, però, non si può più rimandare. Lo ammette lo stesso Viminale: “Le risorse stanziate per la predetta sperimentazione, pari a un milione di euro, devono essere tassativamente utilizzate entro l’anno 2023”.

Quella del 13 e 14 dicembre è una simulazione che genera grandi aspettative. Sia per la formula (è la prima in cui l’unico canale è il voto da remoto), sia per la potenziale adesione. In realtà la Farnesina ha adottato il voto elettronico già nelle elezioni del 3 dicembre 2021 di 11 comitati degli italiani all’estero (Comites, organi di rappresentanza che interagiscono con ambasciata e consolato), sostenuto da un investimento di 9 milioni e con un sistema basato su blockchain, il portale IoVoto. In quel caso, però, il suffragio digitale non ha sostituito le preferenze per posta e solo dove sono stati raccolti più di venti voti, si è effettuato lo scrutinio dell’urna digitale. Il numero di votanti è stato molto basso.

Ad ogni modo, già in quell’occasione sono emerse tutte le criticità del voto elettronico da remoto che, confermano gli esperti di sicurezza informatica, non può per sua natura garantire segretezza e integrità delle preferenze. All’epoca i tecnici della Farnesina hanno concluso che “pur adottando ogni utile accorgimento al fine di garantire il margine di sicurezza più alto possibile, a livello informatico non è possibile garantire una sicurezza del 100%”. Ora il governo ci riprova. Su larga scala e con un 2024 di elezioni che offre appuntamenti in cui adottare il sistema in situazioni reali. Vedremo cosa scriveranno i tecnici del Viminale dopo il test.

Fonte : Wired