Medici e infermieri in piazza contro la manovra, “pronti alle dimissioni di massa” 

AGI – Chiedono “rispetto” i medici e gli infermieri riuniti in piazza Santi Apostoli a Roma per il sit-in di protesta nella giornata di sciopero indetta per sollecitare attenzione al governo per tutti i dipendenti della sanità pubblica. “A chi dice che non è corretto scendere in piazza – ha detto Pierino Di Silverio, presidente Anaao Assomed, dal palco di Roma – rispondiamo che non è corretto il modo in cui siamo stati trattati per 20 anni. Non è corretta la mancanza di rispetto verso chi ci ha rimesso la vita per questo sistema di cure”.

Di Silverio ha spiegato che quello di “oggi è solo l’inizio di un percorso che, se non ascolti, porterà alle dimissioni di massa”. Sono cinque le ragioni che hanno portato in piazza medici e infermieri: assunzioni di personale, detassazione di parte della retribuzione, risorse congrue per il rinnovo del contratto di lavoro, depenalizzazione dell’atto medico e cancellazione dei tagli delle pensioni. Secondo gli organizzatori del sit-in della capitale sono 700 i partecipanti venuti da più parti d’Italia sfidando la pioggia. 

“Chi non ha il coraggio di ribellarsi non ha diritto di lamentarsi”, “Con gli ospedali vuoti, chi ti curerà?”, e ancora “in Europa ci dicono che siamo i migliori, ma i nostri stipendi sono i peggiori, più risorse per i contratti”. Sono alcuni dei cartelli esposti durante l’iniziativa di protesta. Tra i manifestanti anche due infermieri che indossano maschere con il volto da anziano e il cartello: “Vogliamo andare in pensione prima del coccolone”.

© Foto di Paolo Tripaldi

“Abbiamo indossato il volto da vecchi perchè ormai nei reparti ci sono infermieri più anziani dei pazienti – spiega uno dei manifestanti – e andando avanti di questo passo ci saranno sempre più infermieri ricoverati che pazienti”. 

“In Italia mancano tanti infermieri – aggiunge un altro partecipante al sit-in – ma molti colleghi preferiscono andare a lavorare all’estero per le migliori condizioni economiche”. “Siamo scesi in piazza per protestare contro la perdita di interesse alla sanità pubblica – dice – per noi medici ospedalieri è un atto doveroso essere qui a manifestare per i diritti dei cittadini affinchè abbiano una sanità che funzioni e pubblica”. 

“Oggi è una giornata particolare – spiega un medico proveniente da Lecce – finchè non si renderanno conto che la sanità pubblica deve essere difesa e non affossata saremo sempre in prima linea. Siamo in piazza per difendere il servizio sanitario pubblico che questo sistema sta affossando. Abbiamo problemi non solo in termini economici ma anche di personale”. 

© Foto di Paolo Tripaldi

La manifestazione di protesta in piazza Santi Apostoli

“Siamo qui per parlare al posto dei pazienti che continuano a tacere – aggiunge un dirigente medico di Taranto – sull’ignominia determinata dalla chiusura della sanità pubblica. La gente si renderà conto di quello che è successo solo quando sarà tardi e solo i ricchi, come in America, potranno pagarsi le cure”. 

In piazza a Roma ci sono anche numerosi infermieri per chiedere la “valorizzazione della professione”. “Riteniamo che la manovra che il governo intende fare – ha spiegato Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up – cioè mettere mani nelle nostre pensioni, soprattutto quelle di gente che ha lavorato per 30 anni, sia una manovra assurda. Gli infermieri stanno fuggendo dall’Italia e questo acuirà la fuga. Già mille e 800 colleghi ci hanno chiesto di andare a lavorare in Arabia Saudita negli Emirati. Quindi se il governo ha intenzione di andare avanti con questo provvedimento nel 2024 noi prevediamo 200mila infermieri all’estero che andranno ad aggravare i 170mila di carenza infermieri in Italia”. 

“Oggi abbiamo dimostrato che il sindacato serve ed è l’ultimo baluardo alla difesa delle cure pubbliche”, ha detto dal palco Di Silverio. “La finanziaria per l’ennesima volta penalizza il servizio sanitario pubblico – ha spiegato Guido Quici presidente Cimo-Fesmed – dei 3 miliardi, 2 miliardi e 3 sono destinati a rinnovi contrattuali sottostimati, e tutto il resto non sono per interventi strutturali. Quello vero sta nel fatto che sono 20 anni che c’è il blocco del tetto di spesa sul personale, e quindi non assumendo il personale non si fanno prestazioni e aumentano i tempi di attesa quindi i cittadini non hanno le giuste cure e giustamente si arrabbiano. Solo che si arrabbiano con i medici e con gli infermieri e le aggressioni aumentano sempre più”.

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Fonte : Agi