“Ha ucciso quattro donne, va prosciolto”: richiesta shock di Crosetto e Piantedosi

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi (foto sotto), non si sono fatti vedere. All’udienza preliminare per il massacro conosciuto come la strage di Fidene, li rappresenta un legale dell’Avvocatura generale dello Stato. E davanti al giudice, l’avvocato dei due ministri chiede che sia emessa una “sentenza di non luogo a procedere”: significa che, per evitare che i ministeri siano condannati al risarcimento dei danni ai familiari delle vittime, il killer – pur avendo confessato di avere ucciso quattro donne – non deve essere processato e deve essere scarcerato. Che l’avvocato dello Stato parli a nome di Crosetto e Piantedosi è confermato dagli atti processuali: “Ministero della Difesa in persona del ministro pro tempore”, “Ministero dell’Interno in persona del ministro pro tempore”, è scritto nel verbale accanto al nome del loro legale, Antonio Trimboli.

I ministeri sono infatti accusati di non aver controllato, come prevede la legge, la custodia e la gestione delle armi nel poligono di tiro di Tor di Quinto a Roma (nella foto vicino al titolo, l’ingresso). Una falla che, secondo l’inchiesta della Procura, domenica 11 dicembre 2022, un anno fa, ha provocato la morte di quattro persone, tutte donne: Sabina Sperandio, 71 anni, Elisabetta Silenzi, 55, Fabiana De Angelis, 50, e la commercialista Nicoletta Golisano, stessa età, contabile del consorzio residenziale Valleverde e amica della premier Giorgia Meloni. È un’assemblea di condominio, convocata per l’approvazione del bilancio di fine anno sotto il gazebo di un bar in via Monte Giberto, periferia settentrionale di Roma, quartiere Fidene. Venti persone discutono tranquillamente. Fino all’arrivo di un socio del consorzio: è appena andato al poligono, ha ritirato una pistola Glock calibro 45 ed è uscito armato, senza che nessuno lo fermasse. Da quando nel 2012 ha perso il figlio di 14 anni in un incidente sulla neve in Alto Adige, quell’uomo non è più lo stesso. E aggiunge così altre vittime all’Italia dei femminicidi.

Il ministro Matteo Piantedosi, a sinistra, e il ministro Guido Crosetto (foto La Presse)

L’udienza preliminare deve quindi decidere se il presunto assassino, Claudio Campiti, 57 anni, membro del consorzio, il killer che ha sparato e ucciso le quattro donne e ferito altri tre testimoni con la pistola del poligono di Tor di Quinto, va mandato a processo per la strage. Non ha nessuna possibilità di dichiararsi innocente: Campiti è stato disarmato e arrestato sul posto e ha poi confessato. Tanto che gli avvocati delle trentacinque parti civili, il pubblico ministero Giovanni Musarò e perfino l’avvocato difensore, Giovanni Persichetti, chiedono che il giudice emetta il decreto che dispone il giudizio: cioè il processo, per il quale Campiti rischia l’ergastolo.

Quattro donne uccise da Claudio Campiti alla periferia di Roma

Il Tribunale aveva convocato anche i presunti responsabili civili: la sezione di Roma del Tiro a segno nazionale, nella persona del commissario straordinario Orlando Parrella, l’Unione italiana tiro a segno rappresentata dal presidente Costantino Vespasiano e, appunto, i ministri della Difesa e dell’Interno ai quali compete il controllo. Sono tutti enti pubblici, ritenuti dalla Procura responsabili delle presunte omissioni che hanno permesso a Campiti di prendere la pistola e uscire indisturbato. I difensori del Tiro a segno nazionale e dell’Unione italiana tiro a segno chiedono l’esclusione dal processo. Mentre, secondo il verbale d’udienza firmato dal giudice Roberto Saulino e dalla funzionaria Eleonora Galli, “l’Avv. Antonio Trimboli per i responsabili civili ministero della Difesa e ministero dell’Interno insiste nell’istanza già formulata alla scorsa udienza e chiede sentenza di non luogo a procedere”. È scritto proprio così: una formula che equivale al proscioglimento di Claudio Campiti (foto sotto) e alla sua scarcerazione. In questo modo, secondo l’interpretazione che ne hanno dato i legali delle parti offese, i due ministeri non rischierebbero la condanna al risarcimento dei danni.

La parte di verbale con la richiesta dei ministeri della Difesa e dell'Interno

L’udienza è quasi terminata. Mancano pochi minuti a mezzogiorno di lunedì 27 novembre 2023. Un’ora dopo il giudice esce dalla camera di consiglio e legge il decreto che dispone il processo contro Claudio Campiti e rigetta le richieste dei ministeri della Difesa, dell’Interno e della sezione di Roma del Tiro a segno nazionale. Soltanto l’Unione italiana tiro a segno è stata esclusa dal procedimento.

La citazione dei ministri della Difesa e dell'Interno nel processo per la strage di Fidene

L’imputato resta quindi in carcere e non verrà prosciolto. Sembra finita così. Ma il giorno dopo, il 28 novembre, scende in campo l’ufficio della premier Giorgia Meloni con una strana giustificazione, sicuramente non richiesta, in difesa dell’Avvocatura dello Stato. “L’avvocato dello Stato – sostiene un comunicato della Presidenza del consiglio – non ha mai chiesto nell’udienza preliminare che non si procedesse a carico dell’imputato”. Una versione istituzionale palesemente smentita dal verbale d’udienza, dal giudice, dalla sua funzionaria e dai dodici avvocati dei familiari delle vittime che erano presenti. E che ora ammettono lo stupore per la sorprendente richiesta del collega che rappresenta i ministri della Difesa e dell’Interno.

L’ufficio di Giorgia Meloni scatena le proteste dei familiari

Sollecitati dal curioso comunicato di Palazzo Chigi, i dodici legali richiedono la copia del verbale d’udienza e dimostrano così quella che secondo loro è un’evidente bugia: “Dal documento – spiegano gli avvocati dei familiari delle vittime in una lettera – emerge inequivocabilmente che l’avvocato dello Stato, in nome e per conto del ministero dell’Interno e del ministero della Difesa, ha richiesto sentenza di non luogo a procedere. Si tratta di una posizione davvero inaccettabile da un apparato dello Stato che con tale richiesta al giudice ha sostanzialmente richiesto di non processare e magari liberare Claudio Campiti […]. Le famiglie delle vittime si aspettano che lo Stato dispensi giustizia per le gravi responsabilità e provveda immediatamente ai risarcimenti” (nella foto sotto, la premier Giorgia Meloni, a sinistra, con la commercialista Nicoletta Golisano, una delle vittime della strage di Fidene).

Giorgia Meloni e Nicoletta Golisano, una delle vittime di Claudio Campiti

Tra i dodici che hanno firmato la lettera, gli avvocati Luca Cococcia, Francesco Innocenti, Luca Marconi e Massimiliano Gabrielli, che assistono le famiglie delle quattro vittime e dei feriti. “Ci siamo sentiti abbandonati – dice a Today.it l’avvocato Innocenti –. Eppure il ministero dell’Interno è lo stesso che ha arrestato Campiti. Con la mano destra lo ha ammanettato, con la sinistra ha chiesto di non procedere”. Abbiamo scritto all’avvocato dei ministri Crosetto e Piantedosi perché potesse replicare o spiegare quanto è riportato nel verbale d’udienza. Finora non sono arrivate risposte.

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Fonte : Today