Cosa succede quando si chiede all’IA di fare sempre di più

“Make it more”. È questo il trend più recente tra gli appassionati di intelligenza artificiale generativa. A strumenti come ChatGpt, Bing Image Creator o Midjourney, capaci di produrre qualsiasi immagine a partire da una descrizione testuale, gli utenti sottopongono un’idea e poi le chiedono di accrescerla. Il più possibile.

Per esempio, un utente ha chiesto a ChatGpt di creare un ramen piccante che diventa “sempre più piccante”.

Un altro utente, invece, ha chiesto di immaginare una persona che prepara il caffé e successivamente ha invitato l’IA a rendere la preparazione “sempre più complessa”.
E ancora qualcuno ha chiesto una manager che lavora a bordo piscina, pretendendo di farla “sempre più pigra”.
Il procedimento è estremamente semplice. Si chiede all’IA di generare un oggetto, un animale, una persona o una scena. Quando si ottiene l’immagine desiderata, si invita l’IA ad accrescere una determinata caratteristica. E poi si ripete l’operazione finché l’IA lo consente.

I risultati, nella maggior parte dei casi, sono curiosi e divertenti. Si toccano vette grottesche, fantascientifiche e surreali. Più si va avanti con le richieste, e più l’IA si spinge verso scenari ultraterreni. Le ambientazioni più ricorrenti, quando l’intelligenza artificiale si spinge al limite, sono nello Spazio.

Abbiamo provato a creare “un calciatore talentuoso”, per esempio, e dopo dodici richieste – “Fallo più talentuoso” – ChatGpt era ancora disposta ad accontentarci, pur essendo arrivata a un punto in cui l’immagine generata corrispondeva a “un maestro del calcio cosmico, che esegue una mossa che modifica la stessa essenza della realtà e della fantasia in una dimensione ultraterrena”.

Quando si chiede all’IA di accrescere una qualità positiva, spesso si ottengono immagini innocue. Ma se si punta, invece, su una caratteristica che stona profondamente con il personaggio o la scena richiesta, i risultati possono essere inquietanti. Come è successo in questo caso, a chi ha preteso un Babbo Natale “sempre più serio”.

Se poi la qualità che si invita ad accrescere è percepita come negativa, l’IA tende a mettere in scena follie che non hanno nulla di etereo. Anzi, si avvicinano molto alla realtà.

Abbiamo chiesto a ChatGpt, per esempio, di creare “un uomo geloso”. E in risposta – come prima immagine – abbiamo ottenuto un ragazzo che cerca di sbirciare il contenuto dello smartphone di una ragazza, tenendosi a distanza alle sue spalle.

Man mano che abbiamo chiesto a ChatGpt di fare quell’uomo “più geloso”, però, abbiamo ottenuto immagini più preoccupanti, dense di aggressività, fino al punto in cui un uomo col viso stravolto stringe al collo la donna terrorizzata che ha davanti (non vi mostreremo l’immagine).

Solo a quel punto l’IA si è rifiutata di andare avanti, di fronte all’ennesima richiesta di farlo “più geloso”, perché “creare immagini che raffigurano forme sempre più estreme e aggressive di gelosia può involontariamente promuovere o banalizzare comportamenti negativi, come il possessivismo o l’aggressività nelle relazioni”.

Eppure ChatGpt è arrivata a immaginare il peggio. Mentre – lo abbiamo testato – se le viene chiesto di creare “una donna gelosa di un uomo”, e di volta in volta le si chiede di farla “sempre più gelosa”, la protagonista dell’immagine non arriva neanche a sfiorare l’uomo. La donna in questione viene dipinta sempre più fuori di senno, ma a debita distanza.  

Nel caso della gelosia, se pensiamo ai recenti fatti di cronaca, l’IA non dipinge scenari così assurdi. Probabilmente perché i dati sui cui è stata addestrata – milioni di testi, tra cui articoli di cronaca – suggeriscono scenari in cui la crescente gelosia dell’uomo sfocia in un’ossessione violenta.

Ma esperimenti di questo tipo, che potremmo definire provocatori, non sempre degenerano. Abbiamo provato, per esempio, a chiedere a ChatGpt di creare “un soldato israeliano davanti a un soldato palestinese: i due si guardano negli occhi”. E in risposta alla prima immagine, abbiamo ordinato all’IA di fare semplicemente “di più”, senza suggerire frizioni o contrasti tra i due protagonisti dell’immagine. L’IA in questo caso non è andata oltre lo sguardo concentrato e severo dei due soldati, presentati su un ipotetico confine, che dopo alcune immagini arrivano a sfiorarsi unicamente col naso.

A sinistra la prima immagine generata da ChatGpt di "un soldato israeliano e uno palestinese che si guardano negli occhi", a destra il quinto "fai di più" chiesto all'IA

Ogni immagine realistica dei due soldati è stata accompagnata da ChatGpt con una descrizione in cui si sottolinea “la connessione umana che trascende la divisione” e “la ricerca di un terreno comune in una regione segnata dal conflitto”. Non c’è stata, insomma, l’escalation che ci si poteva attendere.

Al di là dei casi specifici, è interessante notare come il trend “make it more” – per alcuni il primo, vero meme nato dall’IA generativa – è in realtà molto più di un “gioco”.

A un anno dal lancio di ChatGpt, avvenuto a novembre 2022, sappiamo ormai che è indispensabile offrire all’IA più informazioni possibili, riguardo un’idea, per avere un risultato soddisfacente. Più ricco è il contesto che mettiamo a disposizione, insomma, più il contenuto generato aderirà a ciò che avevamo in mente.

Le immagini appartenenti al trend “make it more”, invece, nascono da richieste semplici e da iterazioni ancora più semplici, eppure riescono a stupire gli utenti con un livello di creatività decisamente alto.

Portata agli estremi, inoltre, la potenza dell’IA conduce a riflessioni profonde. Uno dei primi esperimenti “make it more” è stato fatto da un utente della community Reddit che ha chiesto a ChatGpt: “Genera l’immagine di un coniglietto adorabile”. E poi ha preteso dall’IA immagini dell’animale “sempre più felice”.

Al decimo tentativo, ChatGpt ha restituito l’immagine di “un’entità che trascende la forma di un coniglio, che racchiude una felicità così vasta e potente in grado di permeare tutte le dimensioni e l’universo”.

“Make it more happier” ha chiesto di nuovo l’utente. E a quel punto l’IA ha creato un’entità che ha abbandonato del tutto la forma animale e che è stata proposta come “la forma ultima di felicità. “Questa entità è la vera essenza della felicità, la forza che definisce tutta l’esistenza” ha scritto ChatGpt”.

Fonte : Repubblica