“Mi è scattato qualcosa in mente”: che cosa ha detto Turetta nell’interrogatorio

Giornata chiave quella di oggi, 1° dicembre, per l’inchiesta sull’omicidio di Giulia Cecchettin. L’ex fidanzato Filippo Turetta, unico accusato, è stato interrogato nel carcere Montorio di Verona per oltre 9 ore dal pm di Venezia Andrea Petroni. Nei giorni scorsi ha incontrato il gip. In quell’interrogatorio, di appena 40 minuti, si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha solo fatto delle dichiarazioni spontanee. Stavolta Turetta, assistito dai legali Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, ha dato la sua versione di quanto accaduto la sera dell’11 novembre scorso. La stessa difesa, tra l’altro, potrebbe richiedere un nuovo interrogatorio più approfondito da fissare, poi, per i prossimi giorni.

Cosa ha detto Turetta nell’interrogatorio: “Mi è scattato qualcosa”

Nell’interrogatorio fiume, andato avanti dalle 11 fino alle 20, Turetta ha dovuto ricostruire passo passo tutto ciò che è avvenuto quella sera, ma anche nei giorni precedenti e nella settimana di fuga fino in Germania, dopo che nelle poche dichiarazioni alla giudice Benedetta Vitolo si era detto “affranto, dispiaciuto”, pronto a “pagare” per le sue responsabilità e a “ricostruire” nella sua “memoria” quello che gli era “scattato” nella testa quella sera.

Pause lunghe, silenzi, lacrime, lo sguardo spento, ma anche risposte articolate, quelle che non aveva dato al gip tre giorni fa, e alcune incongruenze nel racconto verificate con domande puntuali, di fronte a diversi “non ricordo”. E quel “mi è scattato qualcosa in testa” per spiegare l’orrore. Poi la sua verità, il perché dell’omicidio che ha sconvolto tutta Italia, della vita tolta all’ex fidanzata Giulia Cecchettin accoltellata a morte, mentre cercava di difendersi con le mani a parare i colpi.

Quella sera di sabato lei ha accettato di andare a cena in un centro commerciale a Marghera. Lui insisteva ancora per recuperare il rapporto, lei era decisa nella sua scelta. La prima aggressione nel parcheggio a Vigonovo, a meno di 200 metri da casa di lei, al ritorno. “Ho perso la testa, mi è scattato qualcosa”, avrebbe ripetuto Turetta in carcere. Nel parcheggio di via Aldo Moro i calci quando Cecchettin è già fuori dall’auto del 21enne, lei che cerca di reagire e un vicino di casa che vede parte della scena, dà l’allarme che resta inascoltato.

Turetta, intanto, l’ha già portata, chiusa dentro la Fiat Grande Punto nera, nella zona industriale di Fossò, deserta il sabato sera. Una telecamera di sorveglianza riprende le fasi finali della seconda aggressione. Non le coltellate, tante, oltre venti. Le immagini mostrano Giulia, spinta e colpita da dietro mentre tenta di fuggire di corsa, già fuori dalla macchina. Sbatte la testa su un marciapiede e resta a terra e lui la carica sull’auto. Poi, la fuga.

Il corpo di Giulia Cecchettin, già morta dissanguata, l’ex fidanzato lo abbandonerà a oltre 100 chilometri di distanza, vicino al lago di Barcis, con dei sacchi di plastica neri a coprire il cadavere. Sacchi che aveva già con sé quella sera. Nel pomeriggio avrebbe fatto pure un sopralluogo a Fossò. Avrebbe sostenuto di aver avuto la mente offuscata, un black out, quando ha capito che Giulia Cecchettin non era decisa a troncare.

Il primo interrogatorio di Filippo Turetta

Quello di oggi col pm è il secondo interrogatorio per Filippo Turetta. Alcune domande gli erano già state rivolte dei giorni scorsi dal gip. In quel caso però il ragazzo ha fatto scena muta o quasi. E non ha mai pronunciato il nome di Giulia, ha sempre usato l’espressione “la mia ex fidanzata”. Turetta al gip ha sostanzialmente ripetuto la dichiarazione fatta alla polizia tedesca al momento dell’arresto rendendola quindi valida per la giustizia italiana.

“Ho ammazzato la mia fidanzata, ho vagato questi giorni perché cercavo di farla finita, ho pensato più volte di andarmi a schiantare contro un ostacolo e più volte mi sono buttato un coltello alla gola, ma non ho avuto il coraggio di farla finita”, le sue parole. Turetta si è poi detto “affranto, dispiaciuto”. “Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità – le sue parole – . Voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro”. 

Foto di Giulia Cecchettin uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta

L’autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin

Oggi, 1° dicembre, è stato anche il giorno dell’autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin, uno snodo fondamentale anche perché poi il corpo sarà restituito e potranno essere celebrati i funerali. L’esame è stato eseguito nei locali dell’istituto universitario di Medicina legale a Padova da Guido Viel. La famiglia Cecchettin ha indicato come consulente Stefano D’Errico, che già si è occupato del caso di Liliana Resinovich, la pensionata triestina trovata morta con un sacchetto in testa.

Giulia Cecchettin, i risultati dell’autopsia

Secondo quanto riferisce LaPresse, alcune delle ferite trovate sarebbero profonde diversi centimetri. Sempre in base alle indiscrezioni, quando è stata portata da Turetta al lago di Barcis la ragazza era già morta. Giulia sarebbe deceduta nella zona industriale di Fossò, dopo il secondo litigio. Ora sappiamo che un colpo le ha rescisso l’aorta causandone la morte per shock emorragico. La giovane sarebbe stata colpita con più coltellate alla testa e al collo e con un fendente sotto la clavicola, sul lato sinistro, non lontano dal cuore. 

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Fonte : Today