Appino ci racconta l’umanità con Humanize

Hai sperimentato tanto rispetto al tuo suono…

“Assolutamente, musicalmente in particolare. Ascolto anche tantissima musica sconosciuta, dall’ambient, soprattutto ele”ttronica che trovo molto libera in questo momento, quindi tendo ad andare dove vedo un po’ di libertà ma con i metodi miei. Paradossalmente credo che Enduro sia una delle poche, forse l’unica canzone trap registrata su un nastro al mondo. In realtà è tutto molto organico, ho cercato di rendere tutto il più possibile acustico nonostante fosse freddissimo e spero di esserci riuscito”.

In un futuro avrà una declinazione visiva questo disco?

“Assolutamente, tra l’altro era uno dei pensieri che ho avuto quando ho cominciato a montare: quanto sarebbe bello farne un film un giorno, mai dire mai, però l’idea è quella, è la colonna sonora di un film che non esiste, questo è un dato di fatto. L’ho immaginato così, è registrato così, è pensato così, per questo chiedo sempre a chi ha voglia di spengere la luce e visto che spesso siamo sul divano a guardare una serie per un’ora o quarto, di provare a farlo con un disco.

C’è una pagina Facebook molto famosa che racconta da anni storie di persone sconosciute: Humans of New York…

“Su Instagram c’è un ragazzo marchigiano che fa una cosa del genere e mi era piaciuto molto”.

C’è qualcosa che avresti voluto mettere che poi alla fine non l’hai inserito?

“Assolutamente sì, ore e ore, qualcosa mi sarà pure sfuggito perché poi presi dalla frenesia di portare a casa contenuti. Un giorno vorrò rimettermi, purtroppo il disco poteva durare veramente tre ore, ma non era questo il senso che gli volevo dare, volevo dargli una fruizione accettabile di un film o di una serie tv quindi un’ora e venti, altrimenti potrei andare avanti. Certo è che i rumori, le chiacchiere prima delle interviste… Alcune sono difficili perché noi abbiamo intervistato anche persone in centri di disabilità mentale dove anche solo cominciare l’intervista ci voleva un quarto d’ora e ci sono dei momenti veramente teneri, bellissimi, che mi dispiace non aver potuto inserire per questione ovviamente di tempo. Chissà che un giorno appena si saranno un po’ calmate le acque mi metterò a riaprire tutto e potrei anche tirarvi fuori. Molto probabilmente mi piacerebbe farlo anche live, quindi non solitamente non Non basare un concerto su quello, ma le transizioni fra le canzoni mi piacerebbe usare parti che non ho usato nel disco”.

Immagino che a un certo punto poi tu abbia detto devo chiudere tutto questo materiale. C’è un giorno preciso?

“È il giorno in cui ho chiuso la prima canzone del nostro avvenire perché avevo già in mente un percorso, un po’ tutto, avevo già alcune interviste poi in realtà il grosso l’abbiamo fatto dopo ma quando ho chiuso la canzone Del nostro avvenire conscio che sarebbe stata la prima, nata normalmente, chitarra e voce, a casa. Lì ho detto ‘ok questa è la prima, questa è l’apertura di quello che voglio fare’, e in contemporanea ascoltando anche solo il provino registrato male sulla cassetta l’intro dell’album ce l’avevo già in testa e quindi da lì ho detto ‘ok, si può chiudere’. Ho chiamato Fabrizio Pagni che è il tastierista di Zen detto il geometra e abbiamo messo assieme tutto”.

Fonte : Wired